Serie C
10 Dicembre 2025
COSENZA SERIE C - Paolo Dametto, difensore classe 1993, è approdato in Calabria la scorsa estate dopo 4 stagioni alla Sassari Torres
Al «San Vito-Gigi Marulla» cala il silenzio dei pochi secondi che separano un contrasto dal boato. Il pallone schizza verso la trequarti, due maglie rossoblù si avventano come calamite. Al primo tocco di Christian Kouan scatta il movimento a pendolo di Aldo Florenzi; alle loro spalle, Alessandro Caporale accorcia e «tappa» l’uscita, mentre Tommaso D’Orazio misura la corsa, pronto a trasformare la riaggressione in corsia. In tre respiri, il Cosenza ha prodotto l’immagine più fedele del suo presente: un gruppo che si muove per abitudini, non per slogan. Una routine di compiti chiari che spiega perché i rossoblù oggi siano lì, nella parte altissima della Serie C Girone C, a ridosso della vetta.
LA FOTOGRAFIA DELLA CLASSIFICA: IL COSENZA È TERZO E VEDE IL TRAGUARDO
A dicembre 2025, dopo 17 giornate, il Cosenza occupa il 3° posto con 32 punti, a soltanto 5 lunghezze dal Catania capolista, ed è reduce dall'1-0 rifilato al Picerno nell'ultimo turno. Numeri che non sono un abbaglio: 9 vittorie, 5 pareggi, 3 sconfitte, 31 gol segnati e 17 subiti. La media è da squadra in piena corsa, con un rendimento distribuito tra casa e trasferta che racconta equilibrio e maturità. La cornice è quella di un girone competitivo, in cui davanti la capolista ha accelerato ma non ha chiuso i giochi. Per i rossoblù, il margine resta colmabile a patto di tenere stretto il capitale costruito: compattezza, automatismi e un nucleo di titolari quasi inamovibili.
LA CHIAVE: UNA SPINA DORSALE QUASI INTOCCABILE
L’elemento più riconoscibile del Cosenza di Antonio Buscè è la stabilità delle scelte. Una «linea di galleggiamento» composta da 8 profili che hanno garantito minutaggio, continuità e una grammatica di squadra: Alessandro Caporale, Paolo Dametto, Tommaso D’Orazio, Christian Kouan, Aldo Florenzi, Christian Langella, Simone Mazzocchi, Kevin Cannavò. È un asse che attraversa reparti e, soprattutto, fasi di gioco: costruzione «bassa», pressione intermedia, transizione corta. Non a caso, diversi di loro compaiono stabilmente tra i più impiegati della rosa.
PERCHÈ FUNZIONA, POCHI CAMBI E MOLTE CERTEZZE
La stagione ha vissuto settimane tormentate fuori dal campo, ma in partita il Cosenza tende a cambiare il meno possibile. Non solo per necessità (rosa corta) ma per scelta tecnica: Buscè ha spesso ridotto al minimo il turnover durante i match, segnale che la squadra si regge su un «nocciolo duro» chiamato a tenere alto il ritmo e il livello delle letture. Un dato su tutti: nelle prime 12 giornate sono stati utilizzati soltanto 43 cambi sui 60 disponibili. Un’eccezione nell’era delle cinque sostituzioni, che conferma quanto il progetto si appoggi sul lavoro degli «inamovibili».
L'ALLENATORE E IL CONTESTO: IL DEBUTTO NEL MARE MOSSO E LA SCALATA IN CLASSIFICA
L’arrivo di Antonio Buscè sulla panchina del Cosenza a metà luglio ha segnato l’inizio di un percorso ambizioso e controcorrente. Contratto annuale con opzione, presentazione nel ritiro di Lorica, parole chiave: lavoro, fattore umano, identità. Tutto questo mentre l’ambiente restava in ebollizione per la frattura tra piazza e proprietà. Uno scenario complicato, che ha reso più prezioso ogni passo avanti della squadra. La «grammatica» di Buscè è pragmatica: difesa a 4 come riferimento culturale, centrocampo a 3, e davanti alternanza tra 4-3-3, 4-3-2-1 e, all’occorrenza, linee a tre centrali che sfumano verso il 3-5-2 per coprire meglio l’ampiezza o gestire l’uscita laterale. Lo si è visto nel corso dell’autunno: principi saldi (pressione organizzata, densità dentro al campo, ampiezza «ragionata»), moduli adattati ai momenti e agli interpreti.
IL FINALE APERTO
La classifica dice che il Cosenza è vivo e presente nella corsa. La squadra suggerisce che la «spina dorsale» non è una formula retorica, ma un progetto quotidiano. La città chiede un orizzonte. Buscè e i suoi 8 uomini, Caporale, Dametto, D’Orazio, Kouan, Florenzi, Langella, Mazzocchi, Cannavò, hanno deciso che l’orizzonte può essere vicino, a patto di non smarrire il passo che li ha portati fin qui: continuità, lavoro e scelte chiare. Se il Cosenza continuerà a somigliare a se stesso, i numeri dicono che potrà restare attaccato al Catania e giocarsi la stagione pallone su pallone. Il resto, in un girone dove i dettagli pesano come macigni, dipenderà dalla capacità di trasformare una spina dorsale in un corpo unico, pronto a correre fino in fondo.