Il Pungiglione
20 Novembre 2025
IL PUNGIGLIONE • Paolo Dybala della Roma, spesso infortunatosi muscolarmente, in un riscaldamento col compagno Daniele Ghilardi
Il riscaldamento pre-partita è un momento cruciale per prepararsi alla gara. C'è il riscaldamento muscolare e quello mentale. Quello muscolare prepara il corpo per l'attività fisica intensa. Come tutti sanno, migliora la circolazione sanguigna e aumenta la temperatura corporea: stretching, esercizi di mobilizzazione articolare, movimenti di rotazione di flessione, sprint brevi, per attivare l'apparato neuromuscolare. Tutto ciò fatto con criterio prima di una gara riduce il rischio di lesioni muscolari nei primi minuti di una partita.
Quello mentale è ancora più importante: per i calciatori, esso inizia lentamente già al martedì subito dopo la giornata di riposo, sale gradualmente durante la settimana per raggiungere alte vette dopo l'ultimo allenamento, quello del giorno prima della gara, o del risveglio muscolare in campo al mattino stesso prima del match. La notte, per i più tesi è quasi insonne, di solito ci si addormenta verso l'alba. Nel pranzo o cena prima della gara si notano comportamenti diversi anche di chi normalmente assume atteggiamenti divertenti e spensierati. Sul pullman il termometro sale, nessuno parla. Alcuni allenatori hanno confidato di aver sciolto un loro dubbio di formazione guardando il comportamento dei calciatori proprio sul mezzo che conduce al campo. Chi per ridurre l'ansia infila le cuffie e sente la musica, chi si ripete mentalmente frasi motivazionali, chi visualizza una sua buona prestazione e la vittoria, chi si carica vedendo i tifosi che applaudono alla vista del pullman, chi si galvanizza guardando la faccia tesa e gli occhi intensi e spalancati del proprio allenatore. Poi, negli spogliatoi davanti al proprio armadietto e alla propria maglia, inizia la vera preparazione e il vero riscaldamento mentale, di lì non si può più scappare. La folla aspetta.
Questa mia premessa è per affrontare un interrogativo che divide sulla metodologia del riscaldamento pre-partita: va fatto con lo staff dei preparatori atletici e tutta la squadra? O da soli con le proprie esperienze e abitudini? Ricordo che in un Juventus-Bari del 1997/98, allenatori Marcello Lippi ed Eugenio Fascetti, fui incaricato - allora allenatore del settore giovanile - di portare i miei Esordienti a fare i raccattapalle. Consegnai i ragazzi al responsabile organizzativo di allora il quale istruiva e assegnava loro le varie posizioni da tenere in campo. Nullafacente mi aggiravo vicino ai bordi del sottopassaggio, mancava circa un'ora dall'inizio della partita, vidi Pippo Inzaghi che in maglietta bianca, pantaloncini corti, scarpette di gomma, effettuava delle ripetute ad andature che lui variava lungo tutto il tunnel che porta a salire gli scalini per entrare in campo. Seduto sui gradini dalla parte opposta del sottopassaggio, Antonio Conte, con camicia sbottonata davanti e cravatta slacciata sul collo, osservava Pippo mangiando una banana. L'amico fraterno Beppe Furino, che quando doveva marcare Gianni Rivera attaccava e dava spallate ai muri vicino gli spogliatoi dicendo a Giovanni Trapattoni : - Mister io oggi gioco al limite del regolamento -. Risposta: - Va bene Beppe, non farti solo espellere -. Il grande calciatore della Juventus e della Nazionale Spagnola Luis Del Sol era solito fumarsi una sigaretta prima di cambiarsi e iniziare da solo il riscaldamento.
Perché questi tre racconti? Perché il riscaldamento è personale, ognuno diverso dall'altro. Solo così si è sicuri che i tempi per iniziarlo sono quelli giusti, la carica emotiva raggiunge il massimo e l'adrenalina si sparge in tutto il corpo. Il riscaldamento collettivo va bene, sì, ma solo prima di tutti gli allenamenti settimanali. Alla domenica lasciare tutto alle abitudini dei singoli calciatori è indice di esperienza, specialmente adesso che ci sono culture professionali diverse e l'avvicinamento pre-partita è personale. Beppe Dossena, che ha allenato con successo in Africa - Ghana, Etiopìa, Costa d'Avorio - si lamentava che dopo aver parlato prima della gara alla squadra, doveva uscire dagli spogliatoi perchè i calciatori avevano i loro riti culturali del pre-partita, che se lui avesse contrastato imponendo un riscaldamento all’europea, avrebbe commesso un grave errore di inesperienza entrando in conflitto con i suoi calciatori.
Tutto questo preambolo per arrivare al dunque: gli infortuni. Oggi sono troppi e quasi tutti muscolari. Non ci sono mai stati così tanti calciatori colpiti dai crampi verso fine partita, proprio quando la gara diventa decisiva. Nel calcio, adesso come allora, esistono due pilastri indistruttibili riconosciuti dalla medicina sportiva a tutela della salute fisica dei calciatori: non calciare mai in porta prima di una partita e non calciare mai in porta dopo una partita. I calciatori professionisti dovrebbero loro stessi chiedere l'autorizzazione all'auto-riscaldamento e di isolarsi per presentarsi al meglio ad affrontare il match. L'allenamento specifico al tiro in porta si allena in settimana dopo un breve riscaldamento preparatorio e alla fine della seduta di allenamento delle conclusioni a rete, bagni e massaggi. Attualmente si vede in televisione su tutti i campi dei campionati professionistici, ma non solo, anche nei dilettanti, Serie D ed Eccellenza e nei settori giovanili, calciare in porta da tutte le posizioni, provare punizioni, lanci lunghi. A volte mi sembra che gli staff atletici, poco conosciuti dai più, trovandosi in uno stadio con già migliaia di spettatori vogliano dimostrare come lavorano andando a toccare esercitazione molto valide ma da presentare nei giorni appropriati di una settimana lavorativa. Non prima di una partita, dove la salute fisica deve essere preservata per dare tutto nei 90 minuti. La fatica muscolare si vendica poi in gara.
Leggo che a Roma si critica Dybala per l'infortunio dopo aver calciato un rigore, ma nessuno critica chi gli permette di provare le punizioni in fase di riscaldamento. Tutti i calciatori, che provengono da un settore giovanile professionistico dove i preparatori atletici li hanno accompagnati fino al calcio che conta, sarebbero in grado di risolvere da soli il loro riscaldamento muscolare e mentale al meglio, per presentarsi poi davanti ai loro tifosi pronti sia a dar tutto a livello fisico ma soprattutto a livello mentale.