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04 Novembre 2025
Roberto Donadoni torna in panchina, ha firmato per lo Spezia in Serie B
Una porta si apre allo stadio Alberto Picco e, prima ancora di vedere la figura, i tifosi riconoscono l’andatura: è quella di Roberto Donadoni, il tecnico che ha attraversato tre decenni di calcio italiano e internazionale. Un ritorno che profuma d’America: a cucire il filo, quasi trent’anni dopo, è la memoria di New York, quando il giovane dirigente Charlie Stillitano guidava i N.Y./N.J. MetroStars e l’ala del Milan si reinventava uomo-simbolo della neonata MLS. Oggi, 4 novembre 2025, quel ricordo diventa decisione: lo Spezia esonera Luca D’Angelo e affida la squadra a Donadoni. Una scelta che spiazza e incuriosisce, perché l’ex ct azzurro non allenava in Italia dal 2018 e l’ultima panchina l’aveva avuta in Cina nel 2020. È una mossa di campo, ma anche di identità. E dice molto della nuova proprietà americana e delle ambizioni del club ligure.
La notizia è arrivata nella mattinata del 4 novembre 2025 ed è, prima di tutto, uno scarto narrativo: lo Spezia mette fine all’esperienza di Luca D’Angelo e spalanca la porta a Roberto Donadoni, fermo dai radar nostrani da sette anni. A darne conto è stato, tra gli altri, il Fatto Quotidiano, che ha legato esplicitamente la chiamata al rapporto personale tra Stillitano e Donadoni, nato tra il 1996 e il 1997 a New York, quando l’allora general manager dei MetroStars costruiva il brand MLS intorno a stelle internazionali e il bergamasco si guadagnava la Best XI della stagione inaugurale.
A corroborare il quadro delle ultime ore, anche le ricostruzioni di mercato: nella notte tra il 3 e il 4 novembre, lo Spezia ha valutato l’assetto tecnico, con Donadoni indicato come prima scelta in caso di avvicendamento. Il bivio, allora, era tra rinviare tutto al match di venerdì o imprimere subito la svolta. La svolta è arrivata.
La decisione di oggi si inserisce in un 2025 tumultuoso per la governance del club. Dopo il breve interregno FC32 d’inizio anno, la società è passata nelle mani dell’investitore di Boston Thomas Roberts; nel nuovo assetto, Charlie Stillitano ha assunto la carica di presidente, figura di riferimento delle strategie sportive. Nei mesi scorsi, l’organigramma è stato assestato: Andrea Gazzoli ha rinnovato fino al 2028 come amministratore delegato, mentre il CdA con Stillitano e Andrea Corradino ha segnato la linea di comando. Tutti tasselli che aiutano a leggere l’odierna accelerazione tecnica.
Sul piano sportivo, lo Spezia arrivava alla sosta con una classifica preoccupante, strascichi di sconfitte pesanti e una striscia negativa casalinga che aveva inasprito l’umore della piazza. Il KO di Monza nell’undicesimo turno ha fatto da detonatore. A calendario, adesso, c’è il crocevia con il Bari: anticipo di venerdì 7 novembre, ore 20:30, al Picco. Il debutto più immediato, e più rischioso.
Per capire il perché della scelta Donadoni, conviene riavvolgere il nastro. Nell’estate ‘96, la MLS nasceva come scommessa e i MetroStars di Stillitano cercavano credibilità: ingaggiare Roberto Donadoni fu un passaggio chiave. Lui portò qualità, serietà, visibilità; loro gli affidarono fascia e responsabilità. Quelle stagioni, 1996–1997, sono rimaste nel dna professionale di entrambi: il dirigente che impara a parlare al mondo e l’atleta che attraversa il mondo per tornare, poi, protagonista in Serie A. In mezzo, stima reciproca. Oggi proprio quella stima diventa corrente di fiducia applicata allo Spezia.
Dal 2001 a oggi, il percorso in panchina di Donadoni racconta un profilo che mescola risultati, cicli medio-lunghi e qualche missione “in emergenza”: Livorno, Genoa, la parentesi da ct dell’Italia tra 2006 e 2008, quindi Napoli, Cagliari, Parma e Bologna fino al 2018. L’ultima esperienza è allo Shenzhen in Cina: firma nel luglio 2019, esonero nell’agosto 2020. Da allora, silenzio operativo e molte richieste. Lo “scongelamento” arriva oggi, con una panchina italiana, in Serie B, a La Spezia.
Per comprendere il peso specifico di Charlie Stillitano in questa operazione, basta ricordarne la traiettoria: ex capitano di Princeton, venue director ai Mondiali ‘94, poi primo general manager dei MetroStars e, in seguito, organizzatore di grandi eventi internazionali. Oggi guida lo Spezia come presidente, ruolo in cui la combinazione tra network e memoria personale diventa leva strategica. Scegliere Donadoni, per Stillitano, significa aggiungere alla squadra un tecnico che conosce la pressione, sa parlare ai giocatori e porta un marchio di affidabilità.
Il calcio di Donadoni è sempre stato un esercizio di equilibrio: cura dei dettagli difensivi, linee corte, esterni come acceleratori, e un principio guida che vale più del modulo di partenza — il dominio degli spazi. Nei suoi cicli migliori, il 4-3-3 ha rappresentato la base; negli anni si è visto anche il 4-4-2 “di posizione” e, per fasi, la trasformazione in sistemi a tre centrali in uscita per alzare i quinti. È un calcio che non rinuncia alla transizione ma la rende “programmata”, con la mezzala che invade e gli esterni che schiacciano la linea avversaria. Per lo Spezia 2025/26, costruito per essere flessibile, la cassetta degli attrezzi del tecnico bergamasco promette compatibilità immediata. Il battesimo del fuoco è a portata di calendario: Spezia–Bari di venerdì 7 novembre (20:30).
Dalla Nazionale alle salvezze in A, Donadoni ha attraversato ambienti e momenti pesanti. Sa cosa vuol dire scegliere in fretta e comunicare bene. In una Serie B che non perdona, la competenza situazionale è un capitale. Con una proprietà ora strutturata e una presidenza forte, lo Spezia può permettersi una “grande firma” in panchina senza snaturare la continuità manageriale: Gazzoli allunga al 2028, il Board è stabile, la catena decisionale è corta. Prendere Donadoni manda un messaggio al gruppo e alla piazza: si investe su un nome che ha credito nel calcio italiano e internazionale. In un torneo dove i dettagli psicologici fanno la differenza, anche questo pesa.
L’esonero di Luca D’Angelo è una pagina che lo Spezia scrive con il dovuto rispetto verso un allenatore che ha accompagnato la risalita dopo la retrocessione dalla Serie A e sfiorato l’apoteosi nei playoff. Il 2025/26, però, si era complicato: sconfitte in serie, scivolate al Picco, una squadra che aveva smarrito certezze. Già a metà ottobre, le cronache spezzine raccontavano riflessioni serrate in società; poi, nonostante i segnali di fiducia pubblici, le prestazioni non hanno invertito la rotta. Qui si innesta la svolta.