Serie C
29 Novembre 2025
UNION BRESCIA SERIE C - Mattia Valente, attaccante classe 2006, in stagione conta 2 presenze con 2 reti in Coppa e 2 presenze in campionato
La scena resta appesa a un attimo. È il minuto 36’ di una serata fredda al «Riviera delle Palme»: Mattia Valente, 19 anni, scappa nello spazio con la naturalezza di chi non ha ancora imparato a temere i palcoscenici. Cross, tempo d’inserimento perfetto e colpo di testa: rete. L’Union Brescia ribalta l’inerzia contro la Sambenedettese e, soprattutto, illumina ancora una volta il nome di un ragazzo del 2006 che la Coppa Italia di Serie C l’ha presa in simpatia. Non è la prima volta: un mese fa, al «Cabassi» di Carpi, debutto tra i professionisti e primo sigillo al 36’. Due apparizioni, due gol: il passo corto dei predestinati.
DAL «CEMENTO» DELLA SERIE D ALLA PASSERELLA DELLA LEGA PRO
Prima di vestire il biancazzurro, Valente era il talento che in Serie D con il Cassino si guadagnava la vetrina della Viareggio Cup con la Rappresentativa LND Under 19: 29 presenze nella scorsa stagione, 2 gol e 1 assist al Viareggio. Nell’ultima settimana di agosto 2025 la firma fino al 30 giugno 2027 con l’Union Brescia: un trasferimento a titolo definitivo che racconta bene la filosofia del club, pronto a scommettere su profili giovani ma già strutturati fisicamente e mentalmente. Non è un caso che, al primo passo tra i professionisti, il ragazzo ex Cassino abbia lasciato un’impronta così netta. In conferenza, dopo il colpo a Carpi, ha parlato di «emozioni uniche» e di un gesto tecnico nato dall’istinto: «Appena ho visto la palla avanti ho pensato di tirare». Una frase semplice che spiega molte cose: propensione offensiva, lettura della profondità, «freddo» da attaccante. E anche un dettaglio tattico: può fare la «prima punta», oltre a giocare più largo. Per un classe 2006, è una versatilità che cambia le gerarchie.
DA CARPI A SAN BENEDETTO: 2 GOL CHE PESANO
Al «Cabassi» l’Union Brescia si presenta con una formazione ritoccata ma riconoscibile, e Valente trova la giocata che vale la qualificazione: inserimento, controllo e conclusione nell’angolo. È il 1° gol tra i Professionisti del ragazzo nato il 19 settembre 2006, ed è il gol che consegna agli uomini di Aimo Diana gli ottavi di Coppa. Un sigillo anche «tecnico»: tempi dell’attacco dello spazio, coordinazione, freddezza. Dettagli che, in Coppa, separano la vetrina dall’anonimato. A San Benedetto del Tronto, dopo lo svantaggio firmato Pezzola all’11’, l’Union ribalta con due colpi di testa «gemelli diversi»: Valente al 36’ (traiettoria, tempo e pulizia di impatto) e Silvestri al 39’ (potenza e scelta di tempo). Nella ripresa chiude i conti Balestrero al 77’. Qui la cifra della prestazione di Valente non è solo il gol: continuità di corsa, profondità, minacce costanti quando la squadra riesce a risalire in campo aperto. La fotografia di un quinto che «fa l’ala» quando serve.
IL VALENTE CHE FUNZIONA
Più che un quinto di contenimento, Valente è un esterno che «pensa da attaccante»: frequenta l’area, legge con anticipo il lato debole, arriva sul secondo palo. La sequenza di Carpi e San Benedetto racconta proprio questo: saltare l’uomo non è il suo unico strumento; la sua pericolosità nasce dal tempismo e dalla scelta della zona di rifinitura. È un concetto chiave per l’Union Brescia: gol «da esterno» che pesano come quelli di una punta. Con i suoi 187 cm e un passo lungo, inoltre, ha impatto nei duelli e regge i cambi di ritmo della transizione. Non parliamo solo di velocità, ma di capacità di ripetere gli sprint: quando Diana chiede di ribaltare l’azione, Valente è spesso il primo riferimento oltre la linea della palla. Dote rara per un under che sta facendo la conoscenza con il calcio dei grandi. Sfruttare due serate di Coppa Italia per segnare 2 gol è un modo diretto – e meritocratico – di accelerare l’integrazione nelle rotazioni. Nel linguaggio dello spogliatoio significa credibilità: quando il pallone «pesa», lui c’è. Ed è così che si scalano posizioni dentro una rosa con ambizioni dichiarate.
I MOTIVI DELL'INVESTIMENTO
Per capire fino in fondo l’ascesa di Valente, bisogna leggere lo sfondo. L’Union Brescia è la società che nel luglio 2025 ha riportato il calcio professionistico in città, dopo l’uscita dai campionati del vecchio Brescia Calcio per ragioni amministrative. La struttura è nata dal trasferimento della Feralpisalò a Brescia, con cambio di sede e denominazione, e con Giuseppe Pasini come riferimento industriale e proprietario. Obiettivo dichiarato: un progetto triennale per riportare il club in Serie B. Il contesto non è neutro: identità da ricostruire, tifo da ricompattare, Stadio Rigamonti come casa da riabitare, un settore giovanile da far crescere. In panchina c’è Aimo Diana, bresciano, punto di contatto ideale tra memoria e futuro: conosce la piazza, pretende intensità e ha dimostrato, già a Reggio Emilia, di saper far rendere i giovani dentro sistemi chiari. Dentro questa cornice, ha senso che un 2006 con fisico, gamba e applicazione mentale trovi spazio: è un messaggio tecnico e politico insieme.
LA COPPA COME PALESTRA GIUSTA
La Coppa Italia di Serie C consente a Diana di alternare principi e interpreti senza snaturare la squadra. L’Union è duttile: costruzione a tre, esterni larghi, mezzali con gamba (si vedano i minuti di Mercati e De Francesco) e due riferimenti sulla prima linea che sanno pulire palloni sporchi e attaccare la profondità. In questo contesto, l’esterno sinistro, spesso Valente, ha due compiti: garantire ampiezza e, in area, trasformarsi in terzo attaccante. Esattamente ciò che ha fatto nei 90’ di San Benedetto e nella notte di Carpi. Il «minuto-chiave» racconta anche una gestione attenta: a Carpi la staffetta Valente-Facchini arriva al 73’; a San Benedetto il 2006 resta una minaccia fino all’ora di gioco, poi dentro forze fresche per congelare il risultato. L’idea è semplice: meritocrazia e gestione dei carichi. Se segni e lavori, rimani al centro. Se cali, esci. Per un giovane, l’unico termometro che conti. Intanto, il nome è segnato: Mattia Valente, Union Brescia, 2006, 2 gol in 2 gare. Una carta d’identità che parla già in maiuscolo.