Il Potenza riparte da Pietro De Giorgio. Dopo ore convulse, alimentate dalla pesante sconfitta per 3-0 a Cosenza e dalle parole, a caldo, dell’amministratore delegato Nicola Macchia che lasciavano presagire un cambio in panchina, la proprietà ha scelto la strada della continuità tecnica. Non per inerzia, ma per una precisa presa di responsabilità dello spogliatoio: prima tramite un confronto serale tra il presidente Donato Macchia, il capitano Fabrizio Alastra e una delegazione di calciatori; poi con un’ulteriore riunione la mattina successiva, alla presenza dell’intero gruppo, che ha ribadito con forza la richiesta di non esonerare l’allenatore e di proseguire il progetto iniziato in estate.
IL RETROSCENA: LA SQUADRA SI COMPATTA E SI ASSUME LE COLPE
La nota del club parla chiaro: i calciatori hanno «sottoposto la richiesta di non procedere con l’esonero dei componenti dell’area tecnica», dichiarandosi pronti ad assumersi le responsabilità dei risultati recenti e rinnovando la piena fiducia nella direzione sportiva e nello staff. È un gesto non banale, perché rompe il riflesso condizionato, frequente nel calcio italiano, che porta a cambiare guida tecnica dopo una serie di inciampi. Qui, invece, lo spogliatoio si fa scudo dell’allenatore: un segnale di compattezza e, insieme, un impegno pubblico. Di fronte a una presa di posizione così netta, il presidente ha scelto di assecondare i suoi ragazzi, pur senza attenuare la delusione per le ultime settimane. Il messaggio successivo, però, è altrettanto netto: la fiducia non è incondizionata, va dimostrata subito sul campo.
CLASSIFICA E AMBIZIONI
Dopo 11 partite e 13 punti, il Potenza è undicesimo nel Girone C di Serie C. Una posizione che stride con le ambizioni di medio-alta classifica dichiarate in avvio di stagione. Il dato, in sé, non è irreparabile: il blocco centrale della graduatoria è corto e spesso bastano due risultati pieni per risalire sensibilmente. Ma il campanello d’allarme è suonato forte a Cosenza: non solo per il passivo, ma per la sensazione di una squadra lontana dal proprio standard emotivo e competitivo. È su questo che il gruppo ha promesso di intervenire, chiamandosi a raccolta.
DUE GARE CHE PESANO DOPPIO
Il presidente è stato esplicito: le prossime due partite saranno «fondamentali e determinanti». Prima la trasferta di Coppa Italia contro il Monopoli (mercoledì, secondo turno), poi il rientro in campionato al Viviani contro il Foggia (domenica, 12ª giornata). Gare diverse per contesto ma uguali per valore simbolico: 1) Monopoli–Potenza (Coppa Italia Serie C): una competizione spesso snobbata quando la classifica preoccupa, ma che qui diventa banco di prova per misurare reazione, intensità, principi. Una vittoria in coppa non cambia la classifica, però cambia il clima: restituisce fiducia, sblocca energie, rafforza la tesi della continuità tecnica. 2) Potenza–Foggia (Serie C): una di quelle gare (domenica 2 alle 14.30) in cui il pubblico di casa chiede una risposta chiara. Prestazione, atteggiamento, risultato. La squadra lo sa e se n’è assunta la responsabilità. È la partita che può rimettere in carreggiata obiettivi e narrazione.
COSA CI SI ASPETTA
Senza addentrarsi nei dettagli tattici, l’aspettativa è di vedere un Potenza più corto, più feroce sulle seconde palle e più concreto nei trenta metri finali. La gestione dei momenti, il cosiddetto «game management», sarà decisiva: limitare gli episodi negativi nei primi minuti, pulire l’uscita dal pressing, riempire meglio l’area quando si arriva al cross. Piccole correzioni che, sommate, fanno la differenza tra una squadra che subisce l’inerzia e una che la indirizza. Il gruppo ha scelto di metterci la faccia: significa, tradotto, che i leader dovranno trascinare con tono e continuità, che la panchina dovrà incidere, che chi rientra da acciacchi o turnover dovrà portare energia immediata. In partite «determinanti» non si gioca per curriculum ma per impatto.
EQUILIBRIO
Confermare De Giorgio è una scommessa di equilibrio: da un lato tutela il lavoro fatto, evita lo shock di un cambio a stagione in corso, preserva le idee costruite in ritiro; dall’altro alza l’asticella della responsabilità su chi scende in campo. La società ha messo un paletto temporale (le prossime due gare) che definisce una finestra di valutazione chiara. Non è un ultimatum, ma è di fatto una deadline sportiva: al termine, il club ricalibrerà giudizi e obiettivi. È importante leggerlo così: non un lieto fine, ma l’inizio di un patto. Staff, squadra e società hanno riallineato le aspettative. Il pubblico, come spesso accade a Potenza, farà la sua parte; ma il primo segnale deve arrivare dal campo.
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