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Dalla Primavera alla Serie A: il percorso dei giovani del Milan che hanno sfondato

Come il vivaio rossonero ha ricominciato a produrre protagonisti, e perché l’esempio di Bartesaghi racconta un trend più ampio

DAVIDE BARTESAGHI MILAN

SERIE A MILAN • Davide Bartesaghi

Una panchina che scricchiola sotto il peso dell’attesa, le mani tese al cielo di San Siro, il tabellone che si illumina su una data: 23 settembre 2023. È il minuto 75’ di Milan–Verona quando Davide Bartesaghi - classe 2005, terzino sinistro cresciuto in Casa Milan - riceve la chiamata, entra al posto di Alessandro Florenzi e si prende il suo primo frammento di Serie A. Non è il gol di una vita, non è un dribbling da copertina: è l’istante in cui il percorso dal settore giovanile alla prima squadra smette di essere una promessa e diventa una rotta praticata. Da lì in avanti, il fil rouge che lega Primavera, Milan Futuro e prima squadra ha iniziato a farsi più spesso, a volte accidentato, ma riconoscibile. E oggi - tra retrocessioni della “seconda squadra”, debutti da record e ritorni da prestiti formativi - racconta una verità: il vivaio rossonero è tornato a produrre profili che incidono.

IL CASO BARTESAGHI: OLTRE I NUMERI

Il percorso di Davide Bartesaghi si può leggere da due angoli. Quello “ufficiale”, che ci restituisce i passaggi chiave: trafila giovanile, esordio in Serie A il 23/09/2023 contro il Verona, firma del primo contratto da professionista con scadenza 2026 (2 ottobre 2023), convocazioni ricorrenti e un minutaggio cresciuto tra 2023 e 2025 fino a stabilizzarlo come opzione credibile nello slot di terzino sinistro del Milan. Resta, però, il valore di una lettura sul rendimento in pagella che intercetta una tendenza: Bartesaghi è percepito come affidabile e in crescita, abbastanza da diventare un profilo tenuto in considerazione dagli staff tecnici.

I fatti certificati definiscono il perimetro: debutto in A a 17 anni e 268 giorni in Milan–Verona del 23/09/2023; passaggio al professionismo con contratto fino al 30/06/2026; sviluppo continuo tra Primavera, Milan Futuro e prima squadra con presenze via via più sostanziose. È il profilo-tipo del terzino “moderno” che il vivaio rossonero prova a sfornare: stazza (oltre i 190 cm), corsa e duello aereo, con un margine di costruzione ancora da rifinire.

DA CALABRIA A GABBIA, PASSANDO PER POBEGA: UN TRENDO POSITIVO

Per capire se Bartesaghi è un caso o l’espressione di un trend, basta guardare indietro. I nomi ci sono e pesano.

  1. Davide Calabria: cresciuto nel vivaio, debutta in Serie A il 30 maggio 2015 ad Atalanta e, con la partenza di Alessio Romagnoli, diventa capitano del Milan all’inizio della stagione 2022/23. Il suo percorso, tra flessioni e rilanci, è la trama di una leadership costruita “dentro” il club.
  2. Matteo Gabbia: prodotto del settore giovanile, un giro di prestiti (Lucchese, poi Villarreal nel 2023/24), il rientro anticipato a gennaio 2024 per l’emergenza infortuni e la trasformazione in titolare affidabile, fino a siglare un gol pesantissimo nel derby a settembre 2024 e chiudere il 2024/25 oltre quota 100 presenze in rossonero. Esempio perfetto di come un centrale “cresciuto in casa” possa sedimentare minuti e status.
  3. Tommaso Pobega: percorso di formazione scandito da prestiti in progressione (Ternana, Pordenone, Spezia, Torino), rientro e rinnovo fino al 30/06/2027, segnale chiaro della volontà del club di investire su un mezz’ala fisica e verticale “formata” in casa.
  4. Jan-Carlo Simić: 17 dicembre 2023, Milan–Monza 3–0. Entra e segna al 41’: ha 18 anni e si presenta con un tap-in da area piccola su assist di Rafael Leão. È la foto del ponte tra Primavera e “grandi” quando l’occasione arriva e viene afferrata.
  5. Francesco Camarda: 26 novembre 2023, 15 anni e 260 giorni: record assoluto di più giovane esordiente in Serie A nella vittoria sull’1–0 con la Fiorentina. Due anni dopo, nel 2025/26, il primo XI in A (in prestito) lo porta anche tra i primati degli esordienti dal 1’. Un simbolo potente della filiera rossonera.

Questi percorsi raccontano tre idee-chiave: la centralità del minutaggio “vero” (anche attraverso prestiti), la forza di un contesto tecnico che protegge e rilancia, e l’utilità di una seconda squadra per costruire il passaggio adolescenza–professionismo.

GIOVANI CHE RESTANO, GIOVANI CHE VOLANO

Il vivaio è sano non solo se produce “titolari del Milan”, ma anche se genera patrimonio tecnico spendibile nel calcio professionistico. Qui entrano in scena i profili che hanno brillato e poi hanno trovato la loro strada altrove.

  1. Lorenzo Colombo: centravanti, esordio con il Milan giovanissimo, poi la scelta di prestiti graduali fino alle stagioni piene in Serie A con Lecce e Monza e i passaggi successivi. Una costruzione del bagaglio che oggi lo tiene stabilmente nella massima serie, con minutaggi e responsabilità da attaccante “vero”.
  2. Manuel Locatelli e Patrick Cutrone (non più in rosa rossonera) hanno rappresentato, in anni recenti, la prova che il vivaio sa mettere in vetrina profili pronti a reggere club ambiziosi o piazze prestigiose. Dalla mezzala moderna che segna alla Juventus al centravanti che ha macinato Serie A e Premier.

GIOVANI E IDENTITÀ: PERCHÉ IL MILAN HA BISOGNO DEI SUOI “FIGLI"

C’è infine un tema che va oltre i singoli: l’identità. Le stagioni recenti hanno visto un Milan capace di alternare grandi colpi di mercato a inserimenti homegrown. Se la prima via porta talento immediato, la seconda costruisce appartenenza e sostenibilità. Il capitano uscito dal vivaio (Calabria, dal 2022/23) è un segnale forte. I “titolari conquistati” come Gabbia sono l’altra faccia della stessa medaglia. I “ponti” come Pobega o i record di Camarda completano il quadro. In mezzo, profili come Bartesaghi che cercano di trasformare la fiducia in status.

Se c’è una lezione che il percorso degli ultimi anni consegna al presente è che i numeri - date di esordio, presenze, minuti, ma anche voti - raccontano solo metà della storia. L’altra metà è fatta di fiducia tecnica, continuità di progetto e di una cultura che non ha paura di lanciare un classe 2008 a 15 anni e 260 giorni, o di riportare a casa un centrale “cresciuto in famiglia” e renderlo il perno della difesa.

COSA ASPETTARSI DAL FUTURO

In fondo, l’equilibrio tra mercato e vivaio è il vero mestiere di chi costruisce squadre che durano. E la storia recente del Milan dice che, con tutti i suoi strappi e le sue contraddizioni, quella rotta c’è. È fatta di date incise in taccuino, di gol che non si dimenticano, di contratti che blindano scelte. E di ragazzi - Bartesaghi, Simić, Camarda, Pobega, Gabbia, Calabria - che a volte arrivano in silenzio, poi si prendono la scena con naturalezza. Quando usciranno di nuovo dalla panchina, San Siro saprà già il loro nome.

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