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Svincolato da mesi, l'ex bandiera del Napoli potrebbe tornare dal tecnico che lo ha consacrato

Insigne si allena da solo in attesa della Lazio: Sarri lo vorrebbe come vice di Zaccagni ma ecco diversi ostacoli all'orizzonte

Insigne, l’attesa sotto il diluvio: allenamenti da solista, Lazio in bilico e una decisione che vale una stagione

Lorenzo Insigne, l’attesa sotto il diluvio: allenamenti da solista, Lazio in bilico e una decisione che vale una stagione

La scena è questa: un campo periferico, un pomeriggio piovoso di fine autunno, un pallone che rimbalza su un prato allagato. Al centro, da solo, c’è Lorenzo Insigne. Scatti, cambi di direzione, conclusioni dal limite. Da svincolato, senza badge né colori, il napoletano continua ad allenarsi lontano da telecamere e dichiarazioni. Niente cronache, pochi indizi sui social. Eppure l’obiettivo è chiarissimo: farsi trovare pronto se, a gennaio, arriverà la telefonata della Lazio. Non una qualunque: quella che porterebbe l’ex numero 24 del Napoli a ricongiungersi con Maurizio Sarri, l’allenatore che più di ogni altro ha saputo trasformarlo in un riferimento tattico e tecnico.

Il filo è teso da agosto. Il nodo, invece, è tutto nelle mani del presidente Claudio Lotito, nelle valutazioni del direttore sportivo Angelo Fabiani e – non ultimo – nelle richieste del tecnico. In mezzo, ci sono i numeri. Quelli dei bilanci, quelli della “lista dei 25 over” e quelli, più prosaici ma decisivi, del budget per l’ingaggio: circa 2 milioni netti potenzialmente ricavabili dalle uscite di Nicolò Casale e Loum Tchaouna. Basterà? Dipende da molte variabili, a partire dalla fotografia economico-finanziaria che la società ha inviato alla Commissione di vigilanza a fine settembre e da ciò che la FIGC consentirà a gennaio.

PERCHÈ PROPRIO LA LAZIO?

Dall’1 luglio 2025 Insigne è un free agent. La sua avventura al Toronto FC si è chiusa con una risoluzione consensuale: tre anni, 76 partite, 19 gol e 18 assist in tutte le competizioni, ma anche infortuni e un peso salariale diventato insostenibile per un club in piena ricostruzione. L’uscita, formalizzata dal club canadese, ha liberato un Designated Player spot e tagliato un ingaggio che, nel picco, superava i 15 milioni di dollari all’anno. Per Lorenzo, invece, la porta sull’Europa è tornata ad aprirsi: contatti esplorativi, ipotesi di rientro in Serie A, qualche smentita (la Fiorentina ha negato interesse), e un “no grazie” pubblico del Parma. La prima scelta, però, è rimasta la Lazio. Perchè?

La relazione tecnica con Sarri. L’identikit chiesto dal tecnico è chiaro: un vice-Zaccagni affidabile, in grado di interpretare il ruolo di esterno sinistro “dentro il campo”, che sappia venire a giocare tra le linee, palleggiare nello stretto e rifinire. È il profilo di Insigne. Per caratteristiche, memoria tattica e tempi di gioco, l’ex Napoli sarebbe immediatamente spendibile nella struttura di Sarri. L’occasione economica. A 34 anni compiuti il 4 giugno 2025, Insigne è disposto – secondo chi lo rappresenta – a modulare l’ingaggio pur di rientrare in Italia in un contesto tecnico stimolante. Per la Lazio, che ha margini limitati, il parametro zero abbatte il costo di cartellino e “scarica” la trattativa sul solo costo del lavoro. La tempistica. Il tesseramento sarebbe possibile da gennaio 2026, a patto che la situazione regolamentare e la posizione finanziaria del club lo permettano. Intanto, il giocatore è pronto ad allenarsi a Formello per ritrovare i ritmi del calcio italiano.

I PALETTI

La Serie A impone un tetto di 25 giocatori over-21 (di cui almeno 4 “formati nel club” e almeno 4 “formati in Italia”). Gli Under 22 possono essere aggiunti senza occupare slot, ma Insigne non rientra nella deroga. Tradotto: per tesserarlo a gennaio serve un posto libero nella lista dei 25. E se la lista è piena, bisogna cedere o escludere qualcuno. È una regola che incide direttamente sulla trattativa, perché costringe la Lazio a pianificare un’uscita nel reparto offensivo o in un altro ruolo, per non generare squilibri numerici in altre zone del campo.

L’estate 2025 ha avuto un protagonista silenzioso: l’indice di liquidità e, con esso, gli altri indicatori di controllo della FIGC. La Co.Vi.So.C. ha certificato a fine maggio la non conformità dei parametri, bloccando il mercato in entrata. Risultato: sessione estiva congelata, con la società costretta a muoversi quasi esclusivamente sul fronte delle uscite. A gennaio il quadro cambia in parte: entra a pieno regime il parametro del costo del lavoro allargato (ingaggi lordi, ammortamenti, commissioni), allineato al modello UEFA. Il principio resta semplice quanto stringente: non sforare la soglia. L’arrivo di Insigne può stare nei conti solo se il suo stipendio si “incastra” dentro questo tetto e, possibilmente, dopo avere alleggerito il monte-ingaggi con una cessione o due.

LO SPAZIO ECONOMICO

Dalle uscite di Nicolò Casale (riscattato dal Bologna a 6,5-7 milioni dopo il prestito da 1,5) e di Loum Tchaouna (trasferito al Burnley per una cifra base tra 14 e 15 milioni più bonus e 10% di futura rivendita) la Lazio potrebbe recuperare circa 2 milioni netti di spazio-salari. Non un tesoro, ma un tesoretto sufficiente a impostare un contratto sostenibile con Insigne, a patto che il giocatore accetti una forbice economica compatibile con la nuova realtà biancoceleste e con i vincoli federali.

Da agosto Insigne ha scelto la strada più sobria: si allena da solo, rifiuta piste che non lo convincono e “aspetta” la chiamata giusta. Ha ascoltato chi lo ha cercato, ha ricevuto smentite (dalla Fiorentina) e dinieghi espliciti (Parma), ma non ha abbassato l’asticella tecnica del progetto desiderato. Al netto della carta d’identità, non c’è intenzione di “chiudere il cerchio” con un finale di carriera esotico: l’idea è misurarsi con un contesto competitivo, possibilmente europeo, in cui l’allenatore conosca punti forti e fragilità del suo gioco. Per questo la Lazio è davanti a tutte.

COSA PORTEREBBE INSIGNE ALLA LAZIO DI SARRI

  1. Qualità tra le linee. Nel sistema di Sarri, l’esterno sinistro gioca “dentro”: primo controllo orientato, attacco del mezzo spazio, triangoli stretti con mezzala e punta, ricerca del taglio cieco dell’esterno opposto. Insigne conosce questo alfabeto: tempi, linee di passaggio, scelte.
  2. Palle inattive “vive”. Il destro a rientrare dell’ex Napoli è un’arma su punizioni laterali e corner corti: un modo per alzare la pericolosità da fermo senza stravolgere gerarchie.
  3. Leadership silenziosa. Non è un capopopolo, ma ha esperienza da capitano in un contesto ad alta pressione come Napoli, un Europeo vinto con la Nazionale e una parentesi internazionale che, pur tra alti e bassi, gli ha allargato lo sguardo.
  4. Gestione dei carichi. A 34 anni, i minuti vanno dosati: più rotazione intelligente che titolarità “a prescindere”. Qui sta il senso del ruolo di “vice Zaccagni”: aumentare la profondità delle scelte, non creare sovrapposizioni scomode.

Le obiezioni non mancano. La carta d’identità pesa: 34 non sono 24, la continuità fisica negli ultimi anni è stata intermittente e il progetto sportivo impostato da Fabiani chiede di non deviare sulla linea delle anagrafiche sostenibili. Il punto, però, è di equilibrio: un innesto “senior” mirato può accelerare la crescita del gruppo, non ingessarla. A patto che l’impegno economico sia contenuto e che la presenza del veterano sia funzionale al campo, non al marketing.

COSA ASPETTARSI

La Lazio si è mossa con discrezione: nessuna promessa, nessun ultimatum. Insigne resta in stand-by, continua a lavorare per farsi trovare pronto, e ha dato disponibilità a temperare le richieste economiche. Il tecnico di Sarri c’è; la cautela operativa di Fabiani c’è; il peso specifico della decisione di Lotito è totale. L’operazione non è “romantica”: è un puzzle di regole, bilanci e funzionalità.

Se tutti i tasselli si incastreranno – conti, lista, forma fisica – il rientro di Lorenzo Insigne in Serie A potrebbe consumarsi proprio a Roma, sponda biancoceleste, a cavallo di gennaio 2026. Un ritorno non da copertina, ma da equilibrio: partite giocate negli ultimi 30 minuti per cambiare inerzia, gestione intelligente delle energie, minuti di qualità, qualche calcio piazzato ben disegnato. Varrà la pena? Lo dirà il campo. Intanto, sotto la pioggia di un campo qualunque, Insigne corre. E aspetta.

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