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Serie A

Esonerato l'allenatore dopo 3 punti in 9 partite, subentrano le bandiere del club e vincono subito

Un 2-1 in pieno recupero, il cambio di modulo a gara in corso, lo spirito di sacrificio ritrovato: storia di una serata memorabile

GENOA SERIE A - DOMENICO CRISCITO

GENOA SERIE A - Domenico Criscito, ex difensore rossoblù, allena l'Under 17 e dopo l'esonero di Vieira è stato promosso in prima squadra insieme a Roberto Murgita

C’è un secondo preciso in cui la stagione del Genoa è sembrata ricominciare: quello in cui Leo Skiri Østigård stacca più in alto di tutti e trova la porta al 3° minuto di recupero, nel catino del Mapei Stadium. Un attimo di sospensione, silenzio neroverde, boato rossoblù, poi il triplice fischio, l’abbraccio collettivo verso una panchina inedita ma lucidissima: Roberto Murgita e Domenico Criscito, tecnici già in forza alla società ed ex giocatori rossoblù, chiamati all’improvviso a tenere il timone dopo l’addio a Patrick Vieira. Non è retorica: certe partite fondano spogliatoi, sistemano gerarchie emotive, risvegliano convinzioni. E questa, come ha detto Murgita nel post partita, «è una gara che io e Mimmo non dimenticheremo».

IL PESO SPECIFICO DI UN GOL
Il 2-1 di Reggio Emilia non vale soltanto tre punti. Vale un riposizionamento mentale, una restituzione di identità. Il Genoa che usciva dagli ultimi 90 minuti al Ferraris contro la Cremonese era una squadra ferita, con soli 3 punti in 9 giornate, 0 vittorie e appena 4 gol segnati. Numeri che avevano portato al ribaltone in panchina e a una settimana ad alta tensione. Per questo il colpo di testa al fotofinish pesa ben più della classifica. È un segnale verso l’interno: si può soffrire insieme, si può cambiare in corsa, si può tornare a «giocare da Genoa».

LA PANCHINA A DUE: IDEE CHIARE E SCELTE CORAGGIOSE
Nel dopopartita, Murgita ha parlato con l’adrenalina ancora addosso ma con una lucidità da allenatore navigato. Ha scandito tre concetti: emozione del debutto da tecnico in Serie A, unità del gruppo e fondamenta non negoziabili – lo «spirito di sacrificio». Dentro c’è molto del risultato: il Genoa ha cambiato assetto due volte, passando dal 3-5-2 al 4-4-2 per poi finire con esterni più offensivi. È la fotografia di un approccio pratico, calibrato sul momento e sui segnali del campo. «I ragazzi ci hanno creduto, hanno duellato l’uno per l’altro», ha detto. Non c’è poesia, c’è mestiere. E la scelta è stata ripagata nel finale.

LA PARTITA
La partita aveva presto una trama che nessuno a Reggio Emilia poteva permettersi di sottovalutare: il Genoa avanti nel primo tempo con un colpo del suo giocatore più esperto in trequarti, Ruslan Malinovskyi, al minuto 18’. Quel gol ha spostato l’inerzia emotiva, costringendo il Sassuolo a inseguire e regalando ai rossoblù la possibilità di costruire la partita sulla densità centrale e sulle ripartenze. Sono dettagli che contano quando il contesto è fragile. La risposta del Sassuolo è arrivata nella ripresa. L’onda neroverde si è alzata gradualmente, i cambi hanno aggiunto peso in area e il pari ha rimesso tutto in discussione. È stato in quella fase che il Genoa ha mostrato la parte che più mancava nelle ultime settimane: la capacità di «tenere botta» senza scomporsi, di scivolare compatto, di abbassare il baricentro senza perderci la testa. Una squadra che non si spegne al primo schiaffo è già un’altra squadra. E nel finale, cambiando nuovamente pelle, ha trovato campo per l’ultima spallata. La testata di Østigård al 93’ è figlia anche di quella sofferenza lucida.

«GIOCARE DA GENOA»: PAROLE E FATTI
Alla vigilia, tra Villa Rostan e Pegli, Criscito e Murgita avevano lasciato cadere messaggi precisi: liberare la testa, sudare la maglia, puntare sui leader tecnici e caratteriali dentro la rosa, senza promesse tattiche anticipate. Nel merito, sono stati citati profili come Thorsby, Frendrup, Malinovskyi, Østigård, Stanciu, Vásquez, con riferimenti espliciti alla loro esperienza internazionale e alla necessità di «trascinare» i compagni. Dettagli che, osservati a ritroso dopo il 2-1, suonano di coerenza perfetta.Sullo sfondo, nomi e ipotesi: da Daniele De Rossi a profili con esperienza in Serie A e capacità di incidere subito. Intanto, però, c’era da giocare una partita. E l’hanno vinta loro.

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