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Serie C

Torna al gol dopo 7 partite e segna la rete della vittoria per una clamorosa rimonta, l'attaccante è eterno

Un successo che racconta carattere, panchina e identità: le parole del Bomber e i segnali che possono cambiare la stagione

CAMPOBASSO SERIE C - VITO LEONETTI

CAMPOBASSO SERIE C - Vito Leonetti, attaccante classe 1994 prelevato la scorsa estate dal Team Altamura, per lui ad ora 5 gol in 14 partite di campionato

Una palla vagante planata nell’area piccola al minuto numero 80, un colpo di testa maldestro di un difensore che diventa assist involontario, e il destro di Vito Leonetti che non è una frustata di potenza, ma un tocco chirurgico, quasi tenero, quanto basta per superare Martelli e far rotolare il pallone oltre la linea. Al «Tullio Morgagni» di Forlì il tempo si ferma per un istante: da 0-2 a 3-2 per il Campobasso. E, dentro quel gol, si sente il rumore di una serratura che finalmente scatta. «Il gol mi mancava», dirà poco dopo Leonetti, sorpreso dalla propria sincerità. Gli mancava davvero: erano passate 7 partite senza esultare. E quando un centravanti rimette in moto la bussola, spesso riparte tutto il resto.

DAL BLACK OUT AL RIBALTONE
Il match aveva preso una piega perfetta per il Forlì: al 28’ il rigore trasformato da Elia Petrelli spiana la strada ai biancorossi; allo scadere del primo tempo (45’) il raddoppio di Franzolini, su invenzione di Macrì, sembra mettere la parola fine. Il Campobasso accusa un evidente blackout: «I primi 15 minuti abbiamo approcciato bene la partita, poi l’episodio del rigore ci ha buttato giù… non siamo stati lucidi, e abbiamo preso anche il secondo gol», racconterà Leonetti. Un’interruzione di corrente emotiva e tattica, fotografata in diretta. Ma all’intervallo succede qualcosa: ci si guarda negli occhi, si ricompongono idee e distanze. Nella ripresa, al 52’ circa, la gara si riapre: Juan Brunet accorcia su palla inattiva, angolo di Gala, prolungamento di Cristallo, poi tocca a Cristian Padula, entrato dalla panchina, leggere il tempo dell’inserimento e punire al 72’. All’80’, infine, la giocata che rimette Leonetti al centro del racconto. Rimonta completata: 2-3.

«ENERGIA PER AIUTARE LA SQUADRA»
«Vivo per segnare, e mi mancava. Questo gol mi dà energia positiva per aiutare la squadra», confessa nel dopo partita l'attaccante classe 1994, ricordando il digiuno di gare. Non è un dettaglio psicologico: per un attaccante arrivato in estate con un curriculum da oltre 300 presenze e una dote di reti abbondante in Serie C e D, l’astinenza pesa due volte, su sé stessi e sul contesto. A Forlì, quel tocco sotto misura cambia tanto: interrompe un conto alla rovescia personale, regala 3 punti in trasferta e invia un messaggio agli avversari del Girone B. La frase-chiave, però, sta in coda: «L’importante era vincere, anche se avesse segnato un altro». È identità collettiva, prima ancora che risveglio del bomber.

LA SOSTA DELL'ANIMA, LA SCOSSA NEGLI SPOGLIATOI
C’è una linea sottile tra la reazione emotiva e l’aggiustamento tecnico. Il Campobasso di Luciano Zauri (in panchina con lo staff, gestione accorta dei cambi) scuote l’inerzia con scelte riconoscibili: più spinta sugli esterni, Cristallo subito alla ripresa per alzare la catena destra, gamba fresca in attacco con Bifulco e poi l’ingresso di Padula per attaccare lo spazio. La rimonta non nasce da un assalto disordinato, ma da tre assetti che si incastrano: la qualità sui piazzati (corner battuti con criterio, con Gala metronomo), la densità centrale senza palla per impedire al Forlì di uscire pulito, la scelta di assaltare il secondo palo con continuità. I gol lo certificano: uno su palla inattiva, uno su attacco dell’half-space, uno su errore indotto dalla pressione. Dettagli che diventano sostanza.

LA PARTITA DENTRO LA PARTITA
Il racconto romagnolo parla di «harakiri»: gestione perfetta per 45 minuti, poi un crollo verticale. Il Forlì paga la scelta di abbassarsi troppo presto e la perdita di campo sui fianchi, complice anche la buona serata dei subentrati rossoblù. I biancorossi restano squadra organizzata, con un 4-3-3 che ha identità e gamba, ma dopo l’1-2 soffrono l’onda d’urto: il pareggio di Padula nasce da una marcatura persa sul taglio alle spalle, il 2-3 dalla lettura sbagliata sul pallone alto che diventa invito per Leonetti. “Forlì assente ingiustificato nella ripresa”, ha scritto senza giri di parole la stampa locale. Fotografia severa, ma aderente al L’altra fotografia della serata è fatta di sciarpe, cori e bandiere. «I tifosi sono stati tantissimi, più dei padroni di casa. Vincere per loro è speciale», ha detto Leonetti. Non è romanticismo: quando il settore ospiti sfonda la soglia simbolica delle mille presenze la spinta diventa concreta.

UN ATTACCANTE CHE SEGNA
Arrivato in estate con un biennale, Vito Leonetti porta in dote età «giusta» (classe 1994), repertorio completo e un vissuto da categorie che gli somiglia: da Bari (esordio in Serie B) a piazze come Turris, Matelica, Audace Cerignola, fino al recente passaggio al Team Altamura. Un cammino abbondante, fatto di reti e di partite «sporche» giocate e sbloccate. A Campobasso il suo compito è duplice: pesare in area e tenere alta la soglia agonistica. Il gol di Forlì, proprio perché «semplice», ha il valore di una firma d’autore: attaccare il primo tempo della palla, leggere l’errore avversario, scegliere la soluzione meno scenografica ma più efficace. Quello che serve per rimettersi a ritmo.

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