Serie C
01 Dicembre 2025
SAMBENEDETTESE SERIE C - Filippo D'Alesio, classe 1992, fino alla scorsa settimana ha allenato il Rimini prima dell'esclusione del club dal Girone B di Serie C
Una cartellina blu, una penna e una data cerchiata in rosso: 1 dicembre 2025. Dentro la sala stampa del Riviera delle Palme, il rumore più forte non è quello dei flash ma del silenzio che precede una firma. La firma è di Filippo D’Alesio, 33enne con la schiena dritta e idee chiare, che accetta la panchina della U.S. Sambenedettese e mette il suo nome sotto un impegno che guarda lontano: 30 giugno 2027. Non un «traghettatore», non l’ennesima toppa sulla tela, ma un progetto tecnico a medio-lungo termine, annunciato con una parola che nel calcio spesso fa paura: continuità. La società ha scelto la strada più esposta, quella dell’investimento nel tempo, proprio quando la classifica, e l’umore della piazza, imporrebbero scorciatoie. È qui che la storia si fa interessante. Il passaggio di consegne arriva dopo la separazione da Ottavio Palladini e l’interim di Marco Mancinelli per la trasferta di Arezzo; non un rimpasto d’emergenza ma una scelta definita «necessaria» dalla dirigenza.
D'ALESIO, PROFILO GIOVANE MA TEMPRATO
La biografia dell’allenatore aiuta a capire la scelta. Filippo D’Alesio è un tecnico formatosi nei settori giovanili – Pescara e Palermo – e cresciuto accanto a figure che hanno segnato la sua idea di calcio: ha collaborato con Nicola Legrottaglie in Serie B al Pescara, quindi con Luciano Zauri e Gaetano Auteri in Serie C. Ha conseguito la licenza UEFA A a Coverciano, distinguendosi per rendimento nel corso. Nel 2025 il passo in avanti: la panchina del Rimini in prima squadra, dopo l’esperienza nello staff e in Primavera. Un percorso organico, da campo, fatto di studio e responsabilità crescenti. C’è poi un dettaglio che racconta il suo carattere: a fine novembre, la FIGC ha revocato l’affiliazione al Rimini FC per la messa in liquidazione del club, con l’effetto di escludere i romagnoli dalla Serie C e svincolare tutti i tesserati. Una scossa che avrebbe potuto travolgere chiunque; D’Alesio l’ha trasformata in ripartenza, trovando nella Sambenedettese un progetto che parla la sua lingua: prospettiva e sostenibilità.
LE PAROLE CHE PESANO
Nelle prime dichiarazioni da allenatore rossoblù, D’Alesio ha messo in fila i suoi punti fermi. Niente dogmi di sistema, ma un set di principi applicabili sia con difesa a tre sia con linea a quattro. L’obiettivo dichiarato è «riempire l’area con più uomini» e aumentare l’imprevedibilità, mantenendo il merito degli undici aperto e quotidiano: «scelgo in base all’allenamento e all’atteggiamento». Un approccio moderno che punta sull’elasticità del collettivo e sulla valorizzazione delle differenze tra gli attaccanti in rosa. Parole misurate, da allenatore che preferisce i fatti e accetta il peso di una piazza esigente come San Benedetto del Tronto.
IL CONTESTO SPORTIVO: UNA NEO PROMOSSA CHE CHIEDE PASSO
Per misurare la portata della decisione va ricordato il contesto. La Sambenedettese ha festeggiato la promozione in Serie C il 13 aprile 2025, riaccendendo una città intera e rimettendo nel mirino un derby con l'Ascoli che mancava da decenni. Ora, nel primo giro di boa del campionato, la squadra si è trovata a convivere con una classifica corta e con le onde emotive di un percorso in assestamento: da qui la decisione di cambiare rotta tecnica per cercare una continuità di rendimento che è mancata nelle ultime settimane. Non è un caso che la presentazione di D’Alesio arrivi a pochi giorni dall’inclusione del Girone B ridisegnato dall’esclusione del Rimini: la sottrazione dei punti a tutte le avversarie che avevano affrontato i romagnoli ha rimesso in discussione gli equilibri di zona salvezza, costringendo molti club – Samb compresa – ad aggiornare frettolosamente obiettivi e tabella di marcia. Il collegamento tra «nuovo scenario» e «nuova guida» è inevitabile.
PRINCIPI, UOMINI, TEMPI
Il calcio di D’Alesio si riconosce per tre concetti chiave: 1) Principi prima del modulo: aggressione organizzata sul portatore, forte collaborazione tra esterni e mezzali per creare superiorità nelle corsie e rifinitura «a tre alti» con almeno due uomini che attaccano l’area sul lato debole. Non un sistema rigido ma una grammatica condivisa che si può declinare in 3-4-2-1, 4-2-3-1 o 4-3-3 a seconda delle caratteristiche. 2) Merito quotidiano: gerarchie flessibili, «non vedo 11 titolari» ha detto il tecnico. Un messaggio forte allo spogliatoio: si gioca chi regge i carichi e rispetta i compiti. 3) Area piena e imprevedibilità: in una squadra che ha faticato a trasformare, moltiplicare i corridoi d’ingresso e gli attacchi a palla laterale è priorità. L’allenatore vuole alternare tracce dentro-fuori con inserimenti delle mezzali per allungare la linea difensiva avversaria. Tradotto in tempi e compiti, significa che il primo mese servirà per riallineare dettagli elementari (distanze orizzontali, tempi di pressione, altezze dei terzini/esterni) e costruire una fase di non possesso che regga alle prime folate avversarie: dal controllo della propria area nasce la serenità per giocare. Poi toccherà alla rifinitura offensiva.
LA VOCE DEL CLUB: «QUESTIONE DI VALORI»
Al tavolo della presentazione, Vittorio Massi ha scandito un concetto che vale quasi come un programma politico del club: l’età non condiziona, contano idee e qualità. Parole non di circostanza, se messe accanto alla durata del contratto. Il direttore sportivo Stefano De Angelis, dal canto suo, ha riconosciuto l’amarezza per la separazione da Palladini: «Quando c’è un cambio è sempre doloroso» ma ha rivendicato la responsabilità di una scelta fatta «per il bene della Samb». Anche qui, il lessico della continuità si mescola con quello della competitività: «vogliamo diventare più competitivi per il futuro». Sono messaggi alla piazza, ma anche alla rosa. Adesso tocca al campo dimostrare che una firma datata 1 dicembre 2025 e una scadenza fissata al 30 giugno 2027 possano valere più di un annuncio: possano diventare rotta.