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Ha più presenze nelle Coppe Europee che in Serie A, il curioso caso del portiere 19enne

Nella serata tedesca il tecnico ad interim fa giocare titolare il classe 2006 che può essere il futuro del club viola

FIORENTINA SERIE A - TOMMASO MARTINELLI

FIORENTINA SERIE A - Tommaso Martinelli, portiere classe 2006, finora ha una presenza in massima serie datata 2 giugno 2024 (vittoria 3-2 sull'Atalanta)

A Mainz la seconda presenza in Conference League e una sconfitta che brucia: il tecnico Galloppa lo conferma, la Fiorentina lo espone al vento vero del calcio dei grandi. Per Tommaso Martinelli non è solo minutaggio: è la tappa successiva di un percorso studiato, dove talento e progetto si tengono per mano. La fotografia di ieri sera racconta più cose di quanto sembri. Sì, la Fiorentina perde in rimonta dopo il vantaggio di Sohm e l’ultima spallata subita nel recupero. Ma dentro quella sconfitta c’è una scelta tecnica chiara: Daniele Galloppa, allenatore ad interim ma con idee precise, affida i guanti a Martinelli, classe 2006, viola nel midollo. È un debutto stagionale in Conference League che nasce da lontano: l'allenatore lo conosce, ci ha lavorato nelle giovanili, sa che certi minuti «veri» accelerano la maturazione più di mille allenamenti controllati. Il dato è di un portiere che ad ora ha più presenze in Europa (2) che nella Serie A italiana (1).

IDENTIKIT DI MARTINELLI
Per chi mastica calcio giovanile, Martinelli non è un nome nuovo. È il prodotto di una filiera ben riconoscibile: US Sales, poi tutta la trafila nel vivaio viola fino alla Primavera, dove ha bruciato tappe unendo fisico e tecnica. Con i suoi 1,94 di altezza, è un portiere «grande» nel senso più attuale del termine: presenza tra i pali, presa alta pulita, rapidità di piedi e di anche nelle correzioni corte, freddezza nei faccia a faccia. Moderno nel gioco con i piedi: regge il pressing, trova il compagno alle spalle della prima pressione e sa verticalizzare quando la squadra chiede una risalita rapida. Il primo spartiacque resta il 2 giugno 2024, quando debutta da titolare in Serie A contro l’Atalanta: partita pazza (2-3) e record anagrafici che finiscono nei taccuini, primo classe 2006 a partire dall’inizio nel massimo campionato, più giovane portiere viola nell’era dei tre punti. È uno scatto di carriera che non va letto solo come fotografia della giornata: da lì in poi Martinelli si allena stabilmente con la prima squadra, divide lo spogliatoio con campioni esperti, cresce nelle micro-abitudini del mestiere. In autunno arriva anche l’esordio europeo: un 7-0 al LASK con clean sheet, pomeriggio perfetto per togliersi di dosso la polvere dell’attesa.

IL LABORATORIO VIOLA DEI PORTIERI
Negli ultimi anni la Fiorentina ha costruito una catena del valore chiara tra Primavera e prima squadra, soprattutto tra i pali. Lavorare tutti i giorni con profili affermati, da Terracciano a Christensen, fino all’arrivo in gruppo di De Gea,ha moltiplicato gli input tecnici e caratteriali. Martinelli assorbe, osserva routine e tempi: come si prepara una gara europea, come si studiano gli avversari per «leggere» le traiettorie prima che parta il cross, come si comunicano in modo efficace le uscite alla linea difensiva quando gli spazi si chiudono e i secondi scappano.

I TRATTI VISTI SINORA
Nel suo set di qualità saltano agli occhi tre elementi: 1) Uscite alte. Attacca palla e spazio con tempi maturi per l’età, usando bene braccia e ginocchia per «pulire» l’area piccola. 2) Reattività corta. Deviazioni rapide, parate di riflesso sul secondo palo quando l’azione si sporca. 3) Costruzione bassa. Piede sicuro, passaggi tra le linee quando la pressione è frontale, capacità di far guadagnare metri alla squadra con lanci misurati. Non è un profilo «finito», e sarebbe assurdo pretenderlo. Deve consolidare le scelte di rischio nel palleggio (quando giocare dentro, quando rifugiarsi lungo), calibrare l’altezza di partenza per non farsi trovare a metà strada sulle palle scoperte, e soprattutto imparare a «spegnere» i momenti emotivi dopo un gol subito: è il passaggio più delicato per chi, giovanissimo, vede la partita da un punto in cui ogni errore pesa il doppio.

LA NOTTE DI MAINZ, AL NETTO DEL RISULTATO
Contro il Mainz la Fiorentina imposta il piano con coraggio, trova il vantaggio con Sohm e alza per un’ora una struttura solida. Nella ripresa il ritmo cambia, i tedeschi spingono, arrivano pari e sorpasso nel recupero. Per un portiere giovane come un classe 2006 è il classico bagno d’Europa: palle inattive cariche, area affollata, transizioni veloci. Sono serate che forgiano. Ecco perché la scelta di Galloppa ha un valore che va oltre la cronaca: mette Martinelli di fronte a scenari non replicabili in allenamento, gli chiede letture nuove, lo costringe a gestire l’onda emotiva di una partita che scappa via.

LA FIORENTINA INSISTE SU DI LUI
Non è solo questione di talento. È profilo: fisicità, tecnica, attitudine mentale, e una biografia calcistica allineata con la filosofia del club. Martinelli è tifoso della Viola, conosce ambiente e pressioni, parla «la stessa lingua» calcistica dei compagni. Il club lo ha fatto crescere senza bruciare le tappe, alternando lavoro «protetto» (allenamenti quotidiani con i grandi) a esperienze misurate: Serie A, poi Europa, ora una seconda immersione in Conference League anche in un contesto meno agevole. Il margine è ampio. Con continuità di minuti, il classe 2006 può evolvere in un portiere dominante in area, leader nella gestione della linea, regista aggiunto nelle prime uscite. La scuola italiana ha sempre prodotto portieri di élite, ma il gioco contemporaneo chiede un extra: piedi formati, letture alte, transizioni coperte. Qui il giovane toscano ha già basi solide. Il resto, forza specifica, tempi di stacco, gestione della profondità, arriverà con lavoro e partite.

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