Serie A
12 Novembre 2025
Massimo Pessina tra Luciano Bodini e Andrea Consigli, alcuni dei portieri lombardi arrivati in Serie A dopo essere partiti da squadra dilettantistiche di emanazione oratoriale
Un ragazzo di 17 anni, il cognome appuntato a pennarello sulla borraccia, viene chiamato di corsa. Sono passati appena 8 minuti e il portiere titolare ha sentito tirare: problema muscolare, cambio obbligato. Lo stadio è pieno, l’avversario si chiama Napoli, capolista in affanno ma sempre velenosa. Il ragazzo inspira forte, si guarda attorno, stringe i guanti. Poi pensa al campetto dell’Oratorio delle Fiorine, a Clusone, alla Val Seriana dove i pomeriggi profumano di resina e polvere, e varca la linea. Si chiama Massimo Pessina, classe 2007, e il 9 novembre 2025 firma un esordio in Serie A da 82 minuti nella vittoria del Bologna per 2-0. Era stato convocato solo il giorno prima, complice l’indisponibilità del «secondo» Federico Ravaglia e l’infortunio lampo a Lukasz Skorupski. Ma dagli oratori lombardi, da sempre, i numeri uno imparano due cose che la tattica non insegna: stare in piedi nei momenti storti e ascoltare il rumore della squadra che si stringe.
ORATORI, LA CULLA DEL CALCIO LOMBARDO
L’oratorio non è un luogo: è un metodo. Nella sola diocesi di Milano gli oratori attivi sono circa 900, e ben 678 hanno una società sportiva strutturata. È la massa critica che trasforma i cortili parrocchiali in una rete educativa capace di legare catechismo, spogliatoio e comunità, con la Fondazione Oratori Milanesi (FOM) e il CSI Milano a fare da cerniera operativa tra parroci, educatori e allenatori. In Lombardia, l’ente di promozione sportiva CSI organizza campionati con centinaia di società e migliaia di ragazzi, mentre a Bergamo il CSI provinciale parla di oltre 1.000 società e 95.000 tesserati l’anno: numeri che, più delle parole, spiegano perché tanti futuri professionisti passino da lì. La rete oratoriana si intreccia con i vivai professionistici. Nessuno come l’Atalanta ha capitalizzato questa geografia: a Zingonia, nel centro sportivo «Achille e Cesare Bortolotti», arrivano ogni settimana bambini delle affiliate, spesso targate oratorio, per allenamenti condivisi con i tecnici nerazzurri. Nell’elenco delle società gemellate spicca proprio «Fiorine Clusone», l’oratorio dove Pessina ha cominciato a cadere e rialzarsi. È una filiera culturale prima che tecnica: fare insieme, includere, educare tramite il gioco.
PESSINA, IL RAGAZZO DELLE FIORINE CHE HA FERMATO IL NAPOLI
Il racconto dell’esordio è già materia di archivi. Bologna-Napoli 2-0, Giornata 11 della Serie A 2025/26: gol di Thijs Dallinga al 5’ e di Jhon Lucumí al 21’. Al Dall’Ara c’è anche la storia parallela di un minorenne che diventa maggiorenne nel calcio che conta. Massimo Pessina (sotto età: compirà 18 anni il 25 dicembre 2025) entra all’8’ per sostituire Skorupski e tiene la porta: un tiro nello specchio concesso al Napoli, gestione senza sbavature, personalità nelle uscite. La sua traiettoria è un piccolo trattato di geografia del talento: nato ad Alzano Lombardo, cresciuto tra Ponte Nossa e Songavazzo, prime partite all’Oratorio delle Fiorine di Clusone, poi osservato e preso dall’AlbinoLeffe a 9 anni con una scena che sa di calcio antico (una decina di palloni donati al parroco), quindi il passaggio al Bologna nel 2022, anticipo su Milan, Inter e Atalanta grazie all’intuizione di Marco Di Vaio, al lavoro del responsabile del settore giovanile Corazza e alla «benedizione» tecnica di Gianluca Pagliuca. Nel 2024 è campione d’Europa Under 17 a Cipro, insieme a Francesco Camarda e Mattia Liberali: titoli veri, non solo promesse. Oggi difende i pali dell’Italia Under 19.
DALLE FIORINE ALLA MAPPA CIVICA
Dire «Oratorio delle Fiorine» è dire una parrocchia viva, San Giuseppe Artigiano, con un’associazione sportiva, ASD Fiorine, iscritta al Registro CONI e affiliata sia alla FIGC sia al CSI: 169 tesserati agonistici (di cui 151 per il CSI) nella stagione 2025-2026. È la fotografia amministrativa di ciò che, sul campo, avviene ogni giorno: allenamenti, tornei, Football Camp dell’Atalanta in luglio, e il Comune che elenca tra le proprie realtà attive l’ASD Fiorine e la Polisportiva Oratorio Clusone. Dove la burocrazia dialoga con la passione, la filiera si rafforza.
LINEA DEL TEMPO: I PORTIERI DELL'«ORATORIO» PRIMA DI PESSINA
1) L’antesignano è Luciano Bodini (1954, Leno – provincia di Brescia). Cresciuto «tra campetto e oratorio» con il parroco che apriva i cancelli ai chierichetti, passa per l’Atalanta, diventa la riserva di lusso di Dino Zoff alla Juventus, vince tutto e costruisce una carriera iconica di affidabilità. Nelle sue memorie c’è chiarissimo il ponte tra parrocchia e professionismo. 2) Tra Bergamo e dintorni si muove la «scuola dei portieri» alimentata dal territorio: Ivan Pelizzoli (bergamasco, ex Roma, bronzo olimpico 2004) e Andrea Consigli (nato a Cormano, maturato tra Atalanta e Sassuolo fino a diventare uno dei migliori para-rigori della Serie A) sono due facce di un medesimo modello: si cresce dentro una cultura di quartiere che dialoga di continuo con il vivaio professionistico. Non sempre abbiamo la foto del primo cartellino oratoriale, ma la genealogia tecnica e sociale è quella. Questa genealogia non nasce nel vuoto: nel Nord lombardo il «fare insieme» è infrastruttura. La Junior Cup dedicata agli oratori, gli allenamenti condivisi della DEAcademy in città con i gruppi «Oratorio Villaggio degli Sposi», «Oratorio San Paolo», «Oratorio San Tomaso»: la grammatica del luogo si trasforma in lessico tecnico, cioè allenamento, progressione, scouting.
ORATORIO E CAMPIONI: LA TRADIZIONE CHE ABBRACCIA TUTTA LA LOMBARDIA
La matrice oratoriana non riguarda solo i numeri uno. Franco Baresi ricorda l’USO Travagliato fondata dal parroco e l’educazione ricevuta «in oratorio»; Giacinto Facchetti nasce a Treviglio e muove i primi passi nel club cittadino; Gianni Rivera comincia nell’ASD Don Bosco di Alessandria. È una genealogia che – pur toccando ruoli e province diverse – spiega come il «modello Lombardia» abbia fatto scuola nell’intero Paese. Se un giorno – domani, tra un anno, tra dieci – un altro ragazzo verrà chiamato a freddo dall’oratorio alla Serie A, ci sembrerà normale. Perché in Lombardia da decenni il passaggio più difficile è reso naturale: dal campetto all’Olimpo, passando per un cancello sempre aperto.