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14 Novembre 2025
Albin Ekdal, 36 anni, saluta il calcio (giocato) dopo quasi 600 presenze fra Club e Nazionale
Il 28 settembre 2014, a San Siro, il rumore è quello di un’onda che cresce: tre tocchi, tre gol. In un quarto d’ora il centrocampista svedese con la maglia del Cagliari chiama il suo destino per nome: Albin Ekdal. Tripla firma, 1-4 all’Inter; una di quelle partite che ti fissano per sempre nella memoria collettiva. Sono passato più di undici anni. Fatti di girovagare, per lo svedese - che salutata la Sardegna si è accasato prima all'Amburgo, per poi tornare (momentaneamente) in Italia prima con la Sampdoria e poi con lo Spezia - e con un cerchio rosso intorno al 9 novembre 2025. A Växjö, nel match decisivo della Allsvenskan tra Östers IF e Djurgårdens IF, finisce 1-3. Ekdal ha 36 anni, ringrazia e si ferma. E saluta il calcio giocato.
Definirlo “metronomo” è poco. Ekdal è stato un centrocampista di equilibrio: copertura intelligente dello spazio, letture preventive, primo passaggio pulito, gestione dei tempi. Ha spesso interpretato il ruolo di mezzala in sistemi a 3 di centrocampo, o di mediano basso in costruzione a 2, schermando la zona centrale e fungendo da valvola di sfogo sotto pressione.
Con Marco Giampaolo alla Sampdoria, ad esempio, si è visto il suo contributo nella fase di consolidamento: baricentro del palleggio, smarcamenti continui in zona luce, verticalizzazioni misurate per attivare la catena di destra. Un calciatore “da allenatore”, per intendersi, perché l’utilità precedeva il gesto appariscente.
Il ragazzo cresciuto nel vivaio del Brommapojkarna sbarca alla Juventus nel 2008: una meteora? No, un primo passo. Con i bianconeri colleziona 3 presenze in Serie A, poi un prestito al Siena (2009/10, 26 gettoni e 1 gol), quindi Bologna (2010/11, 22 presenze e 1 rete), e la casa professionale che più lo segnerà: Cagliari (2011-2015, 116 presenze e 8 reti). In totale - aggiungendo anche Sampdoria e Spezia - supera la soglia delle 300 presenze in Serie A. Numeri che raccontano di affidabilità, continuità e di un profilo capace di adattarsi a contesti e allenatori differenti, spesso come perno tattico silenzioso e necessario.
Ma se non lo vogliamo ricordare solo per l'exploit del Meazza, rimane eccezionale, per un centrocampista di posizione, siglare una tripletta, all'Inter, in quindici minuti. Quella domenica di fine settembre 2014 è il picco statistico ed emotivo di Ekdal in Italia: prima conclusione vincente in mischia, poi inserimento letale su palla scoperta e, infine, zampata da calcio d’angolo. Il resto di quel pomeriggio lo fa anche l’episodio - l’espulsione di Yuto Nagatomo al 27’ - e una giornata storta dell’Inter di Walter Mazzarri. Un momento isolato? Solo in parte: nel repertorio di Ekdal c’è anche la capacità — quando il contesto lo chiede — di uscire dallo spartito.
Tra Cagliari e Sampdoria c’è la tappa HSV: Amburgo (2015-2018), tre stagioni complicate, una lunga battaglia per non retrocedere, poi la discesa in 2. Bundesliga. In Germania Ekdal segna 1 gol in 54 presenze di campionato, vive anche grave un infortunio e torna in Italia da professionista completo. Dopo la Spezia e la parentesi spezzina da 40 presenze, firma per il Djurgården, il club del cuore, per chiudere il cerchio nella città natale. Una scelta identitaria, che chiude un percorso lungo 18 anni tra professionismo e Nazionale. La sua decisione, maturata tra Stoccolma e ricordi italiani, è stata confermata dalla stampa svedese: una conclusione senza grandi annunci, in pieno stile Ekdal.
E in Nazionale? Più di 70 presenze fra il 2011 al 2023, con le partecipazioni ad Europei e Mondiali. Il 20 novembre 2023, nell’ultima gara delle qualificazioni a Euro 2024 contro l’Estonia, saluta da capitano alla Friends Arena: standing ovation e simbolica resa dei conti con il tempo. E a distanza di due anni, l'addio è al calcio giocato.