Cerca

Serie C

A 37 anni è ancora devastante tra i Professionisti con una doppietta, l'attaccante è davvero strepitoso!

Dalla notte europea all'ultima destinazione: l’itinerario, i ritorni e un filo mai spezzato con chi lo aveva «adocchiato» da ragazzo

LIVORNO SERIE C - SAMUEL DI CARMINE

LIVORNO SERIE C - Samuel Di Carmine, attaccante classe 1988, con la doppietta alla Torres sale a quota 3 reti in campionato

La prima immagine è un lampo: è l’8 novembre 2007, piove fine al Franchi, la Fiorentina travolge l’Elfsborg in Coppa UEFA. Entra un ragazzo del vivaio, si chiama Samuel Di Carmine, e chiude la goleada sul 6-1 con un tocco da rapinatore d’area. Quasi 18 anni dopo, nella sera del 24 novembre 2025, lo stesso centravanti, barba incolore d’esperienza, 37 anni compiuti, trascina il Livorno con una doppietta dal dischetto contro la Torres. Due rigori, cuore freddo, 3-1. Nel mezzo, un pendolo di strade: Inghilterra, promozioni, retrocessioni, promesse, addii dolorosi e rientri agrodolci. Un filo rosso che lo riporta in Toscana, più vicino a casa, dentro una piazza agitata ma appassionata, e soprattutto dentro lo sguardo di un allenatore che lo conosce da sempre: Roberto Venturato.

«LO VOLEVO DAI TEMPI DELLA FIORENTINA»
C’è un dettaglio che racconta molto: alla vigilia di una settimana spartiacque, Venturato confessa ciò che molti sospettavano. «Lo volevo già quando era nelle giovanili della Fiorentina: Di Carmine ha qualità tecniche e fisiche immense». Non è soltanto una carezza pubblica: è la dichiarazione d’un progetto tecnico e mentale, la scelta di puntare su un profilo d’esperienza per tirare fuori personalità a un gruppo che aveva bisogno di ritrovarsi. Parole arrivate dopo una vittoria larga, con 3 gol messi insieme per la prima volta nelle prime 15 giornate: un dato che, più dei numeri, misura lo scatto psicologico di una squadra. «La testa fa andare tutto il resto», ha spiegato il tecnico, usando il vocabolario che meglio gli appartiene: lavoro quotidiano, crescita, aggressione alta, gestione.

IL RITORNO IN TOSCANA
Il secondo fotogramma è un foglio firmato: 19 agosto 2025, US Livorno 1915 annuncia l’arrivo di Di Carmine. Contratto fino a giugno 2026, con opzione di rinnovo, curriculum di oltre 130 gol e più di 550 presenze: a Livorno il nome fa rumore, perché la squadra è appena risalita e ha fame di sicurezza davanti. «Colpo ex Serie A», titola la stampa locale; «asso in attacco», lo definiscono altrove. Lui, fiorentino, figlio d’arte, papà Emidio attaccante amaranto nel 1973-1974, si presenta con i 14 gol realizzati a Trento nell’ultima Serie C. È un ritorno nella sua regione, ma non un ritorno morbido: arriva in una piazza in ebollizione, con una classifica corta e la pressione di chi pretende un segnale immediato. C’è però un retroscena, e non è banale. Pochi giorni dopo la firma, Di Carmine racconta di essere rimasto «malissimo» per il dietrofront del Trento: si sentiva dentro un progetto, aveva dato priorità ai gialloblù, poi è andata diversamente.

DEBUTTO: RIGORI, INCIAMPI, SVOLTE
Per misurare l’impatto, basta seguire i palloni pesanti. Il 30 agosto 2025 a Alessandria, con la Juventus Next Gen, Di Carmine si presenta dagli 11 metri: segna il pari, ma nel recupero l’errore di un compagno costa la sconfitta. La prima a Livorno sa di rimpianto. Poi arrivano stacchi, pareggi, sconfitte che appesantiscono l’aria. A inizio novembre cambia la guida tecnica: Venturato prende il posto di Alessandro Formisano, piazza scossa, contestazione fuori dallo stadio e squadra da rimettere in carreggiata. È il momento in cui il centravanti esperto può farsi bussola. E infatti, alla prima gara-simbolo del nuovo corso, con la Torres al Picchi, Di Carmine torna sul dischetto, due volte, e non trema: doppietta e 3-1. Nella somma non ci sono soltanto i 3 punti: c’è l’idea di una fascia d’esperienza che si mette davanti alla tempesta.

L'INGHILTERRA: PARENTESI CHE NON PASSA MAI
Nella biografia di Di Carmine c’è una parentesi che vale più di un rigo: l’Inghilterra. È il 2008, la Championship è un mondo ruvido e romantico, e il Queens Park Rangers, di proprietà italiana, ambizioni grandi, lo prende in prestito dalla Fiorentina. Il ragazzo fa 27 presenze e segna 2 gol, tra cui il primo in campionato al Birmingham: non numeri da copertina, ma ore di volo, contrasti, aria diversa, l’accensione di un’idea di professione che si allunga nel tempo. È quella esperienza, confessa oggi Venturato, che gli «rubò» il sogno di allenarlo da ragazzo. Ma il calcio ama i ritorni: a Livorno i due si ritrovano, con Samuel più maturo e un allenatore che sa dove andare a pescare sicurezza.

DENTRO IL NUOVO LIVORNO DI VENTURATO
A Livorno, Venturato ha messo in chiaro gli elementi della sua idea: aggressione alta, tenere palla, automatismi. Il suo calcio chiede tempi giusti, densità orizzontale e verticale, lavoro tra le linee. In questo canovaccio, Di Carmine è una calamita: abbassa un pallone sporco per Dionisi, apre il corridoio per Cioffi, lega il gioco con Peralta, si fa trovare sul secondo palo quando la catena di destra produce il cross. E soprattutto, porta in dote una cosa invisibile ma determinante: la capacità di imballare la partita in episodi chiave, una protezione, un fallo guadagnato, un rigore trasformato, che nelle categorie di mezzo spesso valgono più di una trama ben congegnata. È qui che la dichiarazione del tecnico («La testa fa andare tutto il resto») trova corpo: senza autostima, il calcio di Venturato non gira. Con un leader silenzioso a occupare l’area, invece, gira eccome. E quando i riflettori si affievoliscono, resta un’immagine che tiene insieme tutto: il ragazzo del 2007 che corre sotto la Fiesole, e l’uomo del 2025 che alza tre dita al Picchi come a dire, una, due, tre, «siamo tornati». In fondo, la carriera di un attaccante ritrovato è tutta qui: nel saper essere al posto giusto quando la storia torna a cercarti.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter