Lutto
27 Novembre 2025
ITALIA MONDIALI 1982 - Giancarlo Saliceti, storico fotografo fiorentino, è stato storico inviato del Guerin Sportivo e di molte altre testate (foto FB Museo Fiorentina)
C’è un istante in cui il rumore del Santiago Bernabéu si restringe nel mirino e il mondo diventa un solo fotogramma: un difensore con la maglia azzurra, la bocca spalancata in un grido liberatorio, un «mucchio» di compagni a fare da trampolino emotivo. Lì, nell’attimo più rumoroso della nostra memoria calcistica, il silenzio è tutto di una macchina fotografica. Il dito è quello di Giancarlo «Sabe» Saliceti. Dal suo scatto nasce una delle icone dello sport italiano: l’«urlo» di Claudio Gentile dopo il fischio finale di Italia-Germania Ovest del 11 luglio 1982, la notte del 3-1 e del terzo titolo mondiale. Quell’immagine vinse il primo premio AIPS e, come tutte le cose vere, non ha smesso di vivere: oggi accoglie i visitatori al Museo del Calcio di Coverciano e saluta i colleghi all’ingresso della sede dell’Associazione Stampa Toscana (AST). Oggi, però, quell’occhio si è chiuso: Saliceti se n’è andato a 89 anni, lasciando dietro di sé un archivio di emozioni e una lezione che vale più di qualunque scheda tecnica.
UN PROFESSIONISTA CHE HA SENTITO IL CAMPO PRIMA DI FOTOGRAFARLO
Non era uno che inseguiva le azioni: le anticipava. È la differenza tra chi guarda il campo e chi lo legge. Per Sabe era normale muoversi non dove la palla stava andando, ma dove l’emozione avrebbe colpito. Era la sua grammatica. Per questo la sua carriera non si limita a quel clic del 1982: cominciata a Coverciano negli anni ’70, tra figure come Artemio Franchi, Fino Fini e Ferruccio Valcareggi, è durata «oltre mezzo secolo» fra stadi e palazzetti, sempre con l’istinto di cogliere «l’attimo fuggente», come hanno ricordato in coro AST e USSI Toscana nelle scorse ore. A raccogliere il suo testimone nel corso degli anni è stato il figlio Gianni, apprezzato collega e fotografo.
L'ICONA: UNA FOTO CHE DIVENTA «URLO COLLETTIVA»
Nell’album del Mundial di Spagna, la fotografia di Gentile che urla «sopra il mucchio» di compagni, subito dopo il triplice fischio di Italia-Germania Ovest, è una liturgia laica. Non c’è la coppa in primo piano, non c’è la posa: c’è un frammento di verità. L’AIPS lo premiò allora come miglior scatto dei Mondiali 1982, riconoscendone la potenza narrativa. Oggi quell’immagine continua a parlare da sola: la vedi a Coverciano e capisci perché una fotografia può spiegare un’epoca meglio di mille fermo‑immagine o di un replay.
LA SCOMPARSA A 89 ANNI
La conferma purtroppo è arrivata fra il 26 e il 27 novembre 2025: Giancarlo Saliceti, storico inviato del Guerin Sportivo e firma visuale per diverse testate, è morto a 89 anni. Da tempo era ospite di una casa di cura a Pontassieve (Firenze). Il cordoglio istituzionale è stato immediato: il presidente Sandro Bennucci con tutti gli organismi dirigenti dell’Associazione Stampa Toscana, e Franco Morabito con il direttivo del Gruppo toscano giornalisti sportivi, USSI, hanno ricordato il collega con parole semplici e giuste: un professionista che ha accompagnato lo sport italiano «ovunque», trasformando l’impresa in memoria condivisa.
UN ARCHIVIO DI CAMPO: DA COVERCIANO AI TRIONFI AZZURRI
La biografia professionale di Saliceti attraversa la geografia sentimentale del nostro calcio. Dall’Italia di Enzo Bearzot fino all’epopea delle coppe europee, dai ritiri di Coverciano, dove iniziò a lavorare negli anni ’70, agli stadi che hanno fatto la storia del nostro campionato. Non servono elenchi chilometrici: basta una mappa di sguardi. A Coverciano ci sono le radici, nelle riviste c’è la diffusione, in quello scatto del 1982 c’è la consacrazione. Il resto è lo stile: sequenze pulite, senso del tempo, rispetto del gioco. Un’etica prima ancora che un’estetica.
IL RICONOSCIMENTO AIPS E LA FAMA INTERNAZIONALE
Il primo premio AIPS ai Mondiali di Spagna 1982 sancì ufficialmente ciò che i colleghi avevano già capito: Saliceti non cercava la spettacolarizzazione, cercava la sostanza. Allora i fotografi lavoravano con limiti tecnici impensabili per chi scatta oggi: rullini, tempi di sviluppo, imprevisti logistici. Portare a casa un’immagine così «piena» nel momento esatto in cui il campo si scioglieva nel caos della festa non era scontato: significava costruire mentalmente la scena prima che accadesse. Una dote da cronista, non da turista. Nel giorno dell’addio, la categoria si riconosce nelle parole semplici: «attimo fuggente», «gesto atletico», «memoria». Sono termini-chiave di un lessico professionale che Sabe ha onorato senza mai trasformarlo in posa. Il cordoglio espresso da AST e USSI Toscana non è un atto dovuto: è il modo in cui una comunità ritrova se stessa intorno a chi, per decenni, ha tenuto insieme il filo di un racconto. Saliceti non cercava la ribalta: cercava il punto di vista giusto. Oggi gli restituiamo la ribalta che merita.