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Lutto

A soli 54 anni ci lascia un maestro nella leadership, vinse 3 Scudetti e giocò 2 Mondiali con la sua Nazionale

Una carriera costruita con misura e un addio improvviso che lascia una comunità intera senza una delle sue voci più autorevoli

ANDERLECHT - GLEN DE BOECK

ANDERLECHT - Glen De Boeck con il popolare club belga aveva vinto 3 Scudetti e 3 Supercoppe nazionali

All’uscita del Universitair Ziekenhuis Antwerpen, alle prime ore di lunedì 8 dicembre 2025, la città è già in movimento. Nel reparto dove i monitor hanno smesso di suonare, il calcio belga ha perso uno dei suoi volti più riconoscibili e, soprattutto, più rispettati: Glen De Boeck. Un’emorragia cerebrale lo aveva colpito in casa venerdì; il coma profondo che ne è seguito ha reso vano ogni tentativo. A 54 anni, il difensore che ha tenuto in mano la fascia da capitano dell’Anderlecht e che ha indossato la maglia dei Diavoli Rossi per 36 volte se n’è andato ad Anversa, circondato dai suoi cari. La notizia, confermata dalla famiglia alle agenzie e ai media del Paese, ha scosso un movimento che in lui vedeva una figura-guida, capace di unire carisma e discrezione come pochi nel suo ruolo.

UN ORIGINE TRA FABBRICHE E PALLONI: LA PARTENZA DAL FC BOOM
Nato a Boom il 22 agosto 1971, cresciuto tra campi in erba e un contesto operaio che ha modellato il suo carattere, De Boeck ha costruito la sua identità calcistica nella classicissima scuola difensiva belga: concentrazione, lettura delle linee di passaggio, capacità di tenere compatto il reparto. I primi passi nel calcio dei grandi con il FC Boom, quindi l’approdo al KV Mechelen tra il 1992 e il 1995, un passaggio decisivo per misurarsi con l’alto livello, e infine la chiamata che cambia una carriera: RSC Anderlecht. Lì rimarrà fino al 2005, diventando molto più di un titolare: un riferimento. Con i «Mauves» alzerà tre titoli nazionali, indosserà la fascia e scoprirà il peso, e il privilegio, di guidare una squadra costruita per vincere.

L'ANDERLECHT E LA LEADERSHIP
All’Anderlecht, l’impronta di De Boeck non è fatta solo di intercetti, diagonali e duelli aerei. È anche, forse soprattutto, una questione di leadership quotidiana. Il capitano che non alza la voce per esibizione, ma sa farla sentire negli allenamenti e nelle partite in cui ogni dettaglio conta. Con il club di Bruxelles conquista 3 campionati (1999-2000, 2000-2001, 2003-2004), dà continuità a un ciclo in cui le ambizioni domestiche e la vetrina europea s’intrecciano. «Uomo-spogliatoio» prima ancora che «uomo-copertina», De Boeck incarna la responsabilità di chi prende decisioni in campo e le difende fuori, garantendo un equilibrio prezioso in contesti ad alta pressione. Anche le statistiche, oltre le 200 presenze complessive in maglia viola, raccontano costanza e affidabilità: due parole che resteranno attaccate al suo nome.

I DIAVOLI ROSSI: 36 VOLTE BELGIO, 2 MONDIALI IN VALIGIA
Con la Nazionale belga, De Boeck colleziona 36 presenze e 1 gol tra 1993 e 2002, facendo parte del gruppo che disputa due Coppe del Mondo: Francia 1998 e Giappone-Corea 2002 a fianco di altri giocatori significativi nella storia di quei tempi della selezione, come Marc Wilmots, Danny Boffin e Mbo Mpenza. In una Nazionale di transizione, che prepara le basi per le generazioni successive, il centrale di Boom rappresenta una certezza tattica e disciplinare. La sua partecipazione ai Mondiali segna l’apice della dimensione internazionale della sua carriera: due tornei che consolidano la percezione esterna di un difensore dal valore assoluto, in linea con la tradizione belga del ruolo.

L'INFORTUNIO COME SPARTIACQUE E LA VITA DA ALLENATORE
La fine della carriera arriva a febbraio 2005, con un ritiro anticipato determinato da problemi al ginocchio ripetuti e invalidanti. Ma l’addio al campo non è un addio al calcio: De Boeck indossa subito i panni del tecnico, partendo come assistente all’Anderlecht a fianco di Franky Vercauteren. È il primo passo di un percorso che lo porterà a guidare realtà importanti del movimento: Cercle Bruges (2007-2010), Germinal Beerschot (2010), la parentesi olandese al VVV-Venlo (2011), quindi Waasland-Beveren (2012-2013), Mouscron (2016), KV Kortrijk (prima 2017-2018, poi una breve seconda esperienza nel 2023) e Lokeren (2019). Allenatore «di campo», capace di lavorare sul dettaglio, De Boeck si è guadagnato la reputazione di tecnico pragmatico, abile a raddrizzare situazioni complesse. Con il Kortrijk raggiunge anche una significativa semifinale di Coppa.

IL CORDOGLIO UNANIME
Il cordoglio ha una geografia precisa: parte dalle istituzioni e dai club che hanno segnato la sua vita sportiva e si allarga a tutta la Pro League. L’KV Kortrijk, squadra che lo ha avuto in panchina in due fasi diverse, pubblica un messaggio partecipato, ricordandone la doppia esperienza e sottolineando il profilo umano prima ancora di quello tecnico. Dalla stampa di Bruxelles arrivano ritratti che lo definiscono «icona RSCA», mentre dai Paesi Bassi, dove ha allenato il VVV-Venlo, giungono attestati di stima per l’uomo e per il professionista. Le parole di ex compagni e addetti ai lavori, tra cui Olivier Deschacht, Aimé Anthuenis e Marc Degryse, compongono un coro sobrio e affettuoso, come si addice a un capitano che ha sempre rifuggito gli eccessi. Resteranno, innanzitutto, i modelli. Quello del capitano che sa presidiare le zone grigie di una partita, dove si vincono o si perdono gli equilibri; quello del tecnico che ricuce, rimette in carreggiata, porta pragmatismo dove serve.

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