Serie C
03 Dicembre 2025
CARPI SERIE C - Stefani Cassani, classe 1989, nella scorsa stagione ha allenato il Lentigione in Serie D
Una notte di vento a Sassari, un rigore di Matteo Cortesi al 73’ e il silenzio che cala sul «Vanni Sanna»: il fotogramma perfetto per raccontare chi è oggi il Carpi. Una squadra che si nutre di contrasti: giovane ma smaliziata, ambiziosa senza proclami, capace di vincere là dove altri inciampano. Mentre il Girone B si ricalibra dopo l’onda d’urto dell’esclusione del Rimini, con punti cancellati e classifica ricalcolata, i biancorossi restano in piedi e anzi accelerano, trascinando il loro racconto oltre i confini della semplice «favola». Oggi i numeri dicono che il Carpi viaggia a circa 1,7 punti a partita, ha totalizzato 27 punti in 16 gare (che diventano 24 in 15 dopo la riscrittura della graduatoria per il caso Rimini) ed è stabilmente nella parte nobile, in 4ª posizione. Non un abbaglio, ma una tendenza. E se i numeri sono la bussola, la rotta l’ha tracciata la guida tecnica di Stefano Cassani, 35 anni, arrivato in estate dal Lentigione con un contratto biennale fino al 30 giugno 2027. Una scommessa lucida della società, diventata in poche settimane una soluzione vincente.
IL FATTORE-CASSANI: IDEE SEMPLICI E PRINCIPI CHIARI
Quando in giugno il Carpi ha annunciato Stefano Cassani (figlio di Davide, già apprezzato commentatore Rai ed ex CT della Nazionale di Ciclismo), qualcuno ha storto il naso: curriculum brillante tra Eccellenza e Serie D, ma zero panchine tra i Professionisti. Oggi la trama è rovesciata: squadra corta, transizioni pulite, catena di sinistra molto produttiva e un uso intelligente delle mezzepunte dietro il «9» che varia per profili e caratteristiche. La società ha costruito attorno al tecnico uno staff coeso, dal vice Davide Godi al preparatore Graziano Araldi, con Vito Barberio e Luca Malaguti a completare il quadro, e soprattutto gli ha consegnato un gruppo plasmabile, con gerarchie dinamiche. Il Carpi di Cassani ha un tratto distintivo: fa sembrare semplici le cose difficili. Non una rivoluzione tattica, ma il culto dei dettagli. Pressione sul primo controllo, ampiezza «a fisarmonica» per togliere linee di passaggio e ripartenze verticali che trovano in Cortesi e Stanzani i terminali ideali. Quando serve, però, i biancorossi sanno anche «sporcarsi», come nel 2-1 in inferiorità numerica sul Rimini: sofferenza organizzata, compattezza e lettura dei momenti. Una vittoria che dice molto della fibra caratteriale del gruppo.
TRASFERTA DOLCE: 5 VITTORIE SU 8 PARTITE
Il dato più controintuitivo è la resa lontano da casa. Il Carpi ha costruito buona parte del suo capitale punti in viaggio: 5 vittorie in 8 trasferte e l’impressione, sempre più marcata, di una squadra che sappia nutrirsi dell’ostilità degli stadi altrui. A Sambenedetto è bastata una zampata di Cortesi al 73’ per incassare uno 0-1 chirurgico. A Bra, gara autoritaria e 1-3 firmato Panelli–Cortesi–Lombardi. A Pontedera, prova matura e 0-2 con il sigillo finale ancora di Cortesi. A Sassari, rigore pesantissimo per lo 0-1 alla Torres. E in mezzo, una tenuta difensiva sempre più stabile. È, semplicemente, la postura di una squadra che non ha paura di dominare l’inerzia fuori dal «Cabassi».
CINISMO DOVE CONTA DAVVERO
C’è un indizio che vale più di altri per definire la maturità di una squadra: come si comporta negli scontri con chi sta sotto. Fin qui, specialità della casa. Il Carpi ha battuto tutte le ultime 7 della graduatoria (nell’attuale configurazione del girone): Rimini (2-1), Torres (0-1), Bra (1-3), Pontedera (0-2), Perugia (2-0), Livorno (2-0), Sambenedettese (0-1). Un filotto da 12 gol fatti e appena 2 subiti, che spiega meglio di qualsiasi aggettivo la dimensione del salto compiuto dai biancorossi nei duelli «da tre punti pesanti». In altre parole: dove serve non sbagliare, il Carpi non sbaglia.
UOMINI CHIAVE E GERARCHIE ELASTICHE
I protagonisti hanno un nome. 1) Matteo Cortesi. Gol pesanti, letture da attaccante «moderno» e un feeling speciale con i momenti caldi. Ha deciso a Sambenedetto, ha colpito a Livorno e a Pontedera, ha freddato la Torres dal dischetto. È il terminale che trasforma le corse e le linee in profondità in numeri concreti. 2) Leonardo Stanzani. Alterna la punta e il rifinitore, si muove tra le linee, apre varchi. La sua firma, ad esempio, ha sbloccato la gara con il Livorno. Equilibratore. 3) Tommaso Panelli. Leader silenzioso dietro, si è preso anche la scena in area avversaria – vedi il gol del vantaggio a Bra. La sua gestione degli spazi in transizione negativa è una delle certezze di Cassani. 4) Lorenzo Lombardi. Jolly prezioso tra fascia e linea difensiva, tempi d’uscita e qualche incursione che fa male: a Bra ha chiuso il match con qualità. 5) Il blocco di sostanza: Zagnoni, Rossini, Cecotti, Figoli e gli innesti «a partita in corso» come Pietra (autore del gol-vittoria nell'ultima partita) e Rigo: una rotazione che ha costruito affidabilità e minutaggi distribuiti. La lista convocati ufficiale del club, nelle scorse settimane, ha fotografato bene profondità e alternative. Questo mosaico di profili si riflette in un dato «umano»: nelle vittorie-faro (Sambenedettese, Bra, Pontedera, Torres) emergono quasi sempre interpreti diversi in copertina. Non un protagonista unico, ma una struttura che valorizza il momento migliore del singolo.
CORNICE STORICA E CRESCITA PER STEP
Mettere in fila le ultime stagioni serve a dare prospettiva. Nel 2024-2025 il Carpi chiudeva a metà classifica (circa 44 punti), oscillando tra strappi e pause. Oggi lo scatto è netto, con una proiezione che, se mantenuta la media 1,7, accenderebbe con largo anticipo la corsa playoff. Il tutto con un gruppo tra i più giovani del girone (età media intorno ai 23 anni), ulteriore indizio della bontà del lavoro quotidiano. La cornice competitiva è tutt’altro che morbida. Davanti corrono Arezzo e Ravenna, con l’Ascoli che difende la scia. Al netto della rimodulazione post-Rimini, la classifica aggiornata, tra recuperi e calendario compresso, mostra un Carpi pienamente agganciato al treno di testa, ma con una fascia media (da Pineto a Vis Pesaro, fino a Pianese e Campobasso) pronta a rosicchiare punti ad ogni giro. In questo contesto, avere identità e «routine» delle prestazioni è la migliore assicurazione contro i ribaltoni. A Stefano Cassani e ai suoi ragazzi il compito di proteggere questo patrimonio tecnico ed emotivo. L’impressione, oggi, è che non si tratti di un sogno a scadenza, ma dell’inizio di qualcosa che, finalmente, ha preso una forma chiara.