Serie C
21 Novembre 2025
GUBBIO SERIE C - Alessandro Di Bitonto, difensore classe 2005 in prestito dal Sassuolo, nel campionato in corso ad ora 12 presenze e una rete
Nel Gubbio di Domenico «Mimmo» Di Carlo, l’attenzione non è catalizzata solo dai veterani o dalla solidità di un progetto tecnico ben definito. A prendersi una bella fetta di curiosità è un ragazzo classe 2005 che sta bruciando le tappe con sorprendente naturalezza: Alessandro Di Bitonto, modenese, difensore, che l’8 ottobre ha compiuto 20 anni ma gioca già con la disinvoltura di chi frequenta il calcio dei grandi da tempo. Per lui 12 presenze e un gol all'attivo in questa prima parte di stagione.
DALL'ATTACCO ALLA DIFESA: UNA TRASFORMAZIONE RAGIONATA
La storia calcistica di Di Bitonto non nasce affatto da difensore. Da ragazzino, infatti, era uno di quelli che il gol lo cercavano e lo trovavano, attaccante nelle giovanili del Saliceta e poi del Modena, dove si muoveva con buona libertà offensiva. Il cambio di prospettiva arriva con l’ingresso nel settore giovanile del Sassuolo, ai tempi delle scuole medie: lì gli allenatori vedono in lui qualcosa di diverso, una combinazione di struttura fisica, pulizia tecnica e lettura del gioco che può farlo diventare un difensore moderno. All’inizio, comprensibilmente, non è entusiasta dell’idea di arretrare il raggio d’azione: per chi è cresciuto a pane e gol, abbandonare l’area avversaria non è mai semplice. Ma il processo di adattamento è rapido. Di Bitonto accetta la sfida, comincia a ragionare da difensore, a godersi un anticipo ben riuscito come fosse una rete segnata. Nelle giovanili neroverdi, la scelta si rivela azzeccata: gli allenatori insistono, lo affinano nel ruolo, e lui diventa un riferimento della linea arretrata.
UN DIFENSORE CON MEMORIA OFFENSIVA
Nonostante la trasformazione, il passato da attaccante non è andato perso. Anzi, oggi è un’arma in più. Di Bitonto si è messo in mostra anche in zona gol, soprattutto sulle palle inattive. I movimenti senza palla, il tempo di inserimento e l’istinto nel leggere dove cadrà il pallone sono retaggi di quando viveva stabilmente negli ultimi trenta metri. Lo ha dimostrato in modo lampante con il 1° gol tra i Professionisti, una rete pesante: decisiva contro il Bra al 57’, in una partita che ha certificato la sua crescita e ha dato sostanza alle sensazioni positive che lo circondano. Non è un difensore che sale a caso sui calci piazzati: interpreta ogni situazione con lucidità, costruendosi il vantaggio prima con il corpo e poi con il colpo di testa o la conclusione.
IL RUOLO NEL GUBBIO DI DI CARLO
Nel Gubbio di mister Di Carlo, che ha impostato una squadra attenta all’equilibrio ma non rinunciataria, Di Bitonto è spesso impiegato come esterno di difesa in una linea a tre, giocando con il piede invertito. Una posizione tutt’altro che banale: serve coraggio per scivolare in ampiezza, capacità di difendere in uno contro uno e, allo stesso tempo, pulizia nell’uscita palla al piede, spesso sul lato «debole». Lui stesso ha spiegato con semplicità le difficoltà e le opportunità di questo compito: giocare fuori ruolo, almeno sulla carta, ti costringe a ragionare più velocemente, ad adattarti a situazioni nuove, a imparare a usare entrambi i piedi. Accanto a lui, nel percorso di crescita, ci sono compagni di reparto esperti come Signorini, Fazzi e Bruscagin, con cui condivide quotidianamente il campo e lo spogliatoio. Per un 20 al 1° anno tra i professionisti, allenarsi e giocare con gente che ha già affrontato tante battaglie è una scuola accelerata di calcio vero: dai posizionamenti ai tempi di pressione, fino ai dettagli da “mestiere” che non si imparano sui libri.
DALLA PRIMAVERA AL MONDO DEI GRANDI
Il salto dal calcio giovanile al professionismo non è mai scontato. Di Bitonto lo racconta anche attraverso le difficoltà: i ritmi sono diversi, la fisicità sale di livello, gli attaccanti hanno esperienza, furbizia, malizia. Nelle giovanili, spesso, prevalgono il talento e la freschezza; in Serie C, invece, si sommano gli anni di campo degli avversari, dai movimenti spalle alla porta alle provocazioni psicologiche per farti perdere lucidità. Il suo percorso al Sassuolo, prima del prestito al Gubbio, è stato una scalata a gradini ben definiti. C’è stato anche un momento duro: un brutto infortunio nella stagione in cui la Primavera neroverde inseguiva lo Scudetto. Quel contrattempo lo ha frenato, ma non fermato. Nella stagione successiva arriva la vera esplosione: 29 presenze tra campionato, Coppa Italia, Supercoppa e fase finale per il titolo. In quella corsa, resta nella memoria anche un gol al Milan nel 3-0 del primo turno della fase finale, ulteriore conferma della sua pericolosità offensiva sulle palle inattive. Questa base solida ha convinto il Sassuolo a considerarlo pronto per il passo successivo: l’esperienza in un club storico come il Gubbio, in un girone competitivo come il Girone B di Serie C, dove si respira calcio vero, fatto di campi caldi, duelli, trasferte complicate e partite che spesso si decidono sui dettagli.
IL FILO CON IL SASSUOLO E UNA CRESCITA MONITORATA
Il Sassuolo non ha certo perso di vista il suo percorso. Il prestito al Gubbio, fissato fino a giugno, è tutt’altro che un «lasciapassare» per arrangiarsi da solo: dalla sede neroverde chiedono costantemente aggiornamenti. L’amministratore delegato Giovanni Carnevali e il direttore sportivo Francesco Palmieri sono descritti come sempre informati su come procede la prima stagione da professionista del ragazzo. Le risposte, fin qui, sono positive: Di Bitonto è quasi sempre titolare, segno di fiducia totale da parte di Di Carlo. Non è solo una questione di minutaggio, ma di continuità e responsabilità: venire scelto stabilmente dal tecnico significa che il giocatore non è considerato una semplice scommessa, bensì un ingranaggio affidabile in un sistema di squadra. Le prestazioni convincenti, il gol decisivo, la disponibilità al sacrificio e l’attitudine a recepire le correzioni fanno di lui un profilo che Sassuolo osserva con attenzione, in prospettiva di riportarlo alla base con un bagaglio di esperienza decisamente più pesante. E, nel suo caso, sembra solo questione di continuare a crescere senza voltarsi indietro.