Chi non vorrebbe un attaccante capace di cambiare pelle a seconda della partita, con chilometri di grande calcio nelle gambe e un curriculum che attraversa Serie A e Premier League? A 34 anni, Fabio Borini è di nuovo sulla piazza. Svincolato dal 1° luglio 2025 dopo l’ultima parentesi alla Sampdoria, l’ex Liverpool e Milan è il classico usato sicuro del calciomercato: profilo esperto, mentalità internazionale, duttilità tattica. E allora la domanda sorge spontanea: in un mercato sempre più affamato di soluzioni pronte subito, quanto vale oggi un jolly offensivo che ha visto e vissuto di tutto?
IDENTIKIT DI UN GIRAMONDO D’ÉLITE Nato a Bentivoglio il 29 marzo 1991,
Borini è il prototipo dell’attaccante moderno capace di muoversi su tutto il fronte offensivo: ala sinistra, punta centrale, ala destra. Un triangolo di posizioni che gli ha permesso di incastrarsi in contesti diversi, allenatori diversi, idee di gioco diverse. Dalla
Premier League alla
Serie A, passando per esperienze all’estero dal retrogusto speziato, ha sempre portato in dote corsa, adattabilità e senso della porta.
PREMIER LEAGUE, SCUOLA D’ACCIAIO Il suo marchio inglese resta scolpito soprattutto nel biennio al
Liverpool, dove nella stagione 2013-2014 ha messo insieme 32 presenze e 7 gol, ai quali si sommano 13 presenze e 1 gol nel 2012-2013. Numeri che raccontano più dell’ovvio:
Anfield è una scuola severa, chi emerge lì ha cuore e testa. E nel
Sunderland, club con cui ha giocato per diverse stagioni,
Borini ha affinato un mestiere di sacrificio e ripartenza, tipico del calcio d’oltremanica: pressing alto, attacco della profondità, disponibilità a prendersi la responsabilità della giocata. Alla corte del
Chelsea, invece, doppio passaggio nelle stagioni 2009-2010 e 2010-2011 senza presenze registrate: un battesimo di fuoco tra stelle e concorrenza feroce, utile però a temprare carattere e abitudini da alto livello. Nel suo percorso figura anche lo
Swansea, altra tappa significativa per ampliare il bagaglio britannico.
SERIE A, TRA PIAZZE CALDE E RUOLI MULTIPLI Rientrato in
Italia, Borini ha scritto pagine importanti in maglie pesanti. Al
Milan ha sommato due stagioni di sostanza: 29 presenze e 2 gol nel 2017-2018, 20 presenze e 2 gol nel 2018-2019. Non è la cartolina del bomber da 20 gol, ma il manifesto del giocatore di sistema: utile, generoso, tatticamente duttile. Alla
Roma, stagione 2011-2012, la fotografia del suo impatto più incisivo in A: 24 presenze e 9 gol, cifre da attaccante che incide quando la palla scotta. All’
Hellas Verona, poi, 14 partite e 3 gol in
Serie A, segno che la sua firma in zona calda continua a leggersi nitida.
LE STRADE DEL CALCIO, DA ISTANBUL A GENOVA All’estero
Borini ha respirato anche l’aria vibrante del
Fatih Karagümrük: stagione 2020-2021, 20 partite e 9 gol. Efficienza, istinto, letture rapide: in una piazza dal tifo incandescente, ha trovato continuità e confidenza. Ultima tappa italiana la
Sampdoria, con cui ha collezionato 23 apparizioni nella stagione 2023-2024 e 12 partite in Serie B nel 2024-2025. Numeri che vanno letti dentro un contesto in movimento, tra cambi di categoria e progetti tecnici in evoluzione.
NAZIONALE, QUEL 29 FEBBRAIO 2012 Il battesimo con la maglia azzurra della maggiore è datato
29 febbraio 2012. Il percorso con l’
Italia, preceduto dalle varie selezioni giovanili, ci dice due cose: talento riconosciuto presto e capacità di stare nei gruppi d’élite, dove ogni dettaglio pesa. È un timbro che resta nel passaporto calcistico e che, al momento di scegliere un profilo in corsa, fa sempre differenza nello spogliatoio. Il
Borini 34enne non promette fuochi d’artificio ogni weekend, ma garantisce letture, disciplina e capacità di essere «il tassello giusto» in mosaici diversi. In squadre che impostano dal basso, può offrire linee di passaggio e pressione in uscita; in contesti che giocano di rimessa, attacca bene lo spazio; in sistemi più posizionali, ama il movimento senza palla a liberare il compagno. E non è un dettaglio la familiarità con ambienti caldi: San Siro, Anfield, scenari turchi, piazze italiane esigenti. Saperci stare è già mezza partita vinta.