Primavera
18 Dicembre 2025
MILAN SERIE A - Andrea Cullotta, difensore classe 2008, in stagione conta 11 presenze in Under 18, 5 in Primavera e 2 in Serie D
C’è un ragazzo che entra a Casa Milan con lo zaino sulle spalle e lo sguardo di chi sa di aver già vissuto più derby giovanili che compleanni da patente. Ha 17 anni, è nato nel 2008, si chiama Andrea Cullotta e da 11 stagioni porta soltanto una maglia, quella rossonera. Oggi firma il suo primo contratto da professionista con AC Milan e compie il passo che separa l’accademia dal mestiere. Non è un titolo qualsiasi in un giorno qualsiasi: è un segnale preciso lanciato da un club che, nonostante scossoni e retrocessioni del suo secondo team, continua a investire nella costruzione del proprio futuro direttamente in casa.
ANDREA CULLOTTA, I MOTIVI PER CUI IL MILAN CI PUNTA
Difensore centrale, scuola Vismara, profilo pulito e moderno, Andrea Cullotta è il frutto di un percorso metodico: anni di crescita nel Settore Giovanile rossonero, passaggi mirati tra Under 18, Primavera e, quando serve per fare «pelle», convocazioni e minuti con Milan Futuro, la seconda squadra del club. In questa stagione il classe 2008 si è alternato tra i gruppi guidati in Primavera e nella seconda squadra, totalizzando, secondo i resoconti di stampa, presenze in più categorie e primi minuti tra i «grandi». Un dato su tutti: 2 apparizioni con la squadra B in Serie D, segno che lo step verso il professionismo non arriva «a freddo», ma dentro un piano di sviluppo già avviato. La scelta del Milan di mettere il timbro su un contratto professionistico per un difensore del 2008 non è formale: è l’atto che certifica la fiducia del club sul medio periodo e la volontà di preservare un talento che, per anagrafe e caratteristiche, risponde bene alla domanda più attuale del calcio italiano: costruire centrali tecnici, rapidi nelle letture, capaci di stare in linea alta e nell’uno contro uno. In letteratura dei vivai rossoneri recenti, l’esempio di un percorso «accelerato» rimane quello di Francesco Camarda, la cui scalata ha fatto scuola e ha mostrato la permeabilità tra giovanili, seconda squadra e prima squadra.
IL PERIMETRO DEL PROGETTO
L’annuncio è arrivato attraverso i canali del club: AC Milan «è lieto di annunciare che Andrea Cullotta ha firmato il suo primo contratto da professionista», con l’esplicito richiamo al Progetto Milan Futuro, l’iniziativa che integra i giovani del vivaio in un contesto competitivo pensato proprio per accompagnarli al calcio dei grandi. Un comunicato asciutto, che però mette al centro due concetti chiave: continuità e sviluppo. Due parole che a Milanello non sono slogan, ma un’infrastruttura tecnica e organizzativa costruita negli ultimi anni per allineare filosofia, staff e percorsi individuali. A completare il quadro dell’ufficialità, i principali media sportivi italiani hanno ripreso e contestualizzato la notizia, evidenziando i dettagli della stagione in corso di Cullotta tra Primavera e Milan Futuro. Segno che non si tratta di un atto isolato, ma di una tappa che arriva nel flusso di un impiego già «ibrido» tra settore giovanile e seconda squadra.
MILAN FUTURO, LA PALESTRA CHE NON SI FERMA
Per capire il valore di questa firma bisogna allargare l’inquadratura. Milan Futuro nasce ufficialmente nell’estate 2024, quando la FIGC ammette la seconda squadra rossonera al campionato di Serie C. È la terza Under 23 del nostro sistema dopo Juventus Next Gen e Atalanta Under 23. L’obiettivo dichiarato: colmare il vuoto tra Primavera e prima squadra, far crescere i talenti «in casa», con un modello integrato di allenamenti e competizioni. La prima stagione è dura, formativa, perfino crudele in alcuni passaggi: nel maggio 2025 la squadra rossonera perde il playout con la SPAL e retrocede in Serie D, diventando la prima “seconda squadra” italiana a scendere tra i dilettanti. Nonostante l’evento storico e le complessità amministrative e contrattuali connesse, la società non arretra di un millimetro: il progetto non viene smontato, anzi viene ricalibrato per continuare a offrire minuti, contesto e responsabilità ai giovani che devono completare il salto. Sulla panchina resta Massimo Oddo, tecnico confermato fino al 2027, con un messaggio forte: il valore del percorso non si giudica su un singolo finale di stagione, ma sulla capacità di sviluppare giocatori pronti al livello superiore. Un segnale per tutto il vivaio, Cullotta incluso: la rotta non cambia, cambia l’onda contro cui misurarsi.
UNA SECONDA SQUADRA CRUCIALE PER UN 17ENNE
La differenza tra l’ultimo gradino del settore giovanile e il Professionismo si misura in tempi e spazi: un attaccante capisce presto se può incidere, un centrocampista impara a convivere con il pressing di adulti, un difensore, più di tutti, deve imparare a gestire l’errore, perché ogni sbavatura diventa occasione concessa, gol, punti che pesano. In questo senso Milan Futuro è una palestra strutturata: gare vere, fisicità da categorie «sporche», trasferte che insegnano, compagni e avversari che ti «leggono» in mezzo secondo. Il tempo di giocata si accorcia, l’attenzione deve allungarsi. Per Cullotta, centrale di ruolo, avere minuti in quel contesto significa imparare a: 1) leggere la profondità con una linea alta e coraggiosa; 2) «rompere» su un trequarti tra le linee senza disunire il reparto; 3) difendere l’area contro attaccanti esperti, abili a cercare il contatto e a sporcare la giocata; 4) impostare sotto pressione, rispettando i principi del Milan: uscita dal basso, costruzione a tre, conduzione palla aperta quando il varco si crea. Questo processo non accorcia i tempi, li ottimizza: a 17 anni accumulare esperienza «vera» ha più valore di qualsiasi clean sheet in un torneo giovanile. E il contratto professionistico è la cornice che mette al sicuro il percorso tecnico dall’alea del mercato.
LA FILIERA ROSSONERA: DAL VISMARA ALLA SECONDA SQUADRA
Negli ultimi due anni il club di via Aldo Rossi ha moltiplicato gli annunci di primi contratti per i talenti del vivaio, sempre accompagnati dalla formula ricorrente: «continuerà a far parte del Progetto Milan Futuro». Non è una didascalia, è una policy. La firma di Cullotta rientra in un’onda più ampia che ha coinvolto giovani di annate diverse, a conferma di una linea comune e di una strategia: fidelizzare, responsabilizzare, accelerare la curva di apprendimento. A fare da riferimento c’è, ovviamente, l’esempio che più ha bucato lo schermo: Francesco Camarda, 2008 come Cullotta, esordiente più giovane nella storia della Serie A e poi subito dentro il circuito della seconda squadra, con gol pesanti in Coppa Italia. È la dimostrazione plastica di come la pipeline possa funzionare quando il talento incontra una struttura coerente. Il resto lo faranno il campo e il tempo, i giudici più severi e più onesti che questo gioco conosca. Intanto, benvenuto tra i professionisti, Andrea Cullotta.