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18 Novembre 2025
Premier League, il tetto salariale vacilla: l’Arsenal si sfila e il voto di venerdì è a rischio
Chi ferma davvero il treno ad alta velocità della Premier League? Un tetto salariale o la paura di perdere terreno in Europa? A pochi giorni dal voto decisivo, l’ipotesi anchoring vacilla. E se persino l’Arsenal alza il piede dall’acceleratore, il progetto rischia di finire fuori gioco prima del fischio d’inizio.
La Premier League medita un rigido tetto salariale, ma la proposta barcolla: L’Arsenal è tra i diversi club di Premier League che stanno rivedendo la propria posizione sul controverso nuovo tetto salariale, con la proposta ora seriamente a rischio in vista del voto previsto per venerdì. In altre parole: partita apertissima. Il piano “anchoring” limita la spesa a cinque volte l’importo riconosciuto in premi e diritti tv al club che chiude ultimo. Tradotto in cifre: stagione 2023-24, Sheffield United 20° con 109,5 milioni di sterline incassati; il cap verrebbe fissato a circa 550 milioni. Il Times precisa: “Un sistema che limiterebbe la spesa a cinque volte l’importo versato in premi e diritti televisivi al club che finisce ultimo.” Un tetto così alto basterebbe a domare l’inflazione dei contratti o toglierebbe semplicemente ossigeno al campionato più ricco?
La notizia che fa rumore arriva da nord di Londra. “Tim Lewis, che in qualità di vicepresidente esecutivo dell’Arsenal era uno dei più convinti sostenitori dell’anchoring, ha lasciato l’Emirates Stadium a settembre e si ritiene che la posizione del club si sia ammorbidita sotto la nuova dirigenza.” Dunque, i Gunners, tra i promotori della prima ora, oggi frenano. Segnale di prudenza o spia di una frattura più ampia?
Per cambiare i regolamenti Premier servono 14 voti favorevoli. Quando, un anno fa, si votò per esplorare l’anchoring, i favorevoli furono 16 (Arsenal compreso). Ora però il vento gira: “Resta da vedere se il voto si terrà davvero nella riunione dei soci di venerdì, poiché secondo diverse fonti fino a otto club nutrono perplessità… Alcune società ritengono che l’anchoring potrebbe limitare drasticamente la capacità del calcio inglese di competere con i rivali europei.” In prima linea contro? Manchester United e Manchester City. E il co-proprietario dei Red Devils, Sir Jim Ratcliffe, non le ha mandate a dire: ha “dichiarato pubblicamente le sue preoccupazioni.”
Il contrasto non è solo politico: è anche giudiziario. “La Professional Footballers’ Association ha minacciato azioni legali e intende incontrare questa settimana i capitani dei 20 club di Premier League per spiegare come un tetto salariale potrebbe ridurre la loro capacità di guadagno.” Non basta: tre colossi della rappresentanza — Caa Base, Caa Stellar e Key Sports Management — “hanno incaricato un importante studio legale londinese di scrivere venerdì scorso al dipartimento legale della Premier League, sostenendo che tale misura violerebbe le norme sulla concorrenza.” Palla bollente, anzi incandescente.
Non c’è solo il salary cap sul tavolo di venerdì. Il Times riferisce che “le nuove norme sulle sponsorizzazioni con parti correlate” e le regole sullo “squad cost ratio” sono attese al voto nella stessa riunione. È il segnale di una Premier che vuole chiudere gli spazi alle scorciatoie creative, senza però perdere il suo appeal globale. Ma dove passa la linea tra sostenibilità e autogol competitivo?
Se la Premier si auto-limita, chi ne approfitta? Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1 osservano dal tunnel. Un cap rigido può riportare equilibrio o aprire la corsia di sorpasso a chi, fuori dall’Inghilterra, potrà offrire ingaggi più aggressivi ai campioni? La domanda è semplice come un uno-due nello stretto: proteggere i conti o proteggere il talento?
Per capire perché la battaglia è feroce basta un fotogramma: 27 aprile 2025, Anfield, Liverpool-Tottenham. Mohamed Salah, il numero 11 dei Reds, esulta sotto la Kop dopo il quarto gol. La didascalia è tutta lì: Liverpool, nord-ovest dell’Inghilterra, foto Paul Ellis/AFP. È questa la vetrina che la Premier difende: luci globali, stelle planetarie, diritti tv che girano come un contropiede riuscito. La Premier è all’ora X. Riuscirà a trovare la quadra tra sostenibilità e supremazia, tra cap e competitività? Il campo — e il voto di venerdì — dirà se il progetto anchoring è destinato a entrare in gioco o a restare negli spogliatoi.