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Serie B

Para 2 rigori in 3 minuti e diventa leggenda, il portiere è un eroe nello stadio da 60mila spettatori

Un’ora in 10, due tuffi da copertina, un VAR pignolo come un metronomo: è pari ma la notte appartiene al numero 1

BARI-PESCARA SERIE B - SEBASTIANO DESPLANCHES

BARI-PESCARA SERIE B - Sebastiano Desplanches, portiere classe 2003, è giunto al Delfino la scorsa estate in prestito dal Palermo

C’è un istante, al minuto 62 del pomeriggio dell’Immacolata, in cui lo stadio San Nicola trattiene il respiro: sul dischetto c’è Gabriele Moncini, alle spalle migliaia di occhi in attesa di una liberazione. Davanti, due guanti e nervi freddi: Sebastiano Desplanches. Parte la rincorsa, parte il tuffo, parte l’urlo: rigore parato. Poi il VAR richiama l’arbitro Marcenaro: c’è un’«invasione» d’area di Letizia, si ripete. Moncini di nuovo sul dischetto, la stessa rincorsa, un altro angolo. E lo stesso epilogo: Desplanches blocca anche la ripetizione. In 3 minuti, la sceneggiatura di una partita si riscrive due volte, ma il protagonista non cambia. Il finale, quello sì, si ribilancia all’82’ con il colpo di testa di Giulio Maggiore che rimette in pari il Bari contro un Pescara eroico e in 10 uomini dal 30’ per il rosso a Olzer.

LA TRAMA DELLA PARTITA: PESCARA GUIZZA, BARI RINCORRE
Il lampo che spacca il match arriva al 9’: Di Nardo colpisce di testa e porta in vantaggio il Pescara. È un gol «di reparto», nato da un ribaltamento rapido, che certifica la buona lettura dei tempi d’uscita degli abruzzesi. Al 30’ l’episodio che cambia l’inerzia: Olzer alza troppo il piede su Dorval, Marcenaro estrae il rosso diretto. Da lì in avanti, partita a tema: Bari che alza il baricentro, Pescara che si abbassa in un 3-5-1 elastico e prova a ripartire. Nella ripresa la squadra di Vincenzo Vivarini prova ad alzare il volume: arriva anche un gol annullato a Gytkjær per fuorigioco, preludio al momento-clou dei due rigori consecutivi. Entrambi calciati da Moncini; entrambi respinti da Desplanches. Il primo parato «bene», il secondo addirittura con più autorevolezza, come fosse un déjà vu da domare. Nel tabellino entra anche la nota tecnica: ripetizione per invasione d’area di Letizia, segnalata dal VAR. È una sottolineatura che conta: tecnologia e lettura arbitrale oggi fanno la differenza. Quando il cronometro gira verso l’ultimo quarto d’ora e la fatica annebbia le idee del Pescara, il Bari trova il varco: Dorval disegna un cross profondo, Maggiore sceglie bene tempo e traiettoria e firma l’1-1 di testa all’82’. Il punto non fa esplodere il San Nicola, ma evita la caduta. Per il Delfino invece, è ossigeno.

DESPLANCHES, UN POMERIGGIO DA CURRICULUM
Per una volta, i riflettori si spostano con decisione sul portiere. Sebastiano Desplanches, classe 2003, cresciuto nelle giovanili del Milan, divenuto nome di tendenza con la Nazionale Under 20 e Under 21, è in prestito al Pescara dal Palermo: il suo doppio intervento dal dischetto al San Nicola è il manifesto di una prestazione totale. Piedi sicuri nelle uscite, gestione dell’area, carisma nell’ordine della linea difensiva, più quel quid che separa un «buon portiere» da un «portiere che ti cambia la partita». E che ti cambia, a conti fatti, la classifica. Non è solo questione di riflessi. Sui rigori, Desplanches mostra lettura: aspetta, ritarda la spinta, «legge» il corpo di Moncini e rivede, al secondo tentativo, lo stesso copione, con un pizzico di variazione sulla spinta. La ripetizione, anziché generare ansia, lo rende più lucido. Sintomo di maturità. Il dato crudo, due tiri dal dischetto neutralizzati tra il 62’ e il 65’, fotografa la sostanza, ma non racconta tutta la gestione emotiva di un ragazzo che, in un contesto ostile e con la squadra in inferiorità numerica, ha saputo tenere la barra dritta.

IL BARI DI VIVARINI, I CROSS COME CHIAVE
L’arrivo di Vincenzo Vivarini sulla panchina del Bari ha acceso aspettative e acceso anche riflettori critici su una squadra alla ricerca di identità. Nelle intenzioni, la proposta è chiara: costruzione ragionata, catene laterali come arma per alzare la palla dentro l’area, occupazione dell’area con almeno due riferimenti (punta e trequartista/sottopunta). Contro il Pescara, i segnali sono arrivati a ondate: Dorval è stato uno sfogo costante a destra, Castrovilli ha provato a legare i reparti, Maggiore ha dato profondità e tempi d’inserimento. Il gol nasce esattamente da lì: ampiezza, cross sul secondo palo, tempo di salto perfetto. È una traccia tecnica su cui costruire, ma non basta. Servono più pulizia tra le linee e una percentuale di conversione migliore sulle palle inattive. La chiusura in dieci per l’espulsione di Meroni e l’allontanamento del tecnico per proteste incorniciano una gara tesa, figlia di nervi accesi e di un contesto emotivo da ricomporre in fretta.

IL PESCARA DI GORGONE: COMPATTEZZA E SACRIFICIO
Dal canto suo, Giorgio Gorgone ha impostato una gara coraggiosa e pragmatica. Il Pescara ha saputo incidere subito (gol di Di Nardo al 9’), poi si è compattato dopo il rosso a Olzer. In dieci per oltre un’ora, la squadra ha accettato l’idea di difendersi dentro l’area nei momenti più difficili, affidandosi all’istinto e al senso della posizione di Brosco, alla generosità di Valzania, al lavoro «sporco» delle punte in pressione e alle uscite pulite di Desplanches. Il piano partita, a conti fatti, ha retto fino al colpo di testa di Maggiore: lì la stanchezza ha presentato il conto. Ma restano il punto, la sostanza e una ritrovata compattezza psicologica. Nel post-gara, l’analisi dello staff ha sottolineato proprio questo: atteggiamento e spirito.

CHE COSA RESTA
Resta la fotografia nitida di un portiere che, per una sera, ha spostato la geografia di una partita: Sebastiano Desplanches. Restano le certezze da costruire per il Bari, che ha qualità ma ha bisogno di più verticalità e di lucidità nei momenti caldi. Resta un Pescara capace di soffrire, difendersi e colpire quando conta, nonostante l’uomo in meno. In definitiva, partita ricca, tesa, viva. Un pari che, al netto delle recriminazioni, racconta due storie incrociate: quella di un Bari che deve accelerare la risalita e quella di un Pescara che ha ritrovato, in Desplanches, il suo uomo-copertina.

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