Serie A
05 Dicembre 2025
ATALANTA SERIE A - Daniel Maldini, attaccante classe 2001, nel campionato in corso conta 7 presenze per 190 minuti giocati
Allo stadio di Bergamo si è appena spento l’eco del 4-0 di Coppa Italia contro il Genoa, quando una giocata rompe la linearità del racconto: al 54’ un appoggio all’indietro preciso di Daniel Maldini libera il destro di Marten de Roon per il raddoppio. È un gesto semplice ma rivelatore: visione periferica, tempi giusti, istinto da rifinitore. Eppure quel tocco, unico assist ufficiale di Maldini nella stagione, sembra quasi una parentesi in un romanzo che finora gli ha concesso solo spezzoni. La fotografia dei suoi primi mesi in nerazzurro racconta infatti di circa 300 minuti complessivi tra Serie A, Champions e Coppa: briciole per un 24enne acquistato con un investimento importante e cresciuto per pensare calcio tra le linee. Nel frattempo, a pochi chilometri e in punta di piedi, Fiorentina e Torino drizzano le antenne: a gennaio potrebbe aprirsi una finestra per un prestito che restituirebbe ritmo e centralità al figlio d’arte più osservato d’Italia.
DOVE ERAVAMO RIMASTI: UN'OPERAZIONE DA 13 MILIONI A GENNAIO 2025
Nell’inverno 2025 la Dea strappa Maldini al Monza in un’operazione da circa 13 milioni di euro, con contratto fino a giugno 2029 e clausole che prevedono il 50% della rivendita a favore del Milan, ex club proprietario del cartellino. Un affare costruito con tempismo, serviva un innesto offensivo mentre il reparto era corto, e con una logica: aggiungere al sistema di Gasperini, poi passato il testimone a Palladino dopo la parentesi Juric, un profilo duttile capace di fare il trequartista, l’esterno che viene dentro e, all’occorrenza, la seconda punta. I comunicati e le ricostruzioni concordano sui numeri economici: 10 milioni fissi più 3 di bonus, metà ricaduti per accordi pregressi sulle casse rossonere. Arrivava così a Bergamo un giocatore con un percorso in crescita: dopo le parentesi a Spezia ed Empoli, Maldini aveva illuminato la seconda metà della stagione 2023-2024 al Monza con 4 gol in 18 presenze; nella prima parte del 2024-2025, ancora in Brianza, era ripartito con 20 presenze e 3 gol in campionato.
IL PRESENTE: MINUTAGGIO RIDOTTO E UN RUOLO DA TROVARE
Se c’è un dato che spiega lo stato dell’arte, è quello del minutaggio. Tra Serie A e Champions, 189 e 45 minuti, ai quali si sommano i 69 della sfida di Coppa Italia con il Genoa (ingresso al 21’ del primo tempo per l’infortunio di Sulemana e gara in gestione fino al 90’), per un totale attorno alla soglia dei 300. Numeri da comprimario, che collocano Maldini tra i meno utilizzati dell’intero reparto offensivo nerazzurro nei primi mesi della stagione. Un contesto che non racconta di bocciature, ma di gerarchie competitive, rotazioni «a elastico» e partite che spesso hanno richiesto altre caratteristiche dal primo minuto. Eppure i segnali di vita tecnica non sono mancati. Oltre al già citato assist a De Roon nel 4-0 al Genoa, restano in memoria un paio di punizioni pericolose, compreso un legno sfiorato e un’occasione clamorosa fallita nel primo tempo della stessa gara: luci e ombre nella stessa serata, tipiche di un calciatore che deve rimettere chilometri nelle gambe e fiducia nei gesti.
MALDINI E LA «GRAMMATICA» DELLA TRE QUARTI DI PALLADINO
Nel sistema di Raffaele Palladino, costruito su principi non lontanissimi dall’Atalanta «storica» ma con accenti diversi nella pulizia del possesso e nelle posture degli interni, la trequarti è una zona di concorrenza feroce. Mario Pašalić garantisce inserimenti e gol «da centrocampista aggiunto», Lazar Samardžić alterna guizzi e pause ma catalizza linee di passaggio difficili, mentre gli esterni (tra cui Bellanova e Zalewski nelle vesti di quinti alti) spingono a occupare il mezzo spazio più che la rifinitura pura. In questo puzzle, Maldini è un profilo «ibrido» che tende naturalmente a ricevere tra le linee, sul corto, per poi accelerare in conduzione o cercare l’ultimo passaggio. La sua partita, quindi, non è soltanto per il posto, ma per un registro tattico riconoscibile che gli consenta di essere «prima scelta» in specifici contesti gara. Per chi lo ha seguito a Monza, il copione ideale è noto: un trequartista capace di attaccare il secondo palo come una seconda punta, con tempi di attacco all’area e rifinitura in una stessa azione. È questo dualismo, regista offensivo e finalizzatore di corsa, che lo ha fatto apprezzare ai dirigenti Percassi fino a spingere all’investimento. Trovarne la traduzione nella quotidianità nerazzurra è il passo che ancora manca.
IL PRESTITO: UNA SCELTA TECNICA PRIMA ANCORA DEL MERCATO
La voce corre sottile ma insistente: a gennaio potrebbe aprirsi uno spiraglio per un prestito. Dalle cronache locali e dai rilanci di testate specializzate filtra che la Fiorentina segue con attenzione i profili in uscita dai top club italiani per aggiungere qualità alla rifinitura, mentre il Torino, per tradizione tattica e bisogno di colpi «alla portata», valuterebbe con interesse l’ipotesi di un ingresso in corsa. La chiave è nella parola più abusata del nostro calcio: minutaggio. Un semaforo verde alla cessione temporanea, infatti, non sarebbe un giudizio sul valore del giocatore, bensì un investimento «all’esterno» per riportarlo a Bergamo più pronto, più allenato alla continuità. Va detto con equilibrio: al di là dei titoli, dalle parti di Zingonia non risultano «offerte» ufficiali, quanto piuttosto sondaggi e disponibilità a sedersi al tavolo, se e quando l’Atalanta confermerà che per il semestre gennaio-giugno preferirà soluzioni più «pronte» per il piano A e B della trequarti. In questa cornice, la sponda viola è una suggestione strutturata (già emersa in passato), mentre quella granata nasce dall’analisi dei bisogni e da aperture mediatiche. In entrambi i casi, una condizione appare necessaria: garanzia di impiego e ruolo definito.
IL PUNTO DI VISTA DEL CALCIATORE
C’è un elemento che spesso sfugge nel rumore del calciomercato: Daniel Maldini non è più (solo) il «figlio di Paolo». È un professionista entrato nel giro della Nazionale a ottobre 2024, che ha già vissuto più di una transizione e sa cosa serve per restare in alto: continuità di impiego e un contesto che valorizzi i suoi istinti. Per questo la priorità non è «andare via», ma «giocare». Se la Dea gli offrirà un trimestre da protagonista utile a entrambi, la storia può cambiare qui. Se invece gli incastri non aiuteranno, un prestito mirato potrebbe essere il ponte più intelligente verso l’Atalanta che verrà. Nella serata di Coppa, l’assist a De Roon è un gesto minimo ma eloquente. Dice che Maldini c’è, vede e anticipa. Dice anche che, nel calcio dei micro-margini, a volte basta l’azione giusta per scalare una gerarchia.