Cerca

Serie C

A 37 anni risale dall'Eccellenza alla Serie C e torna a giocare per la squadra del cuore, è una storia bellissima!

Dopo le invocazioni estive, ipotesi di «chioccia» e un epilogo inatteso: il nome del centrocampista ha riacceso un’intera città

PONTEDERA SERIE C - ANDREA CAPONI

PONTEDERA SERIE C - Andrea Caponi, centrocampista classe 1988, ha ripreso ad allenarsi per il club con cui ha giocato fino al 2022

La scritta è apparsa una mattina d’inizio estate sulla recinzione dello stadio: «Riportate Andreino a casa». Non era nostalgia generica, era una richiesta precisa, quasi un’ingiunzione sentimentale. A Pontedera, quando scrivi «Andreino», tutti sanno che parli di Andrea Caponi, classe 1988, mediano di garra e geometrie, simbolo di una squadra e di una città. Quello striscione non nasceva dal nulla: da giorni s’inseguivano voci, sussurri, tessere che sembravano combaciare. Un ritorno in granata a distanza di anni, un ultimo giro di campo nella casa di una vita, magari con un ruolo nuovo, da guida, da «chioccia». Per alcune settimane, a giugno 2025, Pontedera ha trattenuto il fiato. Poi, ad agosto, il finale a sorpresa: Caponi firma con la Massese, in Eccellenza. Ma la storia non finisce lì, perché il legame tra il giocatore e il Pontedera non è una parentesi; è un racconto lungo, fatto di promozioni, rientri, fascia da capitano, numeri, ricordi e una domanda che resta sospesa: «E se…?». Ora il nuovo matrimonio si farà.

IL PESO DELLE STORIE CHE RITORNANO
Per capire la portata di quella suggestione, basta sfogliare l’album. Cresciuto nel vivaio dell’Empoli, esordio «vero» alla Valenzana in C2 (2008-2011), Caponi arriva a Pontedera nel 2011 e diventa presto l’architrave del centrocampo. Va al Pisa nel gennaio 2015, gioca anche al Tuttocuoio, quindi la svolta: a gennaio 2017 firma nuovamente con il Pontedera. Da lì, altre cinque stagioni, sempre nel cuore della manovra, quasi sempre con la fascia. I numeri raccontano costanza e affidabilità: oltre le 250 presenze in granata, con un contributo che unisce lettura tattica, pressing, gestione dei tempi di gioco. Molte ricostruzioni stimano in circa 265 le gare ufficiali con il Pontedera, con 18 reti e oltre 40 assist complessivi fra tutte le competizioni. Un «curriculum» da bandiera. Dati di dettaglio sulle stagioni aiutano a fissare la trama: tra il 2017 e il 2022 Caponi firma complessivamente più di 150 presenze in Serie C con i granata; negli anni precedenti, altre 85 gare tra C2/C1 e la cavalcata dalla D. Il mediano toscano è il prototipo del centrocampista «di categoria superiore» per letture, più che per fronzoli: gioca semplice, si offre sempre, pulisce linee di passaggio, cambia lato per liberare l’uomo, accorcia con aggressività senza perdere lucidità. Un profilo prezioso in qualsiasi spogliatoio, figuriamoci a casa sua.

DALLA SUGGESTIONE ALLA SCELTA DELLA MASSESE
Poi è arrivato lo snodo. A metà agosto 2025 il quadro si sposta a Massa: la Massese annuncia l’arrivo dell’esperto centrocampista, sottolineandone «valore, ecletticità e carisma». Nuova avventura in Eccellenza. Una decisione che, a prima vista, sorprende chi immaginava il the last dance al Mannucci. Ma che si spiega con alcuni fattori: centralità di progetto, garanzie sul minutaggio, possibilità concreta di incidere subito in un campionato che valorizza l’esperienza e in un ambiente che gli affida la cabina di regia. È anche il segno di un professionista che sceglie il campo prima di tutto. Poi a dicembre ecco lo svincolo dai bianconeri e il ritorno a Pontedera, in primis per allenarsi per poi essere tesserato a gennaio 2026.

I PUNTI FORTI DEL «RITORNO A CASA»
1) Identità. In categorie dove l’identità è moneta forte, riportare in casa il proprio simbolo ha un effetto che travalica l’undici titolare: restituisce ai tifosi un riferimento immediato, offre ai giovani un modello che parla la loro lingua. 2) Competenze interne. Un rientro come quello immaginato per Caponi porta con sé l’ombra lunga del «dopo»: un possibile passaggio, a carriera chiusa, in ruoli tecnici o dirigenziali. È capitale umano che rimane in casa, tramandando metodo e cultura del lavoro. 3) Misura e coraggio. La disponibilità a un ingaggio ridotto e a un ruolo funzionale mostra la misura del giocatore; la società, in questi casi, deve mostrare il coraggio di sposare una scelta che va oltre il campo, senza scambiare il romanticismo per improvvisazione.

CAPONI, I NUMERI E LA SOSTANZA
La carriera di Caponi non è una compilation di highlight: è una linea retta fatta di presenze, minuti, affidabilità. Tra 2017 e 2022 in granata, alterna stagioni sopra le 30 gare a campionati comunque pieni, con picchi di 37 presenze e un apporto in zona gol non secondario per il ruolo (fino a 5 reti in una stagione). Anche nelle esperienze successive in Serie DPistoiese, Grosseto, un passaggio al Livorno, mantiene un minutaggio alto e una continuità che lo rende desiderabile per le piazze in cerca di equilibrio. Per un allenatore, sapere che il proprio mediano «vede» prima l’azione e raramente butta via il pallone significa partire sempre con un piano B incorporato.

IL PATTO CON LA SQUADRA
A Pontedera, il cognome Caponi non è solo Andrea. C’è Alessandro, il padre, bandiera granata tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. C’è Manuel, il fratello, il cui nome evoca anche un brutto spavento nel 2011 in Serie D. Famiglia e pallone, intreccio naturale in una città che ha fatto del proprio club un pezzo d’identità civile. E poi ci sono le istantanee: il gol al San Marino nel settembre 2014, rete «da tre punti» che ancora oggi i tifosi si scambiano quando c’è da spiegare a un ragazzo chi sia Caponi. Questo sostrato emotivo spiega perché uno striscione basti ad accendere la miccia. Spiega anche perché, nonostante la firma con la Massese, il filo non si sia spezzato: certe storie non si misurano in chilometri, ma in appartenenza.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Sprint e Sport

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter