Serie A
13 Novembre 2025
Edoardo Bove, centrocampista classe 2002, è stato colpito da arresto cardiaco durante la partita Fiorentina-Inter del 1° dicembre 2024
Il gioco era fermo, il brusio dello stadio acceso su un controllo VAR. Poi, al minuto 17 di Fiorentina-Inter del 1° dicembre 2024, un corpo viola si piega su se stesso e cade in avanti. Era Edoardo Bove. In pochi secondi, il pallone smette di contare, le braccia dei compagni si alzano a chiamare aiuto, l’aria intorno allo Stadio Franchi si fa pesante, quasi immobile. I sanitari arrivano a velocità perfetta, seguono il protocollo, applicano il defibrillatore. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale Careggi e la partita si spegne. Il calcio si ritrova davanti alla sua verità più semplice: i primi minuti sono tutto.
UN ANNO DOPO
Quasi 12 mesi dopo, il 17 novembre alle 17.30, lo stesso Bove sarà in un altro stadio, simbolico e potentissimo: il Senato della Repubblica, Sala Caduti di Nassirya, in Piazza Madama 11 a Roma. Non per giocare, ma per farsi volto e voce della cosiddetta «Legge Bove»: un disegno di legge firmato dal senatore Marco Lombardo e da Carlo Calenda, pensato per irrobustire la formazione al primo soccorso in scuole, società sportive e aziende, e per accelerare la diffusione capillare dei defibrillatori (DAE). All’evento sono annunciate presenze di peso, dal ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi alla vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, fino alla senatrice Simona Malpezzi e ai referenti di chi il primo soccorso lo insegna ogni giorno, come Mirko Damasco di Salvagente Italia e Andrea Scapigliati dell’Italian Resuscitation Council (IRC).
IL MALORE AL FRANCHI: UNA DOMANDA COLLETTIVA
Il 1° dicembre 2024 la gara tra Fiorentina e Inter viene sospesa e poi rinviata: Bove, in prestito alla Fiorentina dalla Roma, perde conoscenza a gioco fermo e crolla sull’erba. I compagni e gli avversari capiscono all’istante la gravità. La prontezza del personale sanitario e la disponibilità del DAE in campo fanno la differenza, consentendo il trasferimento in condizioni stabili al Policlinico di Careggi. Le prime notizie dal reparto di terapia intensiva sono prudentemente incoraggianti: esclusi danni acuti a sistema nervoso centrale e apparato cardiopolmonare, si attende la rivalutazione nelle 24 ore successive. In pochi giorni, la cronaca si allarga alle reazioni: l’abbraccio del calcio italiano ed europeo, i messaggi dei colleghi, la paura e la speranza.
IL PERCORSO SUCCESSIVO
Poco dopo, i medici definiscono il percorso clinico: a metà dicembre 2024 Bove viene dimesso, dopo l’impianto di un ICD (defibrillatore cardiaco impiantabile). È un dispositivo che monitora il ritmo e, in caso di aritmie fatali, eroga una scarica per ripristinare il battito. Un salvavita, ma non compatibile con le regole di idoneità agonistica in Serie A: in Italia, con un ICD impiantato non si ottiene l’idoneità a praticare sport professionistico. È successo con Christian Eriksen, costretto a lasciare l’Inter dopo l’operazione e ripartito altrove. Al di fuori del calcio stessa cosa è capitata nel ciclismo nel 2021 a Sonny Colbrelli, vincitore in carica della Parigi-Roubaix. Anche per Bove si apre un bivio: rimuovere l’ICD (solo se i medici lo riterranno possibile e sicuro) o ripensare la carriera lontano dal nostro campionato.
LA «LEGGE BOVE»
La proposta che porta il suo nome, e alla cui presentazione Bove parteciperà come testimonial, mira a trasformare un trauma personale in politica pubblica. Il cuore del disegno di legge, stando alle anticipazioni istituzionali e di stampa, è triplice: 1) rafforzare in modo strutturale la formazione al primo soccorso in scuole, società sportive e aziende; 2) aumentare la disponibilità e l’accessibilità dei defibrillatori (DAE) nei luoghi di sport e di grande affluenza; 3) consolidare una vera cultura dell’emergenza, in cui tutti sappiano riconoscere un arresto cardiaco, chiamare il 112/118, iniziare la RCP e usare un DAE. Non si riparte da zero. In Italia, con il Decreto Balduzzi del 24 aprile 2013 e gli atti successivi (11 gennaio 2016 e 26 giugno 2017), l’obbligo di dotarsi di DAE è già realtà per le società sportive, professionistiche e, con alcune esclusioni definite, anche dilettantistiche; è inoltre richiesta la presenza di personale formato durante le gare. La Legge 116/2021 ha ampliato la platea dei soggetti che possono usare il DAE, introdotto tutele e previsto una piattaforma/app nazionale per censire e geolocalizzare i defibrillatori.
IL VALORE SPORTIVO E UMANO DI UNA SCELTA POLITICA
Il calcio spesso viene accusato di vivere in una bolla. Qui, al contrario, può fare da volano. La storia di Bove spiega ai ragazzi delle scuole calcio e ai loro genitori che il primo soccorso non è materia per specialisti: è una competenza civica. Agli amministratori dice che obblighi e dotazioni servono se diventano procedura quotidiana. Alle leghe e alle federazioni ricorda che dotarsi di DAE e di addetti formati è un requisito sostanziale, non formale. La «Legge Bove» non è un colpo di teatro. È il tentativo di dare al Paese un linguaggio comune sull’emergenza, agganciando scuola, sport e lavoro a standard europei e a una digitalizzazione utile (mappa dei DAE, app interoperabili, registro nazionale degli arresti cardiaci). Se l’iter parlamentare sarà rapido e la macchina amministrativa verrà allineata, i primi 3 minuti, quelli che separano l’angoscia dal possibile ritorno alla vita, potranno diventare terreno di responsabilità condivisa.