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20 Novembre 2025
PSG LIGUE 1 - Renato Marin Bellucci, portiere classe 2006, nella scorsa stagione ha salutato la Roma con 11 presenze in Primavera 1
All’intervallo della rifinitura prima di una serata di Champions League, mentre il Parc des Princes rimbomba ancora vuoto, un ragazzo alto quasi 2 metri, completo d’allenamento, guanti stretti, sguardo calmo, resta a bordo campo a provare uscite alte con l’allenatore dei portieri. Nessuno lo nota davvero: i riflettori sono tutti per i titolari. Ma ogni pallone, per lui, è una tesi di maturità. Quel ragazzo è Renato Marin, classe 2006, 19 anni, portiere arrivato in estate 2025 al Paris Saint‑Germain dalla Roma a costo zero. Oggi è un’ombra laboriosa nelle fasi di riscaldamento e una presenza costante nell’Under 23, ma a Parigi gli hanno appeso un’etichetta impegnativa: «acquisto per il futuro» e, nelle parole filtrate dal club, «il migliore al mondo nel suo ruolo alla sua età».
UN TRASFERIMENTO «SILENZIOSO» CHE RACCONTA UN PROGETTO
1) A parametro zero dalla Roma, con firma il 17 luglio 2025 e contratto fino al 2029-2030: una mossa rapida, chirurgica, nel solco della nuova strategia del PSG che preferisce talento giovane e margini di crescita a ingaggi fragorosi. L’ufficialità è arrivata dal sito del club, con parole misurate e l’orgoglio di aver portato a casa un profilo in cui credono molto. 2) Quattro mesi dopo l’arrivo, fotografiamo la realtà: Marin ha un ruolo marginale in prima squadra, riscaldamenti pre‑partita e integrazione nel gruppo portieri, e minuti veri soprattutto con la formazione Under 23 (gli «Espoirs»), creata dal club per colmare il ponte tra Primavera e professionismo.
IDENTIKIT DEL GIOCATORE
1) Origini e fisico: nato a San Paolo (Brasile), 1,93 di altezza a seconda delle fonti, doppia cittadinanza italiana e brasiliana, numero 89 sulle spalle. Cresciuto in academies esigenti come Palmeiras e São Paulo, sbarca giovanissimo in Italia dove si forma nella Roma fino alla firma col PSG. 2) Nazionali giovanili: portiere dell’Italia Under 19, presente all’Europeo 2024 (Azzurrini in semifinale con la Spagna, 0‑1 dts). Una trafila che ne certifica il profilo da prospetto. 3) Ultimi passi in giallorosso: con la Primavera si mette in vetrina per continuità e pulizia tecnica; a fine contratto con la Roma, a giugno 2025, dice no al rinnovo e abbraccia Parigi per 5 anni.
I MOTIVI DELLA SCELTA DEL PSG
1) Il PSG non voleva semplicemente «un altro portiere». Cercava un profilo compatibile con un’idea precisa: inizio azione dal basso, gioco di posizione, coraggio nella gestione dei primi passaggi, postura proattiva nelle uscite. È il manifesto tecnico di Luis Enrique e del lavoro sul reparto con lo staff. Da subito, in casa PSG, hanno lodato la sua capacità di «giocare nella fase di creazione». 2) L’efficienza nella formazione: negli ultimi due anni il club ha scalato le gerarchie federali in termini di Academy. L’istituzione degli Espoirs (Under 23) nel 2024 nasce per dare minuti veri a profili come Marin, contro avversari navigati, in un calendario ibrido tra competizioni federali e amichevoli di livello.
LA GERARCHIA TRA I PALI
Quando Marin firma, la stanza dei portieri del PSG è affollata: Gianluigi Donnarumma, Matvey Safonov, più un nuovo ingresso, Lucas Chevalier, nella stagione post‑triplete; e in coda il giovane che deve imparare i corridoi del centro sportivo prima ancora dei corridoi del Parc. Le cronache estive hanno raccontato di un valzer potenziale ai piani alti, con il nome di Donnarumma spesso dentro discussioni di mercato e una Supercoppa UEFA senza di lui. In quella fase, il PSG ha comunque registrato Marin nella lista dei portieri. Segnali di un cantiere aperto, dentro cui Parigi vuole tenersi stretto il proprio futuro.
IL PRESENTE: ALLENARSI, APPRENDERE, RIPETERE
Al netto del clamore mediatico, la vita quotidiana di un portiere 19enne in un top club è fatta di routine e margini millimetrici. 1) Allenamenti: lavoro specifico su piede «forte» e piede «debole», angoli di ricezione, primi controlli orientati per sfuggire alla pressione, palleggio in spazi stretti con compagni della difesa. 2) Partite: minuti con gli Espoirs (Under 23) per alzare il livello di percezione spazio‑temporale a ritmi adulti. Il PSG ha creato questo piano proprio per evitare lo stallo: non tutti possono giocare in prima squadra, ma tutti devono competere. 3) Spogliatoio: dentro il gruppo, Marin è descritto come serio, integrato, con gusto per il lavoro. Il club insiste: è un top talent su cui giocare la lunga distanza. Non una promessa lanciata come slogan, ma una linea di metodo. C’è un’immagine che resta: i guanti di Renato Marin che cercano ossessivamente la perfezione di una presa, mentre i riflettori ancora non si sono accesi. È il paradosso del portiere giovane in un grande club: invisibile finché non serve, decisivo quando la porta si apre. Il PSG, intanto, ha scelto di aspettarlo. E aspettare, nel calcio di oggi, è un atto rivoluzionario quanto saper parare.