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Lutto

A soli 67 anni ci lascia un mito del calcio dei bei tempi, conquistò una storica promozione e fu idolo dei tifosi

La storia di un calciatore dalla marcatura forte e dalla grande tenacia in campo, tra ricordi, numeri e amore per la maglia

AREZZO - MASSIMO QUERCIOLI

Massimo Quercioli aveva esordito in prima squadra con l'Arezzo nella stagione 1976-1977 per poi conquistare la promozione in Serie B con i toscani nel 1982

Un freddo pomeriggio di fine giugno del 1958 a San Giustino Valdarno nasceva un ragazzo che avrebbe lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ama il calcio toscano. Quel ragazzo era Massimo Quercioli, difensore che per 6 stagioni indossò con orgoglio la maglia della prima squadra dell'Arezzo, diventandone uno dei pilastri tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta dopo aver svolto la trafila nel settore giovanile. Era un giocatore dotato di un mix raro: forza in marcatura e un’eleganza naturale nel suo modo di interpretare il ruolo dando però sempre il massimo per la propria squadra e per i propri compagni. Oggi, in occasione della sua scomparsa avvenuta a 67 anni, si celebrano la sua carriera, il suo carattere e la sua eredità sportiva e umana. Davvero importante, dal momento che appartiene ad un mondo del calcio ben diverso da quello attuale. Un mondo in cui il merito veniva effettivamente premiato di più dal campo che non nei tempi attuali, in cui nelle serie Professionistiche non sempre si vedono giocatori all'altezza della situazione. 

I PRIMI PASSI ALL'AREZZO
Cresciuto nel vivaio amaranto sotto la guida attenta di Ercole Talusi e Miro Scatizzi, due figure chiave nell’emergere di giovani talenti, Quercioli mosse i primi passi sul campo con la maglia dell’Arezzo nella stagione 1976-77 ai tempi della Serie C unica. Esordì nella prima squadra in un contesto durevole e competitivo, agli ordini del tecnico Dino Ballacci, che gli permise rapidamente di guadagnare fiducia e spazio. Nel corso delle 6 stagioni successive accumulò un totale di 106 presenze in campionato con la squadra toscana, un dato significativo che racconta la sua costanza e il ruolo da protagonista che riuscì a conquistarsi. Le sue presenze si distribuirono con continuità: nella sua prima stagione da titolare scese in campo 15 volte, per poi arrivare a 24 e successivamente 13 nelle annate seguenti. Questi numeri non sono solo statistiche, ma testimonianze di una crescita e di un contributo prezioso per la formazione amaranto.

UN TRIONFO: LA COPPA ITALIA DEL 1981
Tra i momenti più alti della sua carriera con l’Arezzo, va ricordato il successo nella Coppa Italia semiprofessionisti del 1981, ottenuto al termine della doppia finale contro la Ternana, una vittoria che segnò un’epoca e rappresentò il coronamento degli sforzi di una squadra capace di unire talento, dedizione e spirito di gruppo. A fianco di compagni che sarebbero rimasti nella storia del club, Quercioli giocò un ruolo fondamentale. La sua capacità di marcare con incisività e la naturalezza con cui interpretava il gioco diedero solidità a una difesa che fu la chiave del successo.

LA PROMOZIONE IN SERIE B: UN SOGNO CONCRETIZZATO
Forse l’impresa che più rimane impressa nella memoria degli appassionati è la promozione dell’Arezzo in Serie B nel 1982. Quel traguardo ottenuto con alla guida Antonio Valentin Angelillo non fu semplice, ma grazie a un gruppo affiatato e a giocatori di qualità come appunto Quercioli, la squadra amaranto riuscì a salire di categoria. In quel campionato, Quercioli collezionò 22 presenze, mettendo in campo tutta la sua esperienza e combattività per raggiungere l’obiettivo. Questa stagione segnò un punto di svolta, una gratificazione che si manifestò non solo nell’albo d’oro, ma anche nei cuori dei tifosi amaranto che videro in lui un simbolo di dedizione e attaccamento alla maglia. Tant'è che quella impresa viene ancora ricordata e omaggiata in tempi odierni con ricorrenze specifiche. 

LE TAPPE SUCCESSIVE: VARESE, AKRAGAS, NOLA
Dopo la sua lunga parentesi con l’Arezzo, la carriera di Quercioli lo portò a vestire le maglie di altre squadre italiane, spostandosi tra campionati di Serie C e D. Da subito passo al Varese, quest’ultima scelta meta anche dal punto di vista personale dato che vi stabilì la sua residenza definitiva dopo il matrimonio avvenuto appunto nel 1982, diventando figura nota e stimata nella provincia lombarda. Poi seguirono 2 stagioni all'Akragas (dal 1983 al 1985), infine Montevarchi e Nola. Dopodiché Quercioli abbandonò il calcio professionistico, ma mantenne sempre vivo il contatto con il mondo sportivo e con le sue radici toscane.

UN UOMO, OLTRE IL CALCIATORE
Al di là del campo che lo ha visto sempre legato ad un calcio in cui la squadra era una sorta di vera famiglia, chi ha conosciuto Massimo Quercioli ricorda un uomo dall’indole socievole. La sua personalità ha lasciato un segno profondo nelle comunità in cui è vissuto e lavorato: dalla Toscana alla Lombardia, dove per anni è stato apprezzato per la sua professionalità e gentilezza nell’ambito lavorativo. Non ha mai interrotto il legame con il suo passato e con l’Arezzo, partecipando attivamente a eventi celebrativi come il quarantennale della storica promozione in Serie B nel 2022, quando si presentò in piazza Grande in perfetta forma, riabbracciando compagni, dirigenti e tifosi che gli avevano sempre dimostrato affetto. E alla notizia della sua scomparsa, diffusasi nella mattinata di venerdì 17, molti ex compagni, addetti ai lavori o semplice appassionati di calcio hanno espresso ricordi commossi. Il tutto per celebrare un uomo di uno sport che andava oltre le luci dei riflettori, e che era fatto di sacrifici e amore genuino per la maglia. Un esempio da custodire come patrimonio di memoria sportiva e umana.I suoi funerali si terranno sabato 18 alle ore 14.00 nella Chiesa parrocchiale di Voltorre, frazione di Gavirate, il paese in cui viveva.

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