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A 79 anni ci lascia una leggenda del calcio amato da tutti, vinse un Mondiale battendo Cruyff e fu professionista esemplare

Dopo gli inizi dal basso l'arrivo in massima serie e la chiusura da capitano-bandiera, il calcio perde un pezzo di memoria collettiva

GERMANIA OVEST MONDIALI 1974 - DIETER HERZOG

Dieter Herzog, ala sinistra classe 1946, in carriera ha giocato per Fortuna Dusseldorf e Bayer Leverkusen

Una mattina qualunque, corsia di destra dell’A3. Una berlina scura macina chilometri tra Oberhausen, Düsseldorf e Leverkusen. Al volante c’è un’ala sinistra che non ama trasferimenti e vetrine, ma routine e lavoro: Dieter Herzog. Per anni, su e giù per l’autostrada, prima per allenarsi, poi per osservare giovani calciatori come scout. Oggi, quella scena ricorrente di calcio quotidiano, più vera di qualsiasi poster di un Mondiale, appartiene alla memoria. Herzog è morto giovedì 20 all’età di 79 anni. Immediato il cordoglio dei club che hanno contraddistinto la sua carriera, Bayer Leverkusen e Fortuna Düsseldorf. Quel che resta, invece, è abbondante: partite, dribbling, promozioni, un gol salvezza e la timida gloria di chi ha fatto parte della Germania Ovest campione del mondo nel 1974.

UN CAMPIONE DEL MONDO ALLA MANO
Il Deutscher Fußball-Bund ha ricordato Herzog con sobrietà: 5 presenze in nazionale maggiore nel 1974, tutte sotto Helmut Schön, e due gettoni pesanti proprio nella fase decisiva del Mondiale in casa: il 2-0 alla Jugoslavia e il 4-2 alla Svezia, entrambe a Düsseldorf, entrambe tappe di avvicinamento alla finale vinta poi contro i Paesi Bassi di Johann Cruyff. Per quel trionfo, come i compagni, Herzog ricevette il Silbernes Lorbeerblatt, la massima onorificenza sportiva tedesca: un riconoscimento che inquadra l’importanza del ruolo, anche se non in prima fila.

CRESCIUTO TRA FANGO E DISCIPLINA, LA FORTUNA COME TRAMPOLINO
Nato il 15 luglio 1946 a Oberhausen, nel cuore del Ruhr, Herzog impara il calcio dove il pallone pesa di più: campi comunali, spogliatoi essenziali, il gusto per il duello in fascia. Muove i primi passi nello Sterkrade 06-07, poi al VfB Bottrop e quindi agli Sportfreunde Hamborn 07, prima di compiere lo scatto che lo porterà tra i professionisti. Nel 1970 approda alla Fortuna Düsseldorf e diventa in breve un riferimento sulla corsia mancina. Contribuisce al ritorno in Bundesliga, promozione centrata nel 1971, e si ritaglia un posto da titolare stabile. I numeri ufficiali federali raccontano 167 partite di Bundesliga con la Fortuna impreziosite da 40 gol, a fotografare un’ala che sapeva arrivare sul fondo ma anche chiudere le azioni sul secondo palo. 

SVOLTA CONTROCORRENTE: SCENDERE PER RISALIRE
Nell’estate 1976, quando molti al suo posto avrebbero scelto un club più quotato, Herzog compie un passo controcorrente: lascia Düsseldorf e firma per il Bayer 04 Leverkusen, all’epoca in Zweite Bundesliga. La scelta stupisce: «Che ci fa un campione del mondo in un club di seconda serie?» si domandano in tanti. La risposta sta nella visione del progetto e in una promessa non secondaria: una prospettiva lavorativa per il post-carriera. È un patto che unisce l’uomo al territorio: Herzog non lascerà mai Oberhausen, percorrendo la A3 ogni giorno. Un calciatore-operaio nel senso più nobile del termine: mattina in azienda, pomeriggio al campo.

CAPITANO, GUIDA E SIMBOLO DI UN'ASCESA
A Leverkusen Herzog diventa capitano e volto della risalita. Nella stagione 1978-1979 trascina la squadra alla promozione in Bundesliga, evento fondativo per il club. Il suo contributo è tecnico e «culturale»: intensità, disciplina, qualità nella gestione delle transizioni e lettura delle due fasi, allora concetto ancora «artigianale», ma che in lui trova un interprete naturale. Con la Werkself giocherà complessivamente 193 gare ufficiali con 29 gol. cifre che non catturano però il suo vero impatto, fatto di leadership silenziosa, strappi in corsia, appoggi semplici, cross tesi sul primo palo. Se dovessimo scegliere un’unica istantanea di Herzog in maglia Bayer, sarebbe il 1982: primo spareggio-salvezza contro i Kickers Offenbach, lui segna l’1-0 che indirizza il doppio confronto e salva la categoria. Nel ritorno, il 2-1 chiude i conti: Leverkusen resta in Bundesliga. È un gol «piatto», senza estetismi, ma pesante come la storia. 

L'ULTIMA USCITA: CERCHIO CHE SI CHIUDE
Con quasi 37 anni, nel 1983, Herzog saluta il calcio giocato. L’ultima presenza è simbolica: un’uscita proprio a Düsseldorf, contro la sua ex squadra, come se la carriera avesse voluto chiudere il proprio cerchio sulle linee di fondo che aveva percorso un’infinità di volte. Finita la carriera, comincia la seconda vita nel calcio: Reiner Calmund lo chiama nella scouting department del Bayer 04. Herzog passa dal controllo della propria corsia al controllo dei dettagli: stadi minori, tornei giovanili, trasferte intercontinentali. È un lavoro che lo appassiona per decenni e che proseguirà fino al 2012. La sua attitudine rimane la stessa: sguardo pratico, zero sovrastrutture, attenzione ai profili che sanno stare dentro una squadra. Il calcio tedesco saluta un professionista esemplare. Gli appassionati salutano un modo di interpretare il ruolo che non passa di moda.

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