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Serie B

Partenza pessima con 8 punti in 12 partite ed è esonero: ora tocca al tecnico che non ha paura delle difficoltà

Un allenatore in attesa del momento giusto, un club alla ricerca di una scossa: la storia si incrocia in modo quasi naturale

PESCARA SERIE B - GIORGIO GORGONE

PESCARA SERIE B - Giorgio Gorgone nella scorsa stagione ha guidato la Lucchese a una salvezza ai play out in Serie C, poi resa vana dal fallimento del club

Il telefono vibra a metà mattina, nell’ennesima giornata agitata in casa biancazzurra. Dall’altra parte c’è la chiamata che Giorgio Gorgone ha atteso per settimane, declinando proposte immediate ma meno ambiziose (era addirittura già fatta in estate con la Triestina). Il Pescara ha deciso: punta su di lui per invertire la rotta e provare a rimanere in Serie B. Nel pomeriggio è calendarizzato il summit finale per chiudere un’intesa fino al 30 giugno con opzione in caso di permanenza in categoria. È la mossa di un club reduce da una settimana complicata, segnata dall’esonero di Vincenzo Vivarini dopo il ko 2-0 con il Monza e il pesantissimo 5-0 di Palermo. È anche la scommessa personale di un allenatore che ha preferito aspettare «la» chiamata invece di dirne sì a tre in Serie C: Livorno, Audace Cerignola e Perugia.

IL CONTESTO: UNA CLASSIFICA CHE NON PERDONA
La fotografia è impietosa: dopo 12 giornate, il Pescara è penultimo con 8 punti, una sola vittoria (il roboante 4-0 all’Empoli del 21 settembre 2025) e una striscia di risultati negativi che ha portato la dirigenza alla svolta. La caduta al «Barbera» (5-0 il 1° novembre 2025) ha aperto le crepe; il ko interno col Monza ha fatto il resto, spingendo al cambio di guida tecnica. Sono lì le coordinate di un’emergenza che non è solo psicologica: i dati di possesso, tiri concessi e fragilità nei momenti chiave raccontano una squadra che fatica a reggere l’urto della categoria. L’esonero di Vivarini è maturato all’indomani della sconfitta con i brianzoli, quando la posizione del tecnico è stata definita «in bilico» e poi ritenuta non più sostenibile dal club. Le cronache locali e nazionali concordano su un punto: serviva una scossa. E la scossa ha il nome di Giorgio Gorgone.

UN PROFILO ELASTICO, TEMPRATO DA ANNI DIFFICILI
Chi è, davvero, Gorgone allenatore? Ex centrocampista di lungo corso in Serie B (oltre 270 presenze, fascia da capitano alla Triestina, annate con Lucchese, Alzano Virescit, Chievo, Cagliari, Pescara e Perugia), ha intrapreso da tempo la via delle panchine. Prima i vivai, poi il lavoro da vice al fianco di Roberto Stellone in piazze complesse (tra cui Frosinone, Bari, Palermo, Ascoli), quindi la promozione a capo allenatore. Le ultime due stagioni lo hanno visto guidare la Lucchese in Serie C, tra alti e bassi tecnici ma, soprattutto nel 2025, dentro una tempesta societaria che ha messo alla prova la resilienza del gruppo e del tecnico. Sul piano tattico, Gorgone è un tecnico camaleontico: ha alternato il 3-5-2 e il 4-3-3, con puntate sul 3-4-2-1/3-4-3 in base alla rosa e allo stato di forma. Alla Lucchese ha dimostrato di saper lavorare per blocchi compatti, riducendo il campo con linee corte e affidandosi a meccanismi chiari sulle catene laterali. 

CON LA LUCCHESE A TESTA ALTA
Ma il vero tratto distintivo è un altro: la gestione del caos. Nella primavera 2025, in un club travolto da problemi economici e penalizzazioni, Gorgone ha tenuto coesa la squadra, portandola a un impressionante bottino di circa 27 punti nel girone di ritorno e a una salvezza conquistata «sul campo» malgrado l’instabilità fuori. Le cronache di Lucca di quei mesi sono eloquenti: stipendi in ritardo, dimissioni dirigenziali, trasferte finanziate dai commercianti. E in estate alla fine il club ha dovuto salutare il Professionismo ripartendo dai Dilettanti. In quel contesto, il tecnico romano ha messo in mostra doti di leadership e pragmatismo che oggi pesano nella scelta del Pescara.

OBIETTIVO SALVEZZA CON PRAGMATISMO
La salvezza non si misura solo a punti: si misura nella capacità di una squadra di riconoscersi. È qui che Gorgone può spostare l’ago: identità tattica, ripetizione dei princìpi, fiducia nei meccanismi. Il Pescara ha bisogno di una «base» non negoziabile: ordine senza palla, verticalità con palla, concretezza sulle palle inattive. Poi, se i risultati arriveranno, si potrà pensare a un gioco più ambizioso. Il margine c’è, per un motivo semplice: questa B ha un ventre molle competitivo e, fuori dalle prime, la differenza la fanno i dettagli. Portare a casa 1-0 «sporchi» e pareggi pesanti nelle trasferte chiave è il modo più rapido per inserirsi nella corsa salvezza. È ciò che ha favorito rimonte recenti di club partiti male, e che Gorgone ha dimostrato di saper interpretare quando la posta si fa alta.

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