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Serie C

Terremoto sotto l'Albero, esonerato l'allenatore reduce dallo Scudetto con l'Inter

Solo 3 vittorie in 19 giornate di campionato e il 2025 chiuso da un rovinoso ko, la società fa la sua scelta

NOVARA SERIE C - ANDREA ZANCHETTA

NOVARA SERIE C - Andrea Zanchetta era alla sua prima esperienza in prima squadra dopo ben 9 anni alla guida delle giovanili dell'Inter

Un lunedì di vigilia con le luminarie accese attorno al «Piola» e il tabellone che, ancora, richiama quel risultato che fa male: 0-3. È il punteggio che ha fatto da spartiacque e che ha preceduto l’annuncio atteso, poi arrivato nel pomeriggio del 23 dicembre: il Novara Football Club ha sollevato dall’incarico Andrea Zanchetta, ringraziandolo per «serietà e professionalità» e augurandogli buona fortuna. Un epilogo che arriva dopo mesi di equilibrio difficile, tante prestazioni a metà e un girone d’andata chiuso con sensazioni di potenziale inespresso. Il direttore sportivo Federico Boveri era stato molto duro nel dopo partita ed ecco a 2 giorni di distanza arrivare dunque l'addio con il tecnico solo nella scorsa stagione scudettato con la Primavera dell'Inter.

IL CONTESTO IMMEDIATO: IL KO DEL «PIOLA» CON L'OSPITALETTO
L’allenatore pagava già un conto salato con la pazienza dell’ambiente. La sconfitta contro il non irresistibile Ospitaletto al Silvio Piola ha rappresentato l’innesco finale in una serata in cui, oltre al risultato, hanno pesato l’approccio e la difficoltà di dare continuità ai momenti positivi dentro la stessa partita, con un secondo tempo davvero pessimo. Lo stesso direttore sportivo, Federico Boveri, nel dopo-gara aveva ammesso la distanza tra il valore della rosa e la classifica, prendendosi la scena in sala stampa «al posto» del mister: parole che, pur senza annunciare nulla, hanno anticipato un confronto interno inevitabile.

DALL'INVESTITURA ESTIVA ALL'ADDIO DI DICEMBRE
Nominato a giugno dopo aver vinto lo Scudetto Primavera con l’Inter, Zanchetta incarnava la scommessa di un Novara intenzionato a costruire identità e a valorizzare i giovani. Il percorso, in avvio, ha però imboccato una strada tortuosa: pochi gol, molti pareggi, rimonte subite, punti dispersi nei finali. Nel corso dell’autunno erano arrivati alcuni segnali di ripresa, ma senza quella accelerata capace di cambiare curva al campionato. L’esonero nel cuore delle festività non è una scelta scenografica: è tempistica. Il club azzurro preferisce intervenire prima del rientro in campo, sfruttando la pausa per riorganizzare guida tecnica e contenuti di gioco. La partita con l’Ospitaletto ha offerto un’immagine troppo distante da ciò che la società pretende per fissare l’asticella del girone di ritorno: recupero di aggressività, più coraggio nelle scelte palla al piede, maggiore continuità dentro i 90 minuti.

IL FATTORE PSICOLOFICO: TRA FIDUCIA PUBBLICA A CREPE
Non sono mancati, in autunno, segnali di sostegno pubblico da parte del club, convinto che la prima vittoria potesse sbloccare il contesto. Lo stesso Zanchetta aveva più volte rivendicato la qualità del lavoro settimanale, ammettendo però la necessità di «fare più cose giuste nei momenti che contano». La spia più evidente non è stata la fase difensiva, a tratti solida, ma quella transizione mentale che separa l’equilibrio dal coraggio: la paura di perdere ha spesso tarpato la spinta a vincere. In uno scenario del genere, un cambio di guida è, prima ancora che tattico, un intervento sull’energia del gruppo.

DATI E FOTOGRAFIA DELLA CLASSIFICA
Al giro di boa, gli azzurri non sono dove il club immaginava in estate. Le 3 vittorie stagionali sono troppo poche a fronte di una lunga sequenza di pareggi, e spiegano il posizionamento nella pancia bassa del girone. Il ko con l’Ospitaletto ha inciso anche sul differenziale reti di casa: una tassa cara, perché lo stadio di riferimento deve tornare ad essere un moltiplicatore. L’obiettivo ridisegnato è duplice: 1) Mettere fieno in cascina nelle prime 4-5 partite del ritorno per sganciarsi con margine dalla zona calda. 2) Semplificare le consegne offensive: aumentare il numero di uomini «dentro» l’area con continuità e alzare la qualità dei primi 30 metri.

UNA SEPARAZIONE CHE OBBLIGA A SCEGLIERE CHI ESSERE
Il cambio in panchina non è, da solo, una soluzione. È un segnale. Dice che il Novara vuole smettere di essere squadra «da pareggio» e tornare a essere squadra «da risultato». Che intende alzare l’asticella di aggressività, coraggio e cinismo. Che vuole riabbracciare i suoi tifosi, trasformando la frustrazione in campo in fame agonistica. Sarà un viaggio breve: i margini d’errore, da adesso, sono sottili. Ma il messaggio è partito. E la strada, finalmente, è tracciata. Per la successione in ballottaggio ci sarebbero nomi come quelli di Marco Zaffaroni e Andrea Dossena, ma la decisione potrebbe anche non essere immediata. 

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