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Un capitano classe 2003 che gioca in Premier, due precedenti tremendi: tutto sull'Irlanda del Nord

Scontro secco il 26 marzo 2026 in casa dell'Italia, contro una squadra compatta e organizzata, guidata da Michael O'Neill

Conor Bradley, classe 2003 del Liverpool e capitano dell'Irlanda del Nord

Conor Bradley, classe 2003 del Liverpool e capitano dell'Irlanda del Nord

Allo scoccare di una mattina di novembre, mentre a Zurigo le palline scorrevano veloci tra le mani dei delegati, sul maxi-schermo è comparsa la coppia che non ti aspetti ma che racconta già una storia: Italia–Irlanda del Nord. Una gara secca, in casa degli Azzurri, il 26 marzo 2026; in palio il biglietto per la finale del percorso playoff, poi in trasferta contro la vincente di Galles–Bosnia il 31 marzo. Non c’è effetto speciale: c’è un avversario concreto, ostinato, abituato a soffrire senza perdere il filo. Una Nazionale - quella dell'integerrimo Michael O’Neill - che, quando è il momento, si compatta, abbassa il baricentro e trasforma il campo in una scacchiera. Per batterla, non basteranno slogan: serviranno dettagli. La sede della semifinale italiana è da ufficializzare, con ipotesi Bergamo, ma il fattore-campo resta certezza. Reuters e altri media internazionali hanno confermato accoppiamenti e criteri di casa/trasferta per la finale del percorso.

IDENTIKIT TATTICO

Struttura di base: 3-4-2-1 che diventa 5-4-1

La prima verità è geometrica: l’Irlanda del Nord parte da una difesa a tre e costruisce il proprio equilibrio su un 3-4-2-1 estremamente funzionale alla protezione dell’area. Appena l’avversario supera la prima pressione, gli esterni si abbassano e la linea si schiaccia in un 5-4-1 corto, con distanze ridotte tra i reparti. È così che la squadra di Michael O’Neill riduce gli spazi di rifinitura centrale, sporca le linee di passaggio e spinge l’avversario sulle corsie, dove poi difende con raddoppi codificati.

Negli ultimi impegni ufficiali, la fisionomia è stata coerente: blocco medio-basso, capacità di assorbire pressione, attacchi verticali non appena si aprono le condizioni — palla recuperata e campo davanti. Le formazioni registrate nelle sfide con la Slovacchia raccontano proprio questo: assetti a tre centrali (tra cui Paddy McNair e Daniel Ballard) più quinto e quinto (a destra spesso Conor Bradley, a sinistra Trai Hume o un mancino di ruolo) pronti a completare la linea. I numeri delle ultime qualificazioni aiutano a leggere il quadro: poche reti segnate, poche subite, gare spesso decise da episodi e palle inattive. Nella fase a gironi europei, l’Irlanda del Nord è arrivata terza alle spalle di Germania e Slovacchia (con 9 punti in 6 partite, 6 gol fatti e 5 subiti), ma lo sbocco playoff è arrivato dalla Nations League vinta nel proprio gruppo, segno di un’identità che sul breve formato e sulle gare a “margine” ridotto è estremamente competitiva.

CHI FA LA DIFFERENZA?

Conor Bradley, il barometro sulla destra

Il giocatore chiave è Conor Bradley. Classe 2003 del Liverpool, terzino/esterno destro con ritmo, falcata lunga e grande disciplina tattica. In Nazionale può coprire tre ruoli: quinto a destra nel 5-4-1, esterno a tutta fascia nel 3-4-2-1, all’occorrenza anche più alto come “mezzo esterno” se O’Neill vuole alzare la pressione iniziale o forzare transizioni corte. Il dato che pesa è la sua crescita di club: presenza stabile nel Liverpool di Arne Slot, con minutaggi e statistiche europee che parlano di buona accuratezza di passaggio, capacità di recupero palla e una velocità di punta sopra i 30 km/h in Champions League 2025/26. In Nations League 2025, Bradley è rimasto in campo quasi sempre per 90’ ed è andato anche a segno.

Non è un terzino-fantasia: la sua influenza offensiva con l’Irlanda del Nord dipende dallo sviluppo collettivo. Quando la partita “chiede” difesa posizionale, la sua pulizia nei duelli, nelle scivolate preventive e nelle coperture dell’half-space destro vale più di un cross riuscito. È un leader tecnico (e, ormai, anche carismatico) di una Nazionale che punta molto sulla semplicità efficace: prima il controllo degli spazi, poi la verticalità. I report e le cronache recenti confermano: persino quando spostato in zona più interna, Bradley conserva attenzione difensiva, malgrado qualche limite nel contributo creativo se chiamato a fare il rifinitore.

Gli equilibri dietro: esperienza e fisicità

Paddy McNair e Daniel Ballard - punti fermi rispettivamente di San Diego e Sunderland - sono riferimenti nel reparto arretrato. McNair offre letture e pulizia nel primo passaggio; Ballard dà fisico e gioco aereo. Sulle fasce, oltre a Bradley, sta crescendo Trai Hume, terzino destro anch'esso militante al Sunderland (decisivo con un gol nel 2-0 alla Slovacchia a Belfast).Questi nomi non sono fronzoli: sono la ragione per cui il 5 si chiude e si muove come un’unità.

La mediana: corsa e ordine

Shea Charles, 2003 del Southampton, è il metronomo dinamico: grande raggio d’azione, senso della copertura, progressioni palla al piede quando c’è campo. Accanto a lui ruotano profili come Alistair McCann (Preston North End), George Saville (Luton Town) e i giovani Isaac Price del WBA e Ethan Galbraith dello Swansea, che garantiscono gamba, connessioni corte e un minimo di fantasia tra le linee.Il tono, qui, è di resistenza e ripartenza: prima schermare, poi ripartire con due-tre passaggi verticali. Le formazioni ufficiali e i dati delle qualificazioni confermano la centralità di questo mix.

Davanti: attacco leggero, tanta disponibilità

L’Irlanda del Nord non vive di centravanti “da area” nel senso classico. Dion Charles dell'Huddersfield Town è il riferimento più naturale se serve profondità, altrimenti O’Neill non disdegna soluzioni più leggere, con giovani duttili a supporto e compiti di primo pressing. L’idea, spesso, è “sporcare” l’uscita avversaria senza aprirsi troppo.

L’allenatore: Michael O’Neill, il tessitore

In panchina siede Michael O’Neill, tecnico che ha già plasmato un ciclo storico portando l’Irlanda del Nord a Euro 2016 e che nel dicembre 2022 è tornato alla guida della Nazionale per il secondo mandato. Allenatore di principi chiari e grande attenzione alla fase difensiva, O’Neill ha costruito negli anni un’identità “da torneo”: nelle gare a margine, la sua squadra sa essere scomoda. Il suo percorso e la filosofia sono stati ribaditi anche recentemente, con l’obiettivo dichiarato di dare continuità a una generazione intermedia tra veterani e giovani in rampa.

COME È ARRIVATA QUÌ L'IRLANDA DEL NORD

La fotografia è nitida: terzo posto nel girone europeo dietro Germania e Slovacchia, ma qualificazione ai playoff garantita dalla Nations League. Le partite-chiave più recenti raccontano un ciclo coerente: 10 ottobre 2025, Belfast: Irlanda del Nord–Slovacchia 2-0 (autogol Hrošovský, gol Hume). 14 novembre 2025, Košice: Slovacchia–Irlanda del Nord 1-0.

La doppia sfida con gli slovacchi è rivelatrice: con baricentro più alto e pubblico, l’Irlanda del Nord può offendere; in trasferta e sotto pressione, torna a “stringere” e a puntare sulla tenuta, pagando talvolta dazio sulle palle inattive.

Il valore aggiunto: la crescita degli Under

La rosa nordirlandese ha innesti giovani e coraggiosi. Oltre a Bradley, occhio a profili come Justin Devenny, centrocampista classe 2003 del Crysyal Palace che lo scorso 10 agosto decise dagli undici metri - nella serie finale - il Community Shield con il Liverpool: giocatori che O’Neill ha cominciato a responsabilizzare, alternando minuti e compiti in contesti complessi come le qualificazioni. Questo non significa fuoco d’artificio: significa disponibilità allo sforzo in un sistema che chiede disciplina prima che creatività. Le distinte ufficiali delle gare contro la Slovacchia confermano minutaggi e centralità di questi profili.

I NEFASTI PRECEDENTI NORD-IRLANDESI

Non è la prima occasione in cui una sfida tra Irlanda del Nord e Italia pesa in modo decisivo sul cammino mondiale degli Azzurri: l’Italia guidata da Gattuso si ritrova di fronte un avversario che, nella nostra tradizione calcistica, ha spesso avuto un ruolo particolare. Quello che accadde il 15 gennaio 1958 alla Nazionale allenata dal commissario tecnico Alfredo Foni – oro olimpico nel 1936 e campione del mondo nel 1938 – è un episodio che resta impresso. Pur partendo con i favori del pronostico, proprio come accade oggi, quella selezione fu battuta sorprendentemente 2-1 in trasferta dai britannici, venendo così esclusa per la prima volta sul campo dalla fase finale di un Mondiale.

Molti anni più tardi, il 15 novembre 2021, nel girone di qualificazione ai Mondiali 2022, arriva un’altra delusione: l’Italia di Roberto Mancini non va oltre lo 0-0 contro l’Irlanda del Nord. Il contemporaneo 4-0 della Svizzera sulla Bulgaria costringe gli Azzurri a passare dai playoff per provare a staccare il biglietto per il Mondiale in Qatar; com'è andata? Con il gol di Trajkovski e l'eliminazione per la seconda volta consecutiva dal campionato del mondo, questa volta per mano della Macedonia del Nord. Un epilogo particolarmente amaro, considerando che meno di sei mesi prima la stessa Nazionale si era proclamata campione d’Europa battendo l’Inghilterra nella finale degli Europei disputata a Wembley.

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