Serie C
18 Novembre 2025
LIVORNO SERIE C - Davide Gentile, esterno difensivo classe 2003, nella stagione in corso 9 presenze e un gol in campionato con i labronici
L’istante che cambia la temperatura di una città non è sempre fragoroso. A volte è un colpo di testa in mischia, la traiettoria che sbatte sulla rete e poi una «pallonata» di gioia verso la Curva. È successo al «Picchi» nel pomeriggio di domenica 16 novembre 2025: Davide Gentile, classe 2003, ha segnato la sua prima rete tra i professionisti e il suo gesto istintivo, un pallone calciato verso il settore caldo, più liberatorio che plateale, è suonato come la sirena d’allarme di un gruppo che non vuole affondare. Finirà 1-1 contro il Ravenna, capolista del Girone B di Serie C, ma per il Livorno questo è molto più di un pareggio: è un punto che pesa sul presente e, se coltivato, può smuovere il futuro. La prima del nuovo tecnico Roberto Venturato in panchina, dopo giorni convulsi, diventa così un segnale di ripartenza tecnica ed emotiva.
L'IMPRONTA VENTURATO E L'ISTANTE GENTILE
La gara si spiega in un contrasto: la solidità della squadra avversaria di Marco Marchionni contro l’urgenza amaranto di cambiare pelle. Il Livorno parte organizzato, stringe le linee, accetta di soffrire, ma alza l’intensità sui duelli e sulle seconde palle. L’episodio che spacca il pomeriggio nasce da una palla inattiva, una delle chiavi tattiche dichiarate alla vigilia: sulla punizione laterale, il batti e ribatti in area favorisce Gentile, che di testa brucia l’uscita di Anacoura e fa esplodere il «Picchi». È il minuto 23’ del primo tempo, il gol dell’1-0 che porta la firma di un difensore arrivato in estate e cresciuto tra Benevento e Fiorentina, con un passaggio in Serie B alla Salernitana. Per lui è la prima volta nel professionismo, e vale doppio: statistica e psicologia. Non a caso, nel dopogara, le parole corrono sul filo dell’identità: «Ci siamo ricompattati, abbiamo messo l’ego da parte per il bene comune», dirà Gentile, sottolineando l’idea che la prestazione individuale nasce dal respiro collettivo. Un concetto semplice, ma decisivo quando il serbatoio dei risultati è quasi in riserva.
IL RIGORE CHE RIMETTE IN QUOTA IL RAVENNA
La capolista non si sbriciola. Nella ripresa il Ravenna alza il baricentro, complice anche la necessità amaranto di gestire energie ed equilibri dopo tre cambi forzati. Il momento-chiave arriva al 35’ della ripresa: l’arbitro Luongo concede rigore ai romagnoli per un fallo di Panaioli; la decisione regge alla revisione FVS e dal dischetto Spini non trema, spiazzando Seghetti. Pochi minuti prima gli ospiti avevano già sfiorato il pari con Okaka, fermato dalla traversa. L’1-1 tiene fino al 90’+2’, quando Biondi spreca la palla della vittoria, calciando alto da due passi su cross di Haveri. È l’ultimo brivido di una partita che consegna un bilancio equilibrato: punto meritato e fiducia ritrovata per il Livorno, primato difeso per il Ravenna. Il racconto dei fatti, nell’incrocio delle fonti locali, è nitido: cronaca, marcatori e contesto convergono.
EGO DA PARTE: DALL'IDEA ALLE PROVE SUL CAMPO
Le parole rilasciate da Gentile a margine della gara non sono semplice retorica. Rileggendole alla luce dei 90 minuti, diventano una griglia tattica. 1) La scelta della semplicità. Con il nuovo 4-3-1-2 di Venturato, i terzini si sono alternati nelle proiezioni senza scoprire il lato debole. Gentile ha spinto nei tempi giusti, Haveri ha alzato il cross quando serviva (vedi palla-gol del 92’). 2) La responsabilità delle mezzali. Hamlili e Marchesi hanno ridotto gli strappi gratuiti, accettando di sporcare il gioco. È il lato nascosto dell’“ego da parte”: il filtro che consente al blocco difensivo di restare compatto. 3) Il sacrificio delle punte. Dionisi e Di Carmine hanno lavorato più per la squadra che per la rifinitura personale. Non è un caso: con attaccanti esperti, la priorità era tenere alto il primo pressing e dare respiro ai compagni. Questo atteggiamento ha prodotto una statistica minima ma significativa: meno palloni persi in uscita e una maggiore efficacia sulle seconde palle. In Serie C, spesso, è lì che si fanno i punti.
IL CONTESTO: GIORNI AD ALTA TENSIONE E UNA SCELTA DI PESO
Per capire la portata del risultato, bisogna riavvolgere il nastro di 4 giorni. Il Livorno era reduce da 9 sconfitte in 13 giornate; la società ha scelto di interrompere il rapporto con Alessandro Formisano l’11 novembre e di affidare la squadra a Roberto Venturato, allenatore dalla forte identità di gioco, protagonista negli anni con il Cittadella fino alla finale playoff di Serie B 2019 e poi alla SPAL. La sua investitura, ufficializzata e raccontata da più testate, ha coinciso con un clima teso in città, tra la contestazione a Joel Esciua e l’urgenza di un cambio di passo tecnico. Il fischio finale contro il Ravenna ha certificato la «tregua» sugli spalti: sostegno alla squadra per 90 minuti, dissenso verso la proprietà fuori dal perimetro del campo. È una distinzione matura che può aiutare il gruppo nel percorso.
DENTRO LO SPOGLIATOIO: LA GRAMMATICA EMOTIVA DI UN GRUPPO
Le parole contano, se precedono i fatti. «Abbiamo messo l’ego da parte», ha detto Gentile. Tradotto: il Livorno ha accettato di essere squadra prima che somma di nomi. Nel calcio dei contratti e dei social, non è un passaggio scontato. Qui, invece, è diventato una scelta: chi corre senza palla vale quanto chi inventa con la palla. E quando il «noi» vince sull’«io», anche il linguaggio del corpo cambia: più comunicazione tra reparti, meno proteste isolate, più prontezza nella transizione negativa. È la base per qualunque missione salvezza. E circa l'ormai famosa frase da oggi il compito è darle continuità. La salvezza, in Serie C, è spesso una somma: punti più abitudini. Al «Picchi», per la prima volta dopo settimane, si sono visti entrambi.