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Un'idea destinata a cambiare per sempre il sud dell'Inghilterra: ecco il nuovo stadio di Birmingham

Un progetto che nasce dalle ciminiere del passato e alza lo sguardo al 2030: un impianto da 62.000 posti e un quartiere moderno 7 giorni su 7

Birmingham City Powerhouse, l’idea che cambia una città: le 12 torri che respirano la storia e spingono il futuro

Il St Andrews di Birmingham (Foto Attribution 3.0 Unported - Wikimedia Commons)

C’è un ascensore che sale dentro una “ciminiera” e si apre sul bar più alto della città. Sotto, un “muro” di tifosi chiude un catino da 62.000 posti e fa tremare l’acciaio. Sopra, un tetto che scivola e si richiude, mentre il terreno di gioco scompare per lasciare spazio a concerti o a un match di NFL. E tutt’intorno, dodici torri che non sono solo architettura: sono memoria, ventilazione, struttura, narrazione. È l’immagine potente con cui il Birmingham City ha svelato il progetto del suo nuovo stadio, il Birmingham City Powerhouse, cuore di uno Sports Quarter destinato a ridisegnare Bordesley Green, a est del centro. Un’idea che unisce il respiro della fabbrica di una volta al linguaggio dell’innovazione, cercando di dare forma a un luogo “vivo sette giorni su sette”.

IL CONTESTO: DOVE SORGERÀ E COSA RAPPRESENTA

Il nuovo impianto sorgerà sull’area nota come Birmingham Wheels, nel quadrante orientale della città, non lontano dallo storico St Andrew’s (inaugurato nel 1906), e diventerà l’icona di un programma di rigenerazione urbana su scala metropolitana. Il club parla di un progetto che punta a fare dello stadio il perno di un quartiere sportivo con funzioni miste: aree pubbliche, spazi commerciali, ristorazione, campi comunitari, centro di allenamento e nuove connessioni di trasporto, inclusa la prevista estensione della Metro verso l’Est di Birmingham per collegare direttamente lo stadio al centro.

Secondo le stime circolate nelle comunicazioni tecniche e nella stampa specializzata, il solo stadio avrebbe un costo nell’ordine di 1,2 miliardi di sterline, mentre l’intervento complessivo sullo Sports Quarter potrebbe valere tra i 3 e i 4 miliardi di sterline, grazie anche a investimenti infrastrutturali e privati correlati. L’obiettivo temporale indicato è l’apertura per la stagione 2030-31.

IL PROGETTO: TRA CULTURA POP E GRANDI FIRME DEL DESIGN

Il disegno architettonico è affidato alla britannica Heatherwick Studio in collaborazione con la statunitense Manica Architecture, realtà che ha firmato numerosi stadi di nuova generazione. Al loro fianco, come consulente creativo e “ponte” con l’anima popolare del club, c’è Steven Knight, autore di “Peaky Blinders” e tifoso dei Blues. Nella fase di annuncio pubblico, i proprietari hanno chiamato a raccolta anche ambasciatori di forte impatto mediatico: la presenza di Tom Brady (azionista di minoranza) e il cameo di Jude Bellingham nella clip promozionale hanno contribuito a far rimbalzare l’eco del progetto ben oltre i confini della Championship.

Da segnalare che alcune ricostruzioni giornalistiche hanno citato anche il nome di Norman Foster tra i coinvolti. Al momento, tuttavia, i materiali ufficiali e le comunicazioni dei soggetti progettisti confermano in modo chiaro la coppia Heatherwick–Manica e il contributo di Steven Knight; eventuali ruoli aggiuntivi non risultano formalmente dettagliati nelle fonti primarie. Una prudenza doverosa, in attesa di ulteriori chiarimenti istituzionali.

LE 12 TORRI: CIMINIERE CHE DIVENTANO RACCONTO

La cifra visiva del Powerhouse sono le 12 torri ispirate alle ciminiere delle fabbriche di mattoni che occupavano storicamente quell’area. Non è un vezzo nostalgico: ogni torre ha funzione portante per il tetto retrattile, ospita scale e ascensori, e contribuisce alla ventilazione naturale dell’impianto. Una di esse conterrà l’ascensore che porta al “bar più alto della città”, un punto panoramico e insieme un luogo di storytelling sull’eredità industriale delle West Midlands. L’insieme disegna una corona verticale che dialoga con il paesaggio e, nelle intenzioni dei progettisti, rende il complesso riconoscibile da lontano, fino a 40 miglia in condizioni di visibilità favorevole.

Il richiamo alla materia è concreto: si parla di ampio uso di mattoni e di una rugosità materica capace di evitare l’effetto “astronave atterrata in un parcheggio”, espressione che Thomas Heatherwick utilizza da anni per criticare gli stadi isolati dal contesto urbano. Qui il principio è opposto: creare un luogo poroso, attraversabile, capace di vivere oltre la partita. All’interno, il progetto punta a massimizzare l’impatto agonistico. Le tribune saranno portate “il più vicino e il più ripido possibile” al rettangolo di gioco, entro i limiti consentiti dalle normative, per costruire un catino continuo e una acustica che amplifichi il tifo. È uno dei tratti distintivi del concept: un muro a 360 gradi pensato per fare la differenza nelle giornate di gara e per distinguere la firma sonora dello stadio. Il tutto senza rinunciare alla flessibilità operativa: tetto retrattile e campo mobile permetteranno di passare dal calcio ai grandi eventi live, al rugby o a potenziali appuntamenti di football americano, con l’obiettivo di garantire programmazione e sostenibilità economica tutto l’anno.

UN "QUARTIERE SPORTIVO" 7 GIORNI SU 7

La promessa dichiarata è quella di una destinazione aperta 365 giorni l’anno. Il masterplan intorno allo stadio prevede mercati, caffè, ristoranti, aree gioco e spazi sociali accessibili anche in assenza di eventi. È un tema ormai centrale nella nuova generazione di stadi europei: ridurre l’intermittenza, accorciare la distanza tra l’impianto e la città, far sì che la manutenzione economica non dipenda solo dalla partita. In questo scenario, la componente di mobilità è fondamentale: l’estensione della West Midlands Metro verso est, finanziata in parte attraverso un pacchetto pubblico annunciato nel 2025, viene indicata come infrastruttura-chiave per sbloccare investimenti privati e connessioni veloci con Curzon Street (HS2), Digbeth e il centro.

INVESTIMENTI E TEMPISTICHE: COSA SAPPIAMO

Il club, guidato dal presidente Tom Wagner e sostenuto dall’investitore Knighthead Capital Management (con Tom Brady tra i soci), ha presentato il progetto come un “cambio di traiettoria” per città e società. Nelle ultime comunicazioni è stato fissato l’orizzonte temporale della stagione 2030-31 per il debutto nel nuovo impianto. La forbice dei costi riflette la complessità: circa 1,2 miliardi di sterline per lo stadio, con ulteriori risorse per infrastrutture e rigenerazione fino a comporre un programma dal valore potenziale di 3–4 miliardi. Si tratta di stime, soggette ai passaggi autorizzativi e all’evoluzione del mercato dei materiali e dei tassi.

Sul fronte trasporti, oltre alla Metro, nei mesi passati è circolata l’ipotesi di soluzioni sperimentali per alleggerire i flussi (come un collegamento rapido dedicato ai tifosi): è un terreno dove, al netto dei titoli, serviranno valutazioni tecniche e verifiche di fattibilità. Il baricentro, comunque, resta l’integrazione con la rete pubblica e la rigenerazione dei quartieri circostanti.

IDENTITÀ: PERCHÈ LE 12 TORRI PARLANO ALLA CITTÀ

L’architettura non è solo forma: nel Powerhouse diventa comunicazione. Le dodici torri non replicano fedelmente le ciminiere storiche: le rievocano, le aggiornano, le trasformano in elementi che “raccontano” Birmingham senza retorica. La città ha costruito la propria modernità nelle fonderie, nelle officine, nei brickworks: trasporre quelle silhouette nell’impianto che dovrà ospitare i grandi eventi mondiali significa accettare che la modernità, qui, parla prima di tutto la lingua del lavoro. Un messaggio che Steven Knight ha rivendicato esplicitamente nel suo ruolo di consulente culturale, a partire dal simbolismo pop di “Peaky Blinders” e dalla rinascita di Digbeth come distretto creativo.

Con 62.000 posti, il nuovo stadio supererà Villa Park (oltre 42.000 posti) e, se completato nei tempi, collocherà il Birmingham City tra i club con impianti più capienti d’Inghilterra. Oltre al tema dell’orgoglio cittadino, la dimensione conta per la sostenibilità dei ricavi: capienza, hospitality, naming rights, calendario extra-calcistico. Un salto che richiederà, lato club, un percorso sportivo coerente con l’ambizione infrastrutturale. Nelle presentazioni ufficiali, l’obiettivo non è fare del Powerhouse uno “stadio nazionale”, ma una casa all’altezza di eventi internazionali e di un pubblico globale.

ACCESSIBILITÀ, ESPERIENZA E TECNOLOGIA: COSA ASPETTARSI

  1. Accessibilità e wayfinding: torri come landmark e punti di distribuzione verticale per ascensori e scale, pensati per ridurre congestioni e tempi di deflusso in sicurezza.
  2. Acustica: bowl ripido per esaltare il suono, con attenzione a materiali e rivestimenti interni per modulare la riverberazione nelle diverse configurazioni di evento.
  3. Tetto retrattile e campo mobile: doppia leva per una programmazione all-season, che massimizza giorni d’uso e possibilità di hosting.
  4. Food & beverage esperienziale: il “bar più alto di Birmingham” è storytelling e attrazione turistica, potenzialmente fruibile anche nei giorni senza gara.
  5. Materiali e sostenibilità: enfasi su mattoni e linguaggio industriale riletto in chiave contemporanea; la presenza delle torri con funzione di ventilazione va nella direzione di ridurre carichi impiantistici nelle condizioni favorevoli.

Progetti di questa scala attraversano sempre fasi di pianificazione complesse: iter urbanistici, consultazioni con la comunità locale, piani di mobilità e impatto ambientale, governance pubblico-privata. L’esperienza insegna che tempi e costi possono variare rispetto alle prime stime per ragioni esogene (prezzi dei materiali, tassi d’interesse, condizioni macroeconomiche) o endogene (richieste progettuali, prescrizioni tecniche). A maggior ragione, l’ancoraggio del Powerhouse a un quartiere aperto e connesso può fare la differenza nel consolidare consenso e sostenibilità lungo il cammino. Le fonti indicano già un orizzonte chiaro (2030-31), ma la prudenza resta un dovere giornalistico.

UN PROGETTO CHE CONTA OLTRE IL CALCIO

Ci sono stadi che nascono per ospitare partite, e stadi che possono guidare una narrazione urbana. Il Birmingham City Powerhouse ambisce alla seconda categoria. Le 12 torri sono un atto di identità, la flessibilità d’uso è un atto di realismo economico, l’apertura al quartiere è un atto politico alla scala della città. Se riuscirà a mantenere le promesse, l’impianto potrà diventare un volano: per i Blues, per l’est di Birmingham, per un’idea europea di stadio come infrastruttura civica. E il fatto che il racconto parta da una ciminiera, in un tempo che preferisce spesso le superfici lisce, è la sua intuizione più coraggiosa.

Il nuovo stadio del Birmingham City non è un esercizio di stile: è un manifesto. Se la città è diventata grande con il fuoco delle ciminiere, oggi prova a far crescere un progetto che respira grazie a dodici torri, che suona grazie a una curva a 360 gradi, che vive grazie a un quartiere. Nel calcio moderno, dove gli impianti sono spesso intercambiabili, il Powerhouse tenta una strada diversa: essere, prima di tutto, Birmingham.

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