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Serie C

La terza squadra di Milano fila come un treno: tra il rossonero e il nerazzurro anche l'arancione mostra i muscoli

Un team che cresce senza clamori: da progetto paziente a realtà competitiva, con cantieri che avvicinano lo stadio di casa

ALCIONE SERIE C - GIOVANNI CUSATIS

ALCIONE SERIE C - Giovanni Cusatis allena gli orange dalla stagione 2021-2022 quando la squadra era in Serie D

Una traversa che vibra, il tifo di casa che trattiene il fiato e, pochi secondi dopo, la zampata che cambia la partita: al minuto 71 del 9 novembre 2025, sul prato del «Rigamonti», l’Alcione Milano scavalca l’Union Brescia con il gol di Kevin Bright e firma uno 0-1 di sostanza, più che di stile. Una vittoria lontana dagli effetti speciali, ma vicinissima a ciò che distingue i gruppi maturi: difendere con ordine, saper soffrire e colpire quando il cronometro pesa. È l’istantanea di una squadra che si sta costruendo addosso un profilo credibile e competitivo, specchio di un percorso pianificato nel tempo e tradotto a punti in questa stagione di Serie C.

IL CANTIERE TECNICO DI CUSATIS
Al centro della scena c’è un allenatore che ha lavorato «di lima» per anni. Giovanni Cusatis, milanese, classe 1967, è il regista silenzioso del progetto: in 5 stagioni ha modellato un gruppo coeso che fa della competizione interna e della rotazione la propria leva competitiva. Non un esercizio di stile, ma un principio organizzativo: rinnovare l’undici senza snaturare i principi, alzare l’asticella dell’attenzione e far sentire tutti parte del risultato. È così che il tecnico ha attraversato la promozione del 2024 e la seconda annata tra i professionisti senza perdere bussola né tono. La sua biografia, densa di panchine «operaie» e apprendistati illustri (anche all’estero), spiega parte del perché: un calcio pragmatico, capace di assorbire le difficoltà e di restituirle in solidità.

BRESCIA-ALCIONE 0-1: SONO 3 PUNTI CHE PESANO
Il derby lombardo al «Rigamonti» non è una partita qualsiasi. L’Union Brescia, in alto in classifica, spinge e costruisce, prende anche un legno con Cisco nel primo tempo, ma si scontra con l’organizzazione arancione. Nella ripresa, dopo una traversa di Morselli, arriva il gol-partita di Bright: timing perfetto, cinismo da squadra cresciuta. Nel finale l’Alcione sfiora pure il raddoppio con Samele. Il tabellino non scintilla, ma le implicazioni sì: i tre punti muovono la graduatoria del girone A e certificano una dote preziosa, la capacità di portare a casa «gare sporche» lontano da Sesto San Giovanni, dove gli orange giocano le gare interne al Breda. È la grammatica delle squadre che stanno diventando adulte.

IL PROGETTO «ORANGE»: AMBIZIONE CHE NON ALZA LA VOCE
Per capire la traiettoria bisogna tornare indietro e guardare la linea retta, non i picchi. L’Alcione, storico club milanese fondato nel 1952, si è distinto per una cultura giovanile riconosciuta e per una crescita «a gradini», senza forzature. La Serie D, la promozione sfiorata nel 2023 (con playoff vinti ma stop per questioni di impianto), quindi il titolo nel 2023-24 e l’ingresso nei professionisti: tappe che raccontano un club che programma e verifica. La prima stagione in C è servita a capire la categoria, la seconda sta certificando che il lavoro di medio periodo paga.

GOVERNANCE E CAPITALI: UN DIETRO LE QUINTE NON SECONDARIO
Negli ultimi mesi la società ha acceso un semaforo verde su un tema decisivo: la struttura proprietaria si è allargata con l’ingresso di Umberto Petricca e Alberto Vigo. Il primo, imprenditore alla guida del Gruppo UPZ (asset superiori a 4,5 miliardi di euro, esperienza in grandi opere in Nord e Sud America), ha acquisito circa il 30% del capitale; il secondo, manager con curriculum in Mediobanca e Nextalia SGR, è entrato con una quota di circa il 10%. Non un semplice aumento di soci: l’obiettivo dichiarato è accelerare i progetti infrastrutturali, nuovo stadio e centro sportivo, e consolidare la sostenibilità di lungo periodo. La governance aggiornata vede Giulio Gallazzi presidente e amministratore delegato, con un C.d.A. allargato. Sono tasselli che trasformano l’ambizione in cantieri.

UNO STADIO A DUE PASSI DA SAN SIRO
Capitolo impianti, perché il calcio del 2025 si misura anche da lì. Gallazzi ha più volte spiegato la via scelta: procedura in partenariato pubblico-privato (PPP), area appena fuori Milano, a pochi chilometri da San Siro. L’idea è chiara: uno stadio «di categoria» subito, ma predisposto alla crescita, per essere, nelle parole del presidente, il «secondo stadio di Milano». Le tappe? Lavori auspicati tra febbraio e marzo 2026 per provare a chiudere la stagione «a casa propria», intanto con base al Breda grazie alla disponibilità della Pro Sesto. Non è la prima ipotesi esplorata: in passato si sono fermate soluzioni come Arena Civica (stop per ragioni di ordine pubblico), o il Carraro al Gratosoglio (resistenze del territorio). Oggi il dossier appare più indirizzato, con timeline prudenziale ma esplicita. Per la capienza, gli scenari citati nelle interviste societarie parlano di circa 1.600 posti in prima fase, espandibili a 5.500 in ottica Serie B.

ROTAZIONE COME VANTAGGIO COMPETITIVO
La partita di Brescia rilancia un concetto diventato bagaglio quotidiano: la rotazione. Dall’inizio della stagione l’Alcione ha raramente riproposto lo stesso undici due volte di fila. Non è turnover per dovere, ma una strategia coerente con l’idea di competizione interna e gestione dei carichi: cambiare interpreti, tenere alto il livello di attenzione, modulare il piano gara. A Brescia sono stati determinanti i subentrati; in altre uscite, tra campionato e Coppa Italia di Serie C, si sono alternati i riferimenti offensivi come Morselli, Marconi e Samele, con minuti e responsabilità ripartite. Sul filo della stagione, il francese Pitou tra le linee ha offerto soluzioni senza dare riferimenti, mentre la crescita di Agazzi tra i pali ha dato continuità al reparto arretrato. Sono scelte coerenti con l’approccio metodico del tecnico.

MILANO SI ACCORGE DELL'ALCIONE
Nel racconto sportivo della città, da sempre polarizzata tra Inter e Milan, filtra una terza tonalità: l’arancione. Le partite al Breda portano famiglie e curiosi, il racconto mediatico si allarga e, soprattutto, l’identità cresce. La cifra non è l’urlo, ma la coerenza: una comunità che si riconosce in un progetto con metodo, fiducia e realismo. Nei piani societari, l’obiettivo è radicare l’appartenenza e trasformarla in pubblico stabile: lo stadio di proprietà è il moltiplicatore che può cambiare scala. L’Alcione non promette quindi fuochi d’artificio: preferisce accendere luci stabili. E, al momento, la notte lombarda inizia davvero a colorarsi di arancione.

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