Monaco di Baviera e San Benedetto del Tronto sono più vicine di quanto sembri. Non per chilometri, né per blasone sportivo, ma per un legame nato sugli spalti e cresciuto nel tempo: il gemellaggio tra la curva del Bayern Monaco e quella della Sambenedettese. Una storia che sfida la logica del calcio moderno, fatto di fatturati, ranking e coppe, e restituisce il senso più romantico dello stare insieme allo stadio.
L'ORIGINE: UN INCONTRO CASUALE DIVENTA STORIA
Tutto comincia nel 2005, durante una partita di Serie C: Sambenedettese–Napoli. Alcuni membri della Schickeria, storico gruppo ultrà bavarese, sono in tribuna a curiosare sul calcio italiano «di provincia». A un certo punto, uno dei tifosi rossoblù inizia a parlare in tedesco, rompendo il ghiaccio e costruendo un ponte inatteso. Da lì, la conoscenza diventa amicizia e l’amicizia si trasforma in gemellaggio: scambi di sciarpe, visite reciproche, striscioni, messaggi di sostegno. Un filo rosso (e blu) che non si spezzerà più.
CHAMPIONS A TINTE ROSSOBLU
Quel legame è tornato sotto i riflettori in occasione della sfida di Champions League contro il Club Bruges. Nel primo tempo, dalla Curva Sud bavarese appare un nuovo striscione dedicato ai «fratelli marchigiani» in vista del derby di Coppa con l’Ascoli previsto per mercoledì 29 alle 15. L’errore di battitura, «Piccio» al posto di «Picchio», strappa un sorriso più che una critica: la gaffe diventa quasi un vezzo affettuoso, la prova che non serve la perfezione grammaticale per comunicare vicinanza. Le telecamere riprendono, i social rilanciano, la voce corre veloce: la Samb è, simbolicamente, in Coppa dei Campioni.
GESTI CHE CONTANO, MEMORIA, LUOGHI E PERSONE
Non è la prima volta che il Bayern fa sentire la propria voce per San Benedetto. Nel 2016, subito dopo la promozione in Lega Pro, a Monaco compare lo striscione: “L’amicizia va oltre ogni categoria. Auguri, magica Samb.” Negli anni successivi arrivano altre prese di posizione: dalla difesa della memoria dello stadio Ballarin, “Potete demolire i gradoni, ma mai la memoria rossoblù”, al ricordo di Massimo Cioffi, tifoso sambenedettese scomparso vent’anni prima, “Cioffi è qua e canta con gli ultrà”. Segni tangibili che raccontano una comunità trasversale, capace di condividere principi prima ancora che risultati.
L'ECCEZIONE CHE ILLUMINA LA REGOLA
In un’epoca in cui gli abbinamenti più frequenti sono quelli tra brand e sponsor, tra plusvalenze e diritti TV, l’abbraccio tra la tifoseria della squadra più titolata di Germania e un club di Serie C italiana fa notizia proprio perché non porta vantaggi materiali. È un legame che si regge su empatia, curiosità, rispetto e un certo gusto per il paradosso. La Samb, con il suo mare e la sua storia, diventa per i bavaresi un simbolo di calcio popolare; il Bayern, con il suo palmarès, restituisce visibilità e amplifica la voce della provincia.
CHE COSA RESTA
Resta l’immagine semplice e potente di uno striscione in tedesco (o in italiano un po’ sbavato) che attraversa l’Europa e si posa, idealmente, sul Riviera delle Palme. Resta la consapevolezza che il calcio, quando smette di essere solo un affare, sa ancora accorciare le distanze. Resta, soprattutto, un’amicizia che dura da vent’anni e che continua a rinnovarsi, partita dopo partita, coro dopo coro. Che vinca o perda qualcuno, il senso di questa storia non cambia. Nelle domeniche di sole della Riviera o nei pomeriggi gelidi dell’Allianz Arena, il messaggio è lo stesso: il calcio è appartenenza. E a volte, come tra Monaco di Baviera e San Benedetto del Tronto, l’appartenenza supera confini, categorie e pronunce.
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