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17 Ottobre 2025
Jack Grealish, in prestito all'Everton ma di proprietà del Manchester City, non potrà scendere in campo contro i Citizens
Nel mondo del calcio, poche regole sono tanto controverse e ricche di implicazioni di quanto lo sia quella che riguarda i prestiti tra club, specialmente in Premier League. La sua storia, le eccezioni, i casi celebri e le recenti evoluzioni rappresentano un quadro complesso che si intreccia con le questioni economiche, legali e sportive di uno dei campionati più seguiti al mondo.
La regola che vieta ai giocatori in prestito di scendere in campo contro il club proprietario del loro contratto nasce circa una ventina d’anni fa, con l’obiettivo di evitare problemi di tifo, favoritismi e, più in generale, di mantenere una certa trasparenza e correttezza tra le società del massimo campionato inglese. Questo - ad esempio - significa che Grealish - oggi all'Everton in prestito con diritto di riscatto - in questo stagione non potrà mai calcare il terreno dell'Etihad Stadium contro il club titolare del suo cartellino, il Manchester City, match in programma domani alle 16.
La Premier League, istituzione che dal 1992 domina il calcio inglese, ha cercato di regolamentare questa pratica in modo rigoroso, ma con il passare del tempo la norma ha subito numerose interpretazioni e modifiche. Questo regolamento, nato per evitare conflitti di interesse e situazioni controverse tra società, lascia però una ferita aperta nel racconto della stagione di Grealish, che proprio nella sfida contro i Citizens avrebbe potuto misurare il proprio valore in maniera definitiva e sentita.
Dagli anni 2000, la regola principale era abbastanza chiara: un giocatore prestato tra due club con proprietà comuni non poteva giocare contro la squadra di proprietà. Questo, però, si è rivelato spesso difficile da applicare, specialmente considerando le molteplici alleanze, joint venture e multiproprietà in crescita, che hanno complicato il quadro. Più volte sono stati sollevati casi di interpretazioni ambigue, come nel 2017, quando alcune società hanno tentato di aggirare la normativa favorendo lo scambio di giocatori tra club collegati, fino a inquadrare tutto come una "comunità di interessi", cercando di ridurre l’impatto delle regole.
L’approccio più recente si è prodotto nel 2024, quando la Premier League ha tentato di inserire delle APT Rules (Advanced Player Transfer Rules) più restrittive, includendo anche i prestiti tra club con proprietà condivise o affiliate. Queste modifiche sono state motivate dal timore di favoritismi, manipolazioni e del sistema di multiproprietà, che rischiava di alterare la competitività del campionato.
Tuttavia, questa normativa è stata subito contestata dal Manchester City, amministrato dall’Etihad e dal PIF saudita, che ha portato la Premier League in tribunale. Questa saga legale, culminata nel 2025, ha portato a diversi pronunciamenti del tribunale. La prima sentenza, di ottobre 2024, ha ringraziato il Manchester City per aver evidenziato le disparità tra le regole e il modo in cui vengono applicate, chiedendo un’implementazione più chiara e uniforme. In risposta, la Premier League ha modificato le norme, includendo ufficialmente i prestiti tra club con proprietà condivise, ma senza rinunciare alla vigilanza e ai controlli, che sono stati giudicati ancora troppo blandi dall’accusa del City. La sentenza di gennaio 2025 ha riconosciuto parzialmente le ragioni di entrambe le parti, stabilendo che le nuove norme sono valide, ma che devono essere applicate con maggiore rigore.
Un caso emblematico è quello di Ruben Neves, che, nel gennaio 2024, aveva ottenuto un prestito dal Wolverhampton al Newcastle, entrambi di proprietà di entità condivise. La regola vietava esplicitamente questa operazione, ma la recente normativa, ormai ormai approvata, permette ancora alcuni margini di manovra che potrebbero riaccendere tensioni tra club e autorità regolatorie.
Un altro esempio riguarda le società come Arsenal, Everton e Brighton, che hanno ottenuto rispettivamente circa 300 milioni di euro in prestiti dai loro proprietari. Questi conti sono stati al centro di polemiche e di numerosi dibattiti sulla trasparenza e sulla grammatica delle regole, soprattutto in un momento in cui diversi club cercano di rafforzarsi senza troppo investire sul mercato tradizionale.
La posizione attuale, dopo l’ultimo accordo tra Premier League e Manchester City, sembra stabilizzare la crisi, ma il panorama rimane molto incerto. La questione di fondare o meno le norme sui prestiti tra società affiliate rimane aperta a interpretazioni, e la possibile futura introduzione di un divieto assoluto potrebbe assumere un ruolo centrale nelle decisioni del prossimo futuro.
Intanto, i club continuano a monitorare attentamente le recenti evoluzioni, con l'obiettivo di sfruttare i margini di manovra e di adattarsi alle nuove norme senza perdere competitività. La Premier League, come molte altre leghe europee, si trova davanti alla sfida di equilibrare libertà di mercato, competitività e trasparenza, in un contesto di cambiamenti normativi rapidissimi e spesso contraddittori.