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Serie C

Dopo 7 stagioni con la stessa maglia il capitano è sempre più un leader, patto infinito con la città di 119mila abitanti

Guida carismatica, solidità e autocritica: il difensore gialloblù indica la strada dopo l'ultimo successo e il riconoscimento al Teatro San Marco

TRENTO SERIE C - ANDREA TRAINOTTI

TRENTO SERIE C - Andrea Trainotti, difensore classe 1993 dei gialloblù, nel campionato in corso 6 presenze per 299 minuti giocati

C’è un legno che vibra e una folla che trattiene il fiato: al minuto 71’ del 9 novembre 2025, lo stacco di Andrea Trainotti fa tremare la traversa del «Briamasco». Pochi istanti dopo, il 3-1 contro l’Ospitaletto è cosa fatta grazie a Federico Chinetti, ma l’immagine resta: il capitano del Trento che sale, comanda l’area e segnala, con un gesto semplice e poderoso, che la rotta è tracciata. Due giorni più tardi, al Teatro San Marco di Vicenza, cornice elegante del Galà del Calcio Triveneto, arriva la conferma ufficiale: il premio di «miglior giocatore gialloblù della stagione 2024-2025» nelle mani del difensore trentino. Non un trofeo personale fine a se stesso, ma un sigillo su un’idea di squadra che torna a respirare ambizione.

UN RICONOSCIMENTO CHE PESA
Il Galà del Calcio Triveneto, giunto alla 25ª edizione e organizzato dall’Associazione Italiana Calciatori (AIC) in collaborazione con l’USSI Triveneto, è molto più di un palcoscenico. È un dispositivo che misura la continuità, la qualità e, da qualche anno, anche il profilo umano e sociale dei protagonisti. In quel contesto, la scelta di premiare Andrea Trainotti come miglior calciatore dell’A.C. Trento 1921 per la stagione scorsa racconta almeno tre cose: 1) la centralità del suo ruolo di guida tecnica ed emotiva; 2) la credibilità di una fase difensiva che, pur con alti e bassi, ha rappresentato un’àncora nelle giornate più complicate; 3) la capacità del gruppo di ripartire, rimodellandosi dopo un’estate di cambiamenti. Nell’elenco dei premiati compaiono nomi di peso del calcio triveneto, dalla Serie A alla Lega Pro, a testimoniare il valore dell’iniziativa e il livello dell’albo d’oro: tra gli altri, Suat Serdar per l’Hellas Verona, Gianluca Busio per il Venezia, Oumar Solet per l’Udinese, Maxime Leverbe per l’L.R. Vicenza, Mattia Bortolussi per il Padova, Christian D’Urso per la Triestina, fino al «Miglior allenatore» assegnato a Matteo Andreoletti. Nel mosaico, la tessera gialloblù porta il nome del capitano: un segnale che va oltre le statistiche. Fonte di legittimazione, certo, ma anche responsabilità ulteriore dentro lo spogliatoio.

UN GRUPPO CHE NON CAMBIA PELLE, UNA FASCIA CHE NON CAMBIA VOCE
L’estate ha ridisegnato parecchie gerarchie all’interno del gruppo gialloblù: nuovi innesti, qualche addio, ruoli ridefiniti. In questo contesto, la settima stagione di Trainotti con la maglia del Trento non è soltanto una statistica, ma una trama di relazioni e rituali nello spogliatoio. La fascia, che non basta mai a fare un leader, qui trova il suo interprete naturale: discreto fuori, assertivo in campo, il centrale ha costruito negli anni un capitale di fiducia presso compagni e ambiente. Le parole pronunciate dopo il premio, dedica alla squadra, riconoscenza alla società per averlo rimesso in carreggiata nel calcio professionistico, non sono una cornice retorica: sono la riprova di un patto di lungo corso tra giocatore, club e città.

COSA DICONO I NUMERI (E GLI EPISODI)
1) Il 3-1 sull’Ospitaletto è la terza vittoria in quattro gare: il trend racconta un Trento in rimonta di fiducia e punti. 2) Al “Briamasco”, davanti a circa 1300 spettatori, la gestione del vantaggio è parsa più matura rispetto alle giornate in cui il finale era costato caro. Il riferimento corre al 2-2 con l’Arzignano, arrivato dopo un’espulsione e due palle inattive concesse nel finale: una lezione che ha lasciato il segno. 3) Diversi tabellini dicono che il 4-3-3 di Tabbiani è schema base, con varianti di uomini (e micro-principi) a seconda dell’avversario. In questo sistema, la zona Trainotti resta baricentro emotivo e tecnico. Sono segnali utili per leggere il prosieguo. Il campionato, denso, competitivo, con avversarie di zona «pesanti» come L.R. Vicenza, Cittadella, Triestina, Virtus Verona, non perdona chi smarrisce la rotta per settimane. Ma premia chi cura i dettagli e non spreca gli snodi favorevoli. La partita con l’Ospitaletto è stato uno snodo favorevole gestito con discernimento.

TRIESTINA ALL'ORIZZONTE: BANCO DI PROVA
Lo sguardo di Trainotti si sposta subito alla trasferta del «Rocco»: la Triestina è una di quelle squadre che «vendono cara la pelle», come ha ricordato il capitano. La sfida è duplice. Tecnica: reggere l’urto nella trequarti difensiva contro una rosa profonda, restando puliti nel primo controllo sotto pressione. Mentale: non smarrirsi se l’inerzia gira, come successo nella rimonta subita con l’Arzignano. È in questi contesti che una fascia pesa: guidare la linea, tenere alto il baricentro quando possibile, stabilire la soglia minima di aggressività. Se il Trento vuole scalare davvero la classifica, sono queste le giornate che fanno curriculum.

OLTRE LA RETORICA DEL «LEADER»
Si tende spesso a leggere nell’icona del capitano una semplificazione: carisma, parole giuste, facce giuste nelle foto. Nel caso di Andrea Trainotti, il «dopo» premio aiuta a separare l’immagine dalla sostanza. Al Galà ha ringraziato, sul campo ha ripreso a lavorare su quelle «due o tre cose» da sistemare. Questo è il punto: la leadership non è il racconto ma il processo quotidiano, fatto di posizionamenti, correzioni, richiami ai compagni, esempio nelle sessioni di allenamento. E di colpi di testa come quello del 71’ contro l’Ospitaletto, che non entra ma dice a tutti che il capitano è lì, a indicare la strada. E il premio al Galà del Calcio Triveneto, messo sullo scaffale giusto, è insieme un promemoria e una promessa.

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