Serie D
21 Dicembre 2025
Una porta che si chiude, borsoni che sfiorano gli attaccapanni, lo sfrigolio costante di una telecamera a circuito interno. È la scena, banale fino all’ultimo fotogramma, che ribalta un’intera vicenda disciplinare: al termine dell’allenamento congiunto del 27 marzo 2025 al Viola Park tra la Primavera della Fiorentina e l’US Grosseto 1912, alcune maglie viola scompaiono dallo spogliatoio ospiti. Non è uno scambio rituale, non è un fraintendimento: è la Procura Federale a ricostruire i fatti e il Comunicado Ufficiale n. 271/AA FIGC a trasformarli in decisioni. La conclusione arriverà a fine anno: due giornate di squalifica per tre ex tesserati del Grosseto, 2 mesi di inibizione per il direttore generale Filippo Vetrini, ammenda di 750 euro al club per responsabilità oggettiva. Un epilogo secco, documentato, che nasce da immagini video e da dichiarazioni considerate «non conformi» rese in un esposto successivo.
LA RICOSTRUZIONE: COSA ACCADDE AL VIOLA PARK
Secondo la relazione allegata al Com. Uff. n. 271/AA FIGC, nel post-allenamento al Viola Park, impianto di Bagno a Ripoli inaugurato nell’ottobre 2023,dallo spogliatoio assegnato ai biancorossi vengono sottratte alcune maglie da allenamento della ACF Fiorentina. Le telecamere interne, messe a disposizione dalla società viola, consentono alla Procura di identificare i responsabili. I nomi individuati sono quelli di Massimiliano Benucci, Luca Senigagliesi ed Emilio Dierna: tutti e tre riceveranno la sanzione della squalifica per due giornate per violazione dei «principi di lealtà, probità e correttezza sportiva». In parallelo si accerta che il Direttore Generale del Grosseto, Filippo Vetrini, nell’esposto del 24 giugno 2025 ha reso dichiarazioni non rispondenti a quanto emerso dagli accertamenti, indicando come responsabile un calciatore poi risultato estraneo. Da qui l’inibizione di 2 mesi per il dirigente e l’ammenda di 750 euro al club per responsabilità diretta e oggettiva. L’aspetto centrale non è il valore materiale delle maglie, ma il profilo disciplinare: la FIGC richiama i cardini del Codice di Giustizia Sportiva e la necessità che i tesserati osservino i principi di lealtà in ogni atto riconducibile all’attività sportiva. Questo spiega la distinzione tra le sanzioni ai calciatori coinvolti, l’inibizione al dirigente per le false indicazioni e la sanzione pecuniaria alla società.
LE SANZIONI NEL DETTAGLIO
1) A carico di Massimiliano Benucci, Luca Senigagliesi, Emilio Dierna: squalifica per 2 giornate. 2) A carico di Filippo Vetrini (Direttore Generale): inibizione per 2 mesi per dichiarazioni non veritiere e per avere indicato un calciatore estraneo come responsabile. 3) A carico dell’US Grosseto 1912: ammenda di 750 euro per responsabilità diretta e oggettiva. I provvedimenti risultano pubblicati nel Com. Uff. n. 225 della LND (19 dicembre 2025), che trasmette i CU 271/AA e 272/AA FIGC con i relativi provvedimenti della Procura Federale. Si tratta dunque di atti ufficiali che chiudono l’istruttoria federale sul singolo episodio di Bagno a Ripoli.
IL PESO DELLE IMMAGINI
Il dossier federale evidenzia due passaggi che hanno inciso sulle decisioni: 1) la presenza di riprese video interne al Viola Park, fornite dalla Fiorentina, che hanno consentito di «ricostruire la verità»; 2) l’esposto del 24 giugno 2025 di Filippo Vetrini, ritenuto non conforme alle risultanze, con l’indicazione, poi smentita, di un calciatore come responsabile. La giustizia sportiva è sensibile al tema della «collaborazione» e della veridicità delle dichiarazioni rese in sede di indagine: un comportamento reticente o fuorviante può costare caro e, come in questo caso, portare a inibizione personale distinta rispetto alle squalifiche dei tesserati. Lo sottolineano gli articoli e le cronache locali che hanno ripreso il CU 271/AA, mettendo l’accento proprio sulla prova video e sulla successiva individuazione puntuale dei protagonisti.
UNA CHIOSA NECESSARIA
In fondo, il clamore non nasce dal «quanto» ma dal «come»: non è il prezzo di alcune maglie da allenamento a colpire, bensì l’idea che in un ambiente iper‑strutturato, con regole, telecamere, accordi commerciali e rapporti istituzionali, un gesto superficiale e una gestione comunicativa sbagliata possano generare squalifiche, inibizioni e una scia di imbarazzo. Per chiunque lavori nel calcio, dalla Serie A ai Dilettanti, è un promemoria utile: le buone pratiche non si fermano al campo, ma passano dagli spogliatoi e arrivano fino agli uffici della giustizia sportiva.