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Serie C

Da giocatore salì dalla C2 alla A nella favola più bella del Sud degli anni '90, ora da ds è specializzato in risalite

Un dirigente abituato alle scalate, un club in cerca di continuità: il patto triennale può ridisegnare ambizioni e metodo di lavoro

POTENZA SERIE C - GIUSEPPE DI BARI

POTENZA SERIE C - Giuseppe Di Bari, ex difensore del Foggia classe 1969, come ultima esperienza è stato al Crotone

In una mattina di novembre in cui il vento sferza lo Stadio Alfredo Viviani, la scena è insolita: non un gol, non un’esultanza, ma una penna che scorre su un contratto. È la firma di Giuseppe Di Bari, nuova bussola dell’area sportiva del Potenza Calcio. Sul tavolo, un accordo fino al 30 giugno 2027 e un dossier voluminoso sul Girone C: numeri, incastri di mercato, una rosa da potenziare, una classifica da raddrizzare. Al suo fianco, un volto che conosce bene: Alessio Cappella, chiamato a fare da coordinatore dell’area tecnica. Non è un semplice avvicendamento: è un cambio di passo che chiama in causa metodo, competenze e una visione a medio termine.

UN INCARICO CHE ARRIVA IN UN MOMENTO CHIAVE
L’annuncio non piove dal cielo. Due giorni prima dell’ufficialità, Enzo De Vito aveva rescisso consensualmente con i rossoblù; dopo 13 giornate, il Potenza era all’11° posto del Girone C con 16 punti: terreno sufficiente per ripartire, ma non per accontentarsi. L’ingaggio di Di Bari si inserisce dunque in un contesto in cui servono equilibrio e coraggio: equilibrio per gestire il presente senza strappi, coraggio per pretendere un rendimento più continuo. Il club ha fissato la presentazione ufficiale del nuovo direttore sportivo per venerdì 14 novembre alle 10:30 nella sala stampa del Viviani: un passaggio non solo rituale, ma identitario, per ribadire la centralità dello stadio e del rapporto con la piazza. È lì che Di Bari e Cappella illustreranno linee guida, priorità e tempi d’intervento.

DI BARI, IL DIRIGENTE DELLE RISALITE
Ex difensore dai modi concreti, pescato dal Foggia di Zdenek Zeman dalla C2 (Bisceglie) per giocare in Serie A, Giuseppe Di Bari ha cominciato a ragionare da dirigente già quando era calciatore. La transizione ufficiale arriva nel 2011 al Manfredonia, laddove tutto era iniziato con gli scarpini ai piedi: primo laboratorio gestionale, prime scelte, prime cicatrici. Un anno dopo, la chiamata che segna una traiettoria: Foggia, stagione 2012-2013. Qui il suo lavoro entra nella geografia emotiva del calcio pugliese. In rossonero, Di Bari orchestra la «scalata» dalla Serie D alla Serie B, infilando la Coppa Italia di Lega Pro 2016 e, l’anno successivo, la promozione con annessa Supercoppa di Lega: un trittico che racconta la sua attitudine a dar continuità ai progetti quando i presupposti, tecnici e societari, sono coerenti.

LE ESPERIENZE CHE TEMPRANO
Non solo Puglia nel suo percorso. C’è il Portogallo con l’Olhanense, ci sono piazze storiche come Arezzo e Novara (costruì una squadra da zero, che centrò il ritorno tra i Professionisti al primo colpo), c’è la pressione della Juve Stabia e la concretezza del Crotone. Una mappa che gli ha imposto linguaggi e tempi diversi: dal lavoro sul parco under alla rivisitazione dei parametri di ingaggio, dalle ricostruzioni rapide post-retrocessione alle correzioni in corsa tra estate e mercato di gennaio. Al Crotone, nel 2023, ha ritrovato proprio Alessio Cappella nello staff, un asse che oggi si ricompone in Basilicata.

IL QUADRO DEL POTENZA OGGI
Al momento della nomina, il Potenza è a metà del guado: 16 punti in 13 partite, zona centrale della graduatoria, potenziale ancora inespresso in alcune fasi della gara e una distribuzione dei gol che può migliorare. Il compito di Di Bari è duplice: consolidare ciò che funziona, identità, blend tra esperienza e gioventù, reparti con buoni automatismi, e intervenire dove i numeri suggeriscono margini evidenti. La fotografia scattata dopo il turno più recente indica una squadra che può ambire a inserirsi stabilmente nella corsa playoff con una striscia di risultati utili.

PANCHINA E DINAMICHE INTERNE: FIDUCIA E PRAGMATISMO
Nelle ultime settimane il nome di Pietro De Giorgio è entrato nel dibattito cittadino: la squadra gli ha fatto quadrato attorno nei momenti più caldi, ma i prossimi risultati peseranno. Qui l’arrivo di Di Bari può incidere per metodo e mediazione: clarifica degli obiettivi, definizione condivisa delle priorità, dalla gestione degli infortuni all’utilizzo di profili specifici, e un confronto serrato sui correttivi tattici utili a breve termine. La cronaca recente dice che la panchina è stata oggetto di discussione, ma il club ha evitato mosse impulsive. Il nuovo ds eredita quindi una situazione «elastica»: non sfilacciata, ma da raddrizzare.

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