Serie C
08 Ottobre 2025
DOLOMITI BELLUNESI SERIE C - Andrea Bonatti, allenatore classe 1984, dopo le giovanili di Lazio e Juventus in Serie C ha allenato Triestina e Fiorenzuola
La decisione della Dolomiti Bellunesi di affidare la panchina ad Andrea Bonatti non è un semplice cambio al timone: è la dichiarazione di un metodo. In un contesto come la Serie C, dove le differenze economiche possono dilatarsi e la continuità tecnica è spesso un miraggio, puntare su un allenatore con un bagaglio formativo d’élite equivale a investire su un’identità di gioco che resista alle onde lunghe della stagione. Bonatti, 41 anni, bresciano, arriva dopo un percorso che attraversa la gavetta, il perfezionamento didattico nei vivai di alto profilo e le prime esperienze nella gestione di spogliatoi senior. È un profilo che promette organizzazione, cura del dettaglio e crescita progressiva. Archiviata dunque definitivamente la parentesi di Nicola Zanini, esonerato lunedì 6 dopo la sconfitta 4-0 con la Pro Vercelli.
DALLA PALESTRA ALLA PANCHINA: LA COSTRUZIONE DI UN METODO
La traiettoria di Bonatti nel professionismo inizia nel 2008 con il ruolo di preparatore atletico a Lumezzane. Seguono Crotone e Grosseto, dove consolida una sensibilità rara per i carichi di lavoro, la prevenzione degli infortuni e l’integrazione fra condizione fisica e principi tattici. Il passaggio alla Salernitana segna il primo scatto: non più soltanto preparazione, ma vice allenatore della prima squadra con Leonardo Menichini. In quelle stagioni, Bonatti impara la gestione del gruppo, lo studio dell’avversario, l’importanza degli aggiustamenti in corsa.
IL GRANDE SALTO
La seconda svolta arriva con l’ingresso nel settore giovanile della Lazio: qui la tecnica incontra la didattica. Nel 2016 la società biancoceleste gli affida la Primavera, raccogliendo l’eredità di Simone Inzaghi. È un momento chiave: condurre una Primavera di alto livello significa tradurre concetti complessi in routine quotidiane, trasformare promesse in professionisti, saper alternare il «laboratorio» con la necessità del risultato. Nel 2019 si aprono le porte della Juventus: prima Under 16, poi Primavera. Con i giovani bianconeri, Bonatti raggiunge le semifinali di Youth League, eliminando nel percorso un’avversaria del calibro del Liverpool. Tra i calciatori transitati sotto la sua guida spiccano nomi poi affacciatisi con decisione nel professionismo, come Matías Soulé, Savona e Mbangula: un segnale di tracciabilità del lavoro.
IL TEMPO DEI GRANDI
Archiviata l’esperienza bianconera, Bonatti accetta la sfida della Serie C: Triestina (2022-23) e Fiorenzuola (2023-24). Due panchine diverse per storia, ambizioni e linguaggio tecnico, ma accomunate dalla necessità di conciliare progetto e risultato in un campionato spesso spigoloso, capace di mettere alla prova idee e nervi. È qui che il tecnico affina la sua gestione dello spogliatoio senior: equilibri, leadership, comunicazione con profili eterogenei, innesti mirati durante la stagione.
UN ALLENATORE PER LE DOLOMITI BELLUNESI
Scegliere Bonatti significa credere in una cultura dell’allenamento che non si limita alla partita della domenica. La Dolomiti Bellunesi, realtà con forte radicamento territoriale, può trovare in lui un architetto di processo: qualcuno capace di valorizzare la componente locale, integrare profili giovani con elementi d’esperienza e dare continuità a princìpi chiari. In Serie C, dove la qualità si gioca anche sui particolari non negoziabili (distanze tra i reparti, riaggressione immediata, occupazione razionale degli half-spaces, palla inattiva), avere una coerenza metodologica può pesare quanto un grande budget.
UN PROGETTO CON RADICI NEL TERRITORIO
La Dolomiti Bellunesi rappresenta un polo identitario dentro un territorio che vive il calcio come occasione di comunità. La scelta di un tecnico capace di valorizzare risorse interne e di dialogare con il vivaio può creare un circolo virtuoso: più minuti ai giovani meritevoli, più senso di appartenenza, magnete per talenti dell’area e prestiti mirati da club di A e B. L’idea è costruire sostenibilità tecnica ed economica, evitando rivoluzioni annuali e consolidando un linguaggio comune dal settore giovanile alla prima squadra.