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Serie C

Ad aprile vinceva la Coppa, 7 mesi dopo rischia l'espulsione: la squadra della città di 150mila abitanti trema

Il team avversario disdice l'albergo per la trasferta in programma domenica 30, segnali di una partita che va verso l'annullamento

RIMINI SERIE C - GIUSY ANNA SCARCELLA

RIMINI SERIE C - Giusy Anna Scarcella, rappresentante della Building Company, che detiene la proprietà del team biancorosso

Scena uno: a Sassari, il responsabile logistico della Torres scorre la posta e annulla una prenotazione. Non è un dettaglio di viaggio: è il segnale che una partita potrebbe non esserci più. Un clic per cancellare l’hotel in Romagna, uno strappo silenzioso al calendario della Serie C. Sull’altra sponda dell’Adriatico, lo stadio «Romeo Neri» è pronto per la gara delle 12:30 di domenica 30 novembre 2025, ma l’erba potrebbe restare intatta. Il Rimini, travolto da una procedura di liquidazione che si sta consumando nelle aule del Tribunale e negli uffici della Camera di Commercio, è a un passo dalla decadenza dell’affiliazione e dall’uscita immediata dal campionato. Non è una suggestione: è una possibilità concreta, confermata da atti, dichiarazioni istituzionali e norme federali.

IL QUADRO: DAI CONTI CHE NON TORNANO ALLA LIQUIDAZIONE
Il punto di non ritorno arriva con la decisione dell’assemblea dei soci del Rimini di avviare la liquidazione volontaria. La notizia, filtrata il 26 novembre 2025, è stata resa pubblica anche dal sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, che ha parlato apertamente di «epilogo doloroso ma non inaspettato» e di una perdita al 30 giugno 2025 «di oltre 4 milioni di euro». La cifra non è soltanto impressionante per la categoria: è il simbolo di una gestione che ha bruciato sostanza e fiducia in pochi mesi. Il più importante quotidiano sportivo nazionale, La Gazzetta dello Sport, ha confermato che la richiesta di liquidazione è stata formalmente presentata e che la gara del Neri contro la Torres, inizialmente fissata per le 12.30 di domenica, è «in fortissimo dubbio». Dietro la formula prudente c’è un dato semplice: se la FIGC prende atto della liquidazione e scatta la decadenza dell’affiliazione (il perno è l’articolo 16 delle N.O.I.F.), la squadra può essere esclusa subito dal torneo.

LA SPIA ROSSA: LA TRASFERTA CANCELLATA DELLA TORRES
Sul fronte sardo, il termometro della realtà è nelle scelte operative: la Torres «avrebbe già provveduto a disdire la prenotazione alberghiera» per la trasferta romagnola. È un atto non comune, che di solito arriva solo quando il dubbio diventa quasi certezza. Questo filtra dagli addetti ai lavori, fatto che lega la decisione alle notizie «sconfortanti» provenienti da Rimini e alla concreta possibilità che la gara venga rinviata o non disputata affatto come già accaduto nella scorsa stagione per alcune partite di Taranto e Turris prima dell'esclusione di entrambe le squadre nel Girone C. A sostegno del clima, anche testate nazionali e locali mettono in fila i tasselli: la liquidazione volontaria, i deferimenti, le penalizzazioni, il rosso in bilancio. È un mosaico consistente, che spiega perché a Sassari si siano mossi per tempo.

DALLE CARTE AI CAMPI: IL RISCHIO CONCRETO
La domanda di liquidazione innesca il percorso che può portare, in tempi rapidi, alla decadenza dell’affiliazione: senza affiliazione non si scende in campo. È quanto emerge dalla prassi federale e dalle massime interpretative sull’art. 16 N.O.I.F., che regolano i casi in cui la FIGC dichiara la decadenza dell’affiliazione e, quindi, l’estromissione della società dall’ordinamento sportivo professionistico. Si sommano i profili disciplinari: il deferimento per mancati versamenti contributivi e fiscali (tra cui INPS e IVA) perfezionati oltre i termini di settembre-ottobre 2025 ha appesantito ulteriormente il quadro, rendendo materialmente difficile sostenere l’attività agonistica giorno per giorno. Sul piano sportivo, il Rimini è stato già colpito da una penalizzazione complessiva di 16 punti e si ritrova sul fondo della classifica del Girone B con -5. Numeri che riflettono una stagione vissuta in apnea e che spiegano la deriva attuale.

LA VOCE DEL COMUNE
Le parole del sindaco Sadegholvaad non sono un esercizio di stile: sono la presa d’atto di un sistema che ha deragliato. Il primo cittadino ha parlato di «vicende incredibili e vergognose» e ha annunciato interlocuzioni con le istituzioni calcistiche per governare la fase transitoria, lasciando intendere che il Comune potrebbe tornare a fare da regista per una rinascita «con basi sociali e finanziarie solide». È un passaggio significativo: in passato, in Romagna come altrove, il salvataggio del calcio è ripartito dal livello locale, spesso attraverso nuove realtà associative che poi chiedono l’affiliazione ai campionati dilettantistici. Come d'altronde era capitato allo stesso Rimini nel 2016 con la ripartenza dall'Eccellenza dopo la mancata iscrizione in Lega Pro.

IL FILO DEGLI ULTIMI MESI
Il 2025 biancorosso è una cronologia di frizioni. Dall’estate al tardo autunno, il club ha vissuto passaggi societari complessi: dalla DS Sport di Stefania Di Salvo alla Building Company di Giusy Anna Scarcella, fino al preliminare (poi ritirato) con Nicola Di Matteo. Nel frattempo sono maturati gli effetti sanzionatori: penalità in serie e, a novembre, nuovi deferimenti per inadempienze su contributi e imposte. È nella somma di questi elementi, non in un singolo atto, che si spiega perché, a fine novembre, la liquidazione sia apparsa come l’esito quasi inevitabile. Il paradosso è che, pochi mesi fa, il Rimini festeggiava un trofeo: l’8 aprile 2025 aveva vinto la Coppa Italia di Serie C, un titolo che oggi stride con la prospettiva della fine anticipata del campionato. La storia del calcio italiano non è nuova a contrasti così netti, ma raramente la caduta arriva così presto dopo un picco sportivo. In attesa degli atti, resta l’istantanea di una domenica che potrebbe non arrivare mai: niente pullman, niente rifinitura, nessuna distinta ufficiale. Solo un campo in attesa e una stagione che, per Rimini, rischia di finire qui.

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