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Serie C

Solo 3 punti in 5 partite, la corazzata esonera l'allenatore che da giocatore la riportò in Serie A

Si volta pagina quando la Coppa è alle porte e per il futuro avanza l'idea di un altro grande ex centrocampista

UNION BRESCIA - AIMO STEFANO DIANA

UNION BRESCIA - Aimo Stefano Diana lascia dopo 30 punti in 17 partite ma solo 3 negli ultimi 5 incontri di campionato

La porta del Rigamonti si è richiusa tra il brusio dei 8.500 di settembre che già sembravano un ricordo lontano e il silenzio pesante di una domenica di dicembre. In mezzo, una nuova epoca sportiva, un entusiasmo fondativo e poi il crollo nel derby. Il giorno dopo, la decisione che non ammette ripensamenti: l’Union Brescia esonera Aimo Diana e tutto il suo staff. Una mossa presa in fretta, maturata tra la sera di domenica 7 dicembre 2025 e la giornata di lunedì 8 dicembre 2025, quando il telefono del presidente Giuseppe Pasini ha squillato più del solito e il ds Andrea Ferretti ha messo in fila numeri e sensazioni. Ben 5 gare senza vittorie, una classifica che dice comunque 3° posto, quarti di Coppa Italia di Serie C già in agenda, ma un messaggio chiaro: le partite «che contano» non si possono sbagliare. E il knockout con il Lumezzane ha fatto traboccare il vaso.

UN ESONERO CHE NON «GUARDA LA CLASSIFICA»
L’elemento più spiazzante sta tutto in un paradosso: l’Union Brescia separa la propria strada da Diana mentre la squadra è al 3° posto nel girone, con un cammino solido e una posizione che in molti club di Serie C firmerebbero subito. Ma il contesto è diverso: l’Union, nata il 17 luglio 2025 come progetto identitario e ambizioso per restituire alla città una presenza forte nel professionismo, ha dichiarato fin dall’inizio un obiettivo: vincere. Subito, e senza alibi. Nella valutazione societaria, le 5 partite senza successi, tra cui lo 0-0 di Ospitaletto e lo 0-1 interno contro il Lumezzane, pesano come macigni perché arrivate nei momenti e nei contesti più sensibili per la piazza. La dirigenza ha dunque ritenuto inaccettabile il trend nelle gare «chiave», più della semplice fotografia della classifica. In sala stampa domenica 7, a certificare la tensione del momento, non si è presentato Diana: ha parlato Ferretti, con parole nette – «peggior prestazione dell’anno» – e l’annuncio di valutazioni a 360 gradi. Una linea di pensiero che ha fatto capire a tutti che la panchina non sarebbe stata protetta dalla sola prossimità del match di Coppa Italia. E così è stato.

IL DOPO DIANA: FERRARI TRAGHETTATORE, CORINI IL FAVORITO
Per la gara dei quarti di Coppa Italia di Serie C a Terni (calcio d’inizio alle 18 di mercoledì 10), la scelta della società è caduta su Nicola Ferrari, allenatore della Primavera: una soluzione interna, immediata, che permette di guadagnare tempo prezioso mentre la dirigenza porta avanti i colloqui con i candidati alla guida tecnica. In cima alla lista, il nome che mette tutti (quasi) d’accordo: Eugenio Corini. Alternativa credibile: Marco Zaffaroni; sullo sfondo, in quota outsider, William Viali. La rosa dei profili rispecchia una linea: qualità, conoscenza della piazza o della categoria e capacità di reggere la pressione di un progetto che non ammette mediocrità. Le preferenze interne, secondo quanto filtra, convergono su Corini: bresciano, ultima promozione in Serie A portata alle «rondinelle» e uno status tecnico da «categoria superiore» per ingaggi e abitudini. La scommessa sarebbe doppia: chiedergli di calarsi in Serie C (dove non allena da 13 anni) con garanzie chiare sul mercato invernale. Una pista definita «calda», che ha preso ulteriore slancio nelle ore successive al comunicato.

LE RAGIONI TECNICHE: RENDIMENTO NON AD HOC NEI MOMENTI DECISIVI
Ridurre l’esonero a semplice «pancia della piazza» sarebbe superficiale. Ci sono fattori tecnici, messi in fila dalla società, che hanno pesato e non poco. Il primo è la difficoltà a «strappare» risultati nelle gare ad alto impatto emotivo (i derby), dove l’Union Brescia ha smarrito approccio e fame. Il secondo è la gestione di un periodo complicato dagli infortuni, in particolare nel reparto avanzato, con l’assenza prolungata dei due centravanti di riferimento, Maistrello e Spagnoli. Alibi? Fino a un certo punto. La dirigenza ha riconosciuto il peso delle assenze, ma ha ritenuto che la squadra dovesse comunque esprimere un livello competitivo più alto, specie contro avversarie identitarie del territorio. Qui si inserisce un altro tema: la consapevolezza che il gap con il Vicenza capolista sia «reale» in questa fase, lo diceva lo stesso ragionamento interno, ma non insormontabile se si imbocca la corsia giusta prima dell’inverno. L’Union è stata costruita per ambire alla promozione: i margini per riaccendere la corsa ci sono, ma serviva, secondo la proprietà, un cambio di leadership tecnica.

COSA RESTA DELL'ERA DIANA: PICCHI E UN FRENO A MANO TIRATO
All’atto della nomina, in estate, Diana rappresentava la brescianità al comando del nuovo corso, assieme a Emanuele Filippini: una scelta che si sposava alla perfezione con la narrativa di un club «di casa», radicato nel territorio e chiamato a riaccendere un senso di appartenenza. Non a caso l'ormai ex tecnico era stato giocatore per anni del Brescia, contribuendo anche alla promozione in Serie A della stagione 1996-1997. Nelle prime settimane, l’Union ha mostrato organizzazione e qualità, con picchi convincenti, emblematico il 5-0 alla Pro Vercelli davanti a un Rigamonti tornato caldo, e una classifica immediatamente di vertice. Poi, la frenata: gare sporcate, fiducia scivolata via, difficoltà a leggere i momenti. È in questa alternanza che va letto un esonero che, in apparenza, non guarda alla classifica ma alla traiettoria.

IL PRIMO GRANDE BIVIO DELL'UNION BRESCIA
L’Union Brescia non è una società qualsiasi. È un progetto industriale e sportivo nato nel 2025, figlio della visione di Giuseppe Pasini e di una compagine imprenditoriale ampia e strutturata, con figure di peso come i vicepresidenti Carlo Bonomi e Mario Gnutti, l’ad Marco Leali, un CdA numeroso e un capitale sociale rafforzato da un aumento di 12 milioni di euro. Il club ha «messo radici» istituzionali prima ancora di cercare la scalata sul campo: oggi quella governance è chiamata alla prima prova di maturità tecnica, scegliere l’allenatore che dovrà trasformare ambizione in promozione. La scelta del nuovo tecnico, al di là dei nomi, dovrà tenere insieme immediatezza (la stagione è in pieno corso), sostenibilità (un profilo da Serie A o alta B come Corini implica parametri adeguati), e coerenza con un progetto triennale rivendicato con forza in estate. Ecco perché, al netto del fascino delle «chiamate di casa», la dirigenza ha voluto prendersi qualche ora in più: serve una guida che sappia gestire l’oggi e costruire il domani.

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