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17 Dicembre 2025
Muore a 21 anni Ethan McLeod, l’attaccante che inseguiva i suoi sogni con il Macclesfield (INSTAGRAM @wolves)
Era una di quelle notti in cui il calcio di provincia fa rima con strade buie, borse sul sedile posteriore e il sollievo di una vittoria in trasferta. Sull’autostrada M1, direzione nord, poco dopo le 22:40 di martedì 16 dicembre 2025, le luci bianche di una Mercedes fendono l’asfalto umido. Poi lo schianto, secco, contro la barriera metallica vicino a Junction 15, alle porte di Northampton. In quell’abitacolo c’era Ethan McLeod, 21 anni, attaccante del Macclesfield: non arriverà a casa. Gli sforzi dei passanti e dei soccorritori non bastano. La partita è finita per tutti, ma per lui in modo irreparabile.
Figlio calcistico dell’Academy dei Wolverhampton Wanderers, dove ha trascorso 10 anni della propria formazione, Ethan McLeod aveva la freschezza dei ragazzi che hanno fretta: corsa, verticalità, la voglia di giocare in faccia al difensore. Dall’Alvechurch all’Rushall Olympic, passando per lo Stourbridge, aveva iniziato ad assaggiare seriamente il pallone dei grandi. Nel luglio 2025 la chiamata del Macclesfield: un provino brillante, la fiducia dell’allenatore John Rooney e un contratto che profumava di occasione, di calcio vero con il club rifondato — e già tornato a sorprenderci — nel panorama della National League North. Sul sito ufficiale dei Silkmen, il suo profilo ricorda la data di nascita (1 aprile 2004) e tratteggia un prospetto in crescita, inserito in una squadra che aveva appena centrato traguardi storici e sognava l’FA Cup più in alto del previsto.
Secondo quanto comunicato dalla Northamptonshire Police, intorno alle 22:40 di martedì 16 dicembre 2025 la Mercedes bianca guidata da un uomo “nei 20 anni” originario del West Midlands — corrispondente all’identità di McLeod — è finita contro la barriera metallica sul tratto nord della M1 in prossimità di Junction 15. Non risultano, al momento, altri veicoli direttamente coinvolti nella dinamica. Nonostante i tentativi di rianimazione di alcuni automobilisti di passaggio e degli agenti accorsi, il conducente è stato dichiarato morto sul posto. La polizia ha lanciato un appello ai testimoni, chiedendo anche immagini di dashcam, e ha indicato un numero di riferimento (25000734866) per inviare informazioni utili alle indagini. Il tratto interessato è rimasto chiuso per circa otto ore, riaprendo alle prime ore del mattino del 17 dicembre.
Il Macclesfield rientrava dalla trasferta contro il Bedford Town, valevole per la National League North. Nella notte il club ha parlato di “vittoria in extremis” nelle proprie comunicazioni video e testuali post-gara, un’indicazione confermata dal titolo del contenuto di Silkmen TV pubblicato il 17 dicembre (“late win away at Bedford Town”). Alcune ricostruzioni giornalistiche hanno indicato un successo per 2-1, mentre altre piattaforme di risultati hanno riportato un pari: un disallineamento informativo che gli stessi addetti ai lavori stanno ancora allineando nelle ore immediatamente successive al fatto. Di certo, per Ethan, quella uscita dal New Eyrie di Bedford è stata l’ultima serata di calcio.
Il comunicato del Macclesfield è una lama che taglia la notte. “Con il cuore più pesante di sempre” — si legge — il club conferma la scomparsa del 21enne. Parole misurate, intense: Ethan come esempio di “professionalità”, “lavoro incessante”, “personalità contagiosa”. Un ragazzo che “spingeva tutti a dare il meglio, in campo e fuori”, capace di strappare un sorriso “anche nei giorni più bui”. La chiusa è un inchino: “Riposa in pace, Ethan — sarai per sempre un Silkman”. Un messaggio semplice, che ha attraversato club e tifoserie, dai giganti della Premier League alle realtà non-league, e che restituisce l’impatto umano di un giovane atleta dentro lo spogliatoio.
Il percorso di McLeod è quello, tipico e speciale insieme, di chi ha respirato l’aria delle grandi Academy e poi si è misurato con la durezza del calcio semi-professionistico inglese. Uscire dalla “bolla” di un club di Premier come i Wolves per fare strada tra trasferte infrasettimanali, campi ruvidi e partite in equilibrio sulla corsa e sulle seconde palle non è un ridimensionamento: è una palestra che tempra. Al Macclesfield, la cui rinascita post fallimento ha una spinta emotiva rara, Ethan aveva trovato minuti, fiducia e un ruolo riconoscibile: profondità, attacchi diretti, pressione sul primo possesso avversario, transizioni portate con cattiveria. Prova ne sia la sua presenza frequente nei contenuti post-partita del club e un gol pesante in FA Trophy a metà novembre, dentro una stagione che per i Silkmen stava diventando una lunga marcia fra campionato, FA Cup e coppe nazionali.
“May you rest in peace, Ethan — you will forever be a Silkman.” Non c’è molto da aggiungere. La frase scelta dal Macclesfield è un abbraccio collettivo che attraversa il campo, gli spalti, le strade percorse di notte al ritorno dalle partite. Il calcio inglese — quello delle grandi luci e quello dei fari anabbaglianti — oggi si ferma un momento, e ascolta il rumore che fa il vuoto. Poi riparte, come sempre. Ma con un nome in più da non dimenticare: Ethan McLeod, 21 anni.