Serie A
14 Novembre 2025
PISA SERIE A - Idrissa Tourè, centrocampista tedesco classe 1998, nel massimo campionato in corso conta 9 presenze e una rete
È un’immagine che resta addosso: il tabellone dell’Arena Garibaldi-Stadio Romeo Anconetani inchiodato sull'0-0, la palla ancora a spiovere lenta oltre il secondo palo, l’incornata di Idrissa Touré che si infila in rete e il boato che non è solo gioia: è liberazione, memoria, identità. In quel momento non si spegne soltanto una partita. Si interrompono 34 anni, per l’esattezza 12.635 giorni, di attesa per una vittoria del Pisa in Serie A, dal 12 maggio 1991 (Pisa-Bari 1-0 con rete del centrocampista David Fiorentini) a oggi. E il protagonista, Touré, aggiunge un tassello quasi mistico al racconto: «L’avevo sentito dal giorno prima, l’ho ripetuto mentre rientravo in campo all’inizio della ripresa: stasera faccio gol». Non retorica, non casualità: un’intuizione che s’incastra con una misura tattica provata, studiata e poi eseguita con la semplicità dei gesti inevitabili.
IL CONTESTO CHE PESA: LA PRIMA «VERA» VOLTA DOPO 34 ANNI
La trama emotiva è chiara, ma la cornice sportiva è altrettanto rilevante. Siamo all’11ª giornata di Serie A 2025-26, notte di venerdì all’Arena Garibaldi. Di fronte, due neopromosse che si giocano molto più di 3 punti: Pisa contro Cremonese. I nerazzurri cercano il primo successo del campionato; i grigiorossi vogliono rilanciare la corsa dopo un avvio solido. Finirà 1-0 con gol di Touré al 75’ su servizio di Matteo Tramoni: un cross «teleguidato» da sinistra, all’altezza del secondo palo, proprio come indicato nella riunione match day dal tecnico Alberto Gilardino. Quella palla girata col tempo giusto, quell’attacco allo spazio a fari spenti: non è una fiammata isolata, ma la traduzione pratica di una consegna. Il dettaglio arriva dallo stesso Touré: «Il mister ci aveva detto che sui cross da sinistra, attaccando il secondo palo, si poteva far male». È andata così. E questo rende la «profezia» qualcosa di più di una sensazione: è la certezza che nasce quando convinzione individuale e principio collettivo si allineano.
LA PARTITA: EQUILIBRIO, LEGNI E UN COLPO A MENTE FREDDA
La gara non è un assolo. La Cremonese di Davide Nicola maneggia bene il pallone, si costruisce momenti di pericolosità, il legno di Franco Vázquez nel primo tempo diventa il simbolo di un equilibrio che poteva disperdere la serata in un pareggio. Il Pisa, però, cresce dopo l’intervallo: mette metri sulle corsie, migliora la qualità dell’ultimo passaggio e, soprattutto, riconosce il match-up che sta cambiando l’inerzia. La chiave è lì, nel lato forte mancino dei nerazzurri, potenziato da Tramoni. Quando l’esterno corso alza la testa e calibra, la linea grigiorossa si stringe verso la palla: è l’istante che Touré legge da incursore «mascherato», smarcandosi sulla coda dell’azione. Arriva al secondo palo senza clamore, con il tempo di chi sa dove arrivare: incornata pulita, palla nell’angolo, 1-0. Le statistiche della serata dicono di un possesso ospite più alto, ma anche di una superiore qualità delle chance nerazzurre nella ripresa, quando la partita ha chiesto freddezza e precisione.
IL PESO SPECIFICO DEL GOL
1) È la prima vittoria del Pisa in Serie A dopo 34 anni: l’ultima risaliva a Pisa–Bari 1-0 del 12-05-1991, firmata da David Fiorentini al 76’. Il calcio ha un gusto feroce per le simmetrie: stesso punteggio, stesso minuto. 2) È la prima vittoria stagionale dei nerazzurri nella massima serie, che muove la classifica in modo concreto e, soprattutto, sblocca una componente psicologica decisiva per una neopromossa. 3) È un gol che rilegge la geografia dell’Arena Garibaldi: per settimane, i nerazzurri avevano faticato a segnare in casa nella nuova Serie A, alimentando una statistica fastidiosa. Spezzarla con una giocata così «di sistema» ha un valore terapeutico.
FEDE, FAMIGLIA E LAVORO: IL PROFILO UMANO CHE SPIEGA IL GIOCATORE
Nel dopo partita, Idrissa Touré non è l’eroe inconsapevole: si presenta per quello che è – un professionista che ha lavorato a lungo per arrivare pronto qui. Parla di famiglia, di un figlio appena nato («un big boy», dice sorridendo), della fede musulmana e del sostegno ricevuto dalla società nel periodo del Ramadan, anche con un nutrizionista dedicato. Non sono dettagli folkloristici: raccontano un club che ha fatto un salto di qualità anche nei supporti «intangibili» e un giocatore che ha imparato a gestire le oscillazioni emotive di un campionato che non perdona. Touré rivendica un dato: «Di solito segno 5-6 gol a stagione: sentivo che mi sarei sbloccato». Non è presunzione, è metodo. In Serie A le spaziature sono più strette, i tempi si riducono, ma la propensione all’inserimento è talento replicabile se la squadra costruisce i contesti giusti.
IL FILO CHE UNISCE IL 1991 AL 2025
Che un successo del 2025 debba continuamente conversare con una pagina del 1991 è più che un vezzo nostalgico. Di mezzo c’è l’identità del club e di una città. Tra quelle due date, il Pisa ha attraversato categorie, proprietà, cicli tecnici, ha vissuto entusiasmi e cadute. Il ritorno in Serie A (e la prima vittoria) non è un episodio, è il punto di contatto di un lavoro che ha rimesso in fila: 1) Strutture e competenze societarie della Pisa Sporting Club. 2) Una rosa assemblata per mantenere il senso di comunità della promozione e aggiungere «pezzi di Serie A». 3) Un tecnico, Gilardino, che ha saputo mettere in equilibrio istinto e organizzazione, curando la fase senza palla e scegliendo con pazienza dove alzare l’asticella con la palla. Il collegamento più poetico resta il minuto: 76 allora, 75 ora. Ma c’è dell’altro. Nel 1991 quella vittoria non bastò a evitare la retrocessione; oggi, questa vittoria, così presto nel campionato, può valere come mattoncino fondativo di un percorso di permanenza.