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Eccellenza

A 46 anni para 2 rigori ed è acclamato dai tifosi, dopo anni tra i Professionisti il portiere è sempre sulla breccia

Il navigato estremo difensore torna nello stadio dove fu di casa e costringe il taccuino a rileggere tutta una vita tra i pali

MATELICA ECCELLENZA - PAOLO GINESTRA

MATELICA ECCELLENZA - Paolo Ginestra, portiere classe 1979, ha debuttato tra i Professionisti nella seconda metà degli anni '90 in Serie C con il Fano

Quando al «Recchioni» di Fermo l’arbitro indica il dischetto, la curva rumoreggia. È il minuto 16 del 16 novembre 2025 e il Matelica è già sotto: la Fermana vola, ma tra i pali degli ospiti c’è un ex che il tempo non ha sbiadito. Paolo Ginestra, 46 anni compiuti il 14 febbraio, indovina un angolo, poi l’altro. Due rigori disinnescati nella stessa partita, come se nulla fosse. Il tabellino dirà 3-0 per i canarini; i racconti del dopo gara, però, saranno tutti per lui: applausi del suo ex stadio, messaggi di gratitudine e una statistica che pesa più di un risultato di giornata. Con quei due, i rigori neutralizzati in stagione sono già quattro, contando i due respinti in Coppa Italia contro il Fabriano Cerreto. Un portiere classe 1979 che sta ancora riscrivendo la propria storia, e un tema che torna: perché a questa età Ginestra continua a parare così bene dal dischetto?

UNA CARRIERA LUNGA (E IMPREVEDIBILE)
Nato a Pergola e cresciuto tra Pergolese e Fano, Ginestra esordisce in prima squadra nel 1997-98 proprio a Fano. Da lì una traiettoria italiana e ostinata: Triestina, Maceratese, Lecco, fino alle chiamate delle grandi che lo mettono a libro paga, Milan e poi Inter, senza però affidargli una maglia da titolare in Serie A. Sono gli anni in cui il talento si misura nelle piazze di provincia: Prato, Sassuolo, Vis Pesaro, quindi il passaggio a Livorno e la vetrina della Serie B con l’AlbinoLeffe. La maturità arriva con i quattro anni alla Ternana (2006-2010), poi Paganese, Foggia, Forlì, Fano e Casertana. Dal 2017 al 2022 torna e si radica a Fermo, diventando uno dei volti più riconoscibili della Fermana tra Serie C e D, prima del passaggio al Matelica nel 2022. Una geografia del calcio italiano che, messa in fila, racconta oltre due decenni di partite e più di 200 presenze nelle categorie professionistiche e semi-professionistiche.

FERMANA, CASA E RECORD
Se c’è una stagione che ha trasformato Ginestra da veterano affidabile a personaggio, quella è il 2020-2021. Nel caos di un campionato pandemico, il portiere para 6 rigori in Lega Pro. Un numero fuori scala, celebrato anche dalle testate nazionali, che lo colloca, per produzione annuale, tra i migliori pararigori europei, al punto da guadagnarsi il soprannome «Polipo Paul». In quei mesi capita persino di vedere una partita, Carpi–Fermana del 28 febbraio 2021, finire 0-0 con quattro rigori sbagliati: due li para proprio Ginestra, a 42 anni, entrando nella memoria collettiva della C. «Il segreto? L’acqua», scherza e non troppo in un’intervista di quei giorni, per poi spiegare che routine, idratazione, tempi d’attesa e studio dei rigoristi fanno il resto. Non è un lampo isolato. A Fermo, dove ha superato le 100 presenze complessive, Ginestra diventa anche un riferimento identitario: il profilo del veterano che respinge i discorsi sulla carta d’identità con i fatti, partita dopo partita.

NOVEMBRE: DUE RIGORI PARATI DA EX, MA IL MATELICA CADE A FERMO
Il ritorno allo stadio Recchioni da avversario, domenica 16 novembre 2025, è una capsula del tempo: stesso cielo marchigiano, stesso applauso del pubblico che lo ha amato, stesso istinto dal dischetto. Contro la Fermana, che in Eccellenza Marche 2025-2026 corre forte e vince 3-0, Ginestra para due rigori e tiene in bilico un risultato che senza di lui potrebbe dilatare. Il giorno dopo, il Matelica gli tributa una nota di riconoscenza, mentre lui, con stile, ringrazia i tifosi di Fermo sui social. La cifra che interessa un profilo così è un’altra: in autunno ha già rintuzzato 4 penalty stagionali, 2 in campionato e 2 in coppa regionale. Longevità operativa, non narrativa.

ANATOMIA DI UN PARA-RIGORI
Cosa rende Ginestra uno specialista dagli 11 metri? La risposta parrebbe un mosaico di abitudini più che un singolo trucco. 1) Preparazione specifica: sessioni dedicate con il preparatore dei portieri, negli anni fermani il riferimento era Ripa, ripetizioni sui tempi d’uscita e sulla spinta «a una mano», fondamentale per arrivare lontano pur restando reattivi. Allenarsi come un ragazzino, diceva lui nel 2021, senza sconti all’età. 2) Studio dell’avversario: come molti specialisti, Ginestra costruisce una banca dati mentale dei rigoristi, dalle rincorse agli appoggi del piede d’appoggio; ma resta fedele a un principio «elastico»: scegliere tardi, leggere il linguaggio del corpo e assecondare l’istinto. In quel campionato dei 6 rigori, questo mix ha pagato dividendi clamorosi. 3) Cura del corpo e della mente: l’idratazione come mantra, alimentazione sobria, rituali di concentrazione. Componenti minime, ma ripetute fino a diventare identità. A sostegno dell’idea che non esista un unico modo giusto, c’è la casistica: dalla doppia parata di Carpi ai due rigori stoppati a Fermo nel 2025, gli interventi sono diversi per tecnica e tempi. Un segnale semplice: l’abilità di un pararigori sta nell’ampiezza del repertorio, non in una fissa.

UN MESTIERE DI POSIZIONE, TALVOLTA IL TEMPO RISULTA UN ALLEATO
Nel lessico comune, i 46 anni di un portiere sono un paradosso per i tempi moderni. Eppure, proprio il ruolo tra i pali consente a chi si preserva di allungare il filo della carriera: la lettura delle traiettorie, il posizionamento, la gestione dei compagni valgono quanto la spinta dal suolo. Ginestra ha attraversato generazioni di attaccanti vedendo cambiare palloni, rinvii dal basso e moduli. È il tipico profilo che, più in basso scende l’asticella dei campionati, più accentua il proprio impatto: un’uscita alta insegna ai giovani difensori, una chiamata vocale sull’uomo tra le linee corregge un errore di reparto, un rigore parato sposta inerzie e classifica. E quando al «Recchioni» si spegne il rumore della partita, resta l’immagine del portiere che saluta i suoi ex tifosi. Un inchino di chi ha capito che il tempo, nel calcio, è il nemico solo di chi smette di cercarlo. Lui, a 46 anni, continua a inseguirlo sul dischetto, un rigore alla volta.

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