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L'ex attaccante di Serie A prende e se ne va: «Non mi tiro mai indietro, ma ho una dignità»

Dimissioni a microfoni accesi e il disappunto sul mercato: la società invece dice di aver soddisfatto le richieste del tecnico

PATERNÒ SERIE D - GIUSEPPE MASCARA

PATERNÒ SERIE D - Giuseppe Mascara era tornato ad allenare in Sicilia in ottobre dopo una stagione al Novara tra Primavera e Serie C

La porta della sala stampa si richiude, un attimo di silenzio, poi il fruscio dei registratori. Davanti ai microfoni, Giuseppe Mascara alza lo sguardo e sceglie la via più impopolare e più netta: «Rassegno le dimissioni. Non mi sto tirando indietro, non l’ho mai fatto nella mia carriera, nè da giocatore nè da allenatore. Ma ho una dignità». Fuori, al «Falcone-Borsellino», la Nissa ha appena calato il tris: 0-3. Dentro, il tecnico che da calciatore ha scritto pagine luminose in A e in B, mette in fila parole dal peso specifico enorme: non è una fuga, dice; è una questione di dignità e di promesse non mantenute. È il fotogramma che congela l’ennesimo corto circuito tra dichiarazioni di intenti e operatività nella Serie D, e che racconta il momento più delicato della stagione del Paternò.

LE DIMISSIONI NATE DOPO 90 MINUTI E SETTIMANE DI FRIZIONI
La sequenza è chiara. Il 21 dicembre 2025 il Paternò incassa una sconfitta pesante in casa: 0-3. Segnano nell’ordine Alagna al 7’, Palermo al 41’ e Terranova al 45’, indirizzando la gara già all’intervallo. In serata, Mascara annuncia l’addio. Le sue motivazioni? Rottura con la società sulla gestione della campagna acquisti, «posizione venuta a mancare nelle ultime settimane», e la volontà di dare una scossa all’ambiente. È lo stesso allenatore a sottolineare che non si tratta di «tirarsi indietro» dalle responsabilità. Poche ore dopo, la reazione del club non tarda: una nota evidenzia «sorpresa e amarezza» per le dimissioni rese pubbliche a mezzo stampa prima di essere comunicate internamente, e ribadisce che la società avrebbe «tenuto fede ai contratti» e accontentato diverse richieste del tecnico, arrivando perfino alla rescissione di 7 giocatori. È la fotografia di una frattura ormai conclamata.

IL CONTESTO: NUMERI, RISULTATI E UMORI
La gestione Mascara in rossoblù era iniziata con un pieno di entusiasmo e un debutto vincente: 3-2 all’Athletic Palermo. Poi, però, la traiettoria si è piegata verso il basso: le gare complessive guidate da Mascara sono state 9, con 1 vittoria, 1 pareggio e 7 sconfitte. Numeri che raccontano di un gruppo fragile, in fondo alla classifica del Girone I e costretto a guardarsi alle spalle. Il ko contro la Nissa ha completato il quadro. Al di là dello score, il dato tecnico parla di un primo tempo senza paracadute: tre gol subiti in 45 minuti, difficoltà in tutte le fasi di gioco e inerzia psicologica sfavorevole. L’avversario, per contro, ha confermato il buon momento, restando a ridosso della vetta. Per il Paternò, invece, l’urgenza di un cambio di passo si è tradotta nella decisione più drastica: rinunciare all’allenatore per provare a ricominciare da un nuovo corso.

LA VERSIONE DEL CLUB
Il comunicato della società, diffuso nel dopo-gara, prova a riequilibrare il racconto. Da un lato, ribadisce che gli impegni sarebbero stati rispettati: «tenuta fede ai contratti», soddisfazione delle richieste fatte dal tecnico, rescissione di 7 contratti con relativo saldo delle spettanze. Dall’altro, sottolinea il disappunto per la modalità della comunicazione, arrivata in diretta conferenza stampa. È un passaggio non secondario: in Serie D, dove la sostenibilità economica è fragile, ogni scelta di mercato comporta conseguenze immediate su bilanci e cash-flow. La decisione di rescindere con più elementi, con i relativi costi, non è mai indolore. L’impressione, al netto delle versioni, è che due linee di pensiero abbiano viaggiato su binari paralleli: quella tecnica, costruire un organico più esperto e pronto, e quella economico-organizzativa, frenata da vincoli e priorità divergenti. Quando i binari non s’incrociano, l’allenatore paga per primo.

NON UNA FUGA, IL PROFILO UMANO E PROFESSIONALE
«Non mi sono mai tirato indietro», ha ribadito Mascara. Il curriculum parla di un tecnico che ha fatto gavetta, ha accettato contesti complessi e si è spesso assunto la responsabilità del risultato e della crescita di profili Under. Anche per questo, leggere l’addio come «fuga» appare riduttivo. È semmai una scelta estrema per difendere un principio, la coerenza tra parole e fatti, che in ambienti dilettantistici fa spesso la differenza tra un progetto che regge e uno che si sbriciola al primo scossone. La traiettoria di Giuseppe Mascara da allenatore è quella di un tecnico che ha accettato sfide complesse e cambiate in corsa. A Paternò non ha trovato il contesto per sviluppare in tempi ragionevoli le sue idee. Ma l’uscita di scena, per modi e parole, lascia una traccia: non ha chiamato in causa alibi tecnici, ha rivendicato un principio. Nel calcio, soprattutto lontano dai riflettori, i valori sono una moneta rara.

UNA SCONFITTA CHE VALE NON SOLO 3 PUNTI
Uno 0-3 vale sempre zero punti per chi perde e tre per chi vince. Ma in certi giorni, vale anche di più: diventa un turning point. Per il Paternò, è l’istantanea di una fragilità organizzativa da mettere al centro del tavolo. Per la Nissa, è un mattone in più nella costruzione di una stagione ambiziosa. Per Mascara, è il confine tra ciò che si è disposti a tollerare e ciò che non lo è più. In attesa del nuovo tecnico (che dovrebbe essere Francesco Millesi, altro ex calciatore Professionista ndr), resta la necessità di riempire di contenuti una parola abusata: progetto. A queste latitudini calcistiche non significa book patinati, ma contratti rispettati, ruoli definiti, scelte coerenti e coraggio a basso voltaggio retorico. È il modo migliore per trasformare una crisi in un’occasione di riscatto.

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