Serie C
24 Dicembre 2025
BENEVENTO SERIE C - Jacopo Manconi, attaccante classe 1994, da anni ormai giocatore che sposta gli equilibri in categoria
Allo scadere di un primo tempo d’andata da mettere in vetrina, lo striscione che srotola la stagione del Benevento dice una cosa semplice e dirompente: il tridente giallorosso è la differenza specifica del Girone C. Ventidue, sì, proprio 22, le reti marchiate dalla catena di destra e di sinistra, con al centro un terminale rimasto fuori dai radar del campo per due mesi. È un paradosso solo apparente: mentre Francesco Salvemini lucida la caviglia e aspetta di tornare, Jacopo Manconi e Davide Lamesta hanno continuato a spingere l’ago del barometro verso l’alto, blindando un’andata che fotografa un Benevento da titolo simbolico e, soprattutto, da credibilità tecnica ritrovata.
UN TRIDENTE E 3 FIRME, IN TOTALE 22 RETI
Partiamo dai fatti. Nel girone d’andata del Girone C il tridente composto da Jacopo Manconi, Francesco Salvemini e Davide Lamesta ha confezionato 22 reti: 8 timbri per Manconi, 8 per Salvemini, 6 per Lamesta. Non sono numeri isolati: sono la colonna vertebrale di un rendimento offensivo che, sul piano strettamente «numerico», non ha eguali tra le prime della classe. Il dato assume un peso specifico ulteriore se sovrapposto all’assenza prolungata del centravanti titolare. Per oltre 60 giorni, dall’ultima decade di ottobre 2025 a fine dicembre 2025, Salvemini è rimasto fermo per un problema alla caviglia, lasciando alla squadra l’onere (e l’onore) di ridistribuire compiti e gol. La fotografia tattica è altrettanto eloquente. Manconi, attaccante «a piede invertito» che ama partire da sinistra, riempie l’area sul lato debole e sa giocare spalle alla porta quando serve, con tempi d’inserimento che ne fanno una seconda punta travestita da esterno. Lamesta, mancino naturale, è la freccia opposta: ricezione orientata, conduzione in diagonale, rifinitura e taglio profondo. In mezzo, l’assenza di Salvemini è stata tamponata con la staffetta dei «vice», da Mignani a Tumminello, senza perdere la vocazione verticale: attacchi rapidi, rotazioni codificate tra le punte. Le reti firmate dal tridente non sono un accumulo casuale: sono l’output coerente di un sistema.
LA FERITA E LA GESTIONE: L'ASSENZA DI SALVEMINI NON HA FRENATO LA CORSA
La cronologia dell’infortunio di Francesco Salvemini aiuta a capire la portata del «vuoto» che il Benevento ha dovuto colmare. Distorsione alla caviglia rimediata a fine ottobre 2025 nella trasferta di Catania, primi esami confortanti, poi la progressione rallentata da fastidi persistenti e, secondo quanto emerso da controlli successivi, da una lesione tendinea che ha allungato i tempi. Tra fine novembre e inizio dicembre, il giocatore ha alternato lavoro personalizzato, brevi rientri col gruppo e nuovi stop (complice anche un episodio influenzale), con il club e lo staff medico prudenti nel non forzare. Risultato: fuori lista per più gare, rientro rinviato e tridente «adattato» con le rotazioni interne. L’assenza di una prima punta di riferimento a tempo pieno non ha sterilizzato l’area: ha semmai moltiplicato i compiti di attacco dello spazio per Manconi e Lamesta, aumentandone volume e responsabilità.
L'ANDATA PREMIA LA «STREGA»
I gol pesano soprattutto quando si sommano ai punti. La chiusura dell’andata ha consegnato al Benevento il titolo di Campione d’inverno a pari merito con il Catania, segnale di una continuità che resiste alle turbolenze extra-campo. Nelle ultime giornate dell’andata, il 4-0 rifilato all’Audace Cerignola e altri successi di spessore hanno certificato, oltre al simbolico titolo, una realtà concreta: il Benevento è dentro tutte le corse che contano. La prospettiva conta: nella Serie C recente, il titolo d’inverno nel Girone C ha spesso anticipato il salto in Serie B. Non è una garanzia, è una probabilità storica. E a Benevento il ricordo di quanto accaduto nella stagione precedente primato all’andata e chiusura al 6° posto, caso rarissimo nella Serie C moderna, funziona da anticorpo psicologico: nessuno, nello spogliatoio, può permettersi di scambiare la fotografia di dicembre con il film di maggio.
IL CAMBIO IN PANCHINA: COSA HA PORTATO FLORO FLORES
C’è un’altra variabile che attraversa l’andata giallorossa: il cambio in panchina. L’11 novembre 2025 il Benevento ha esonerato Gaetano Auteri, affidando la prima squadra ad Antonio Floro Flores, già tecnico della Primavera. Una decisione sorprendente nei tempi, maturata a ridosso di un successo netto a Foggia, ma chiara nella direzione: ricalibrare il percorso puntando su una gestione interna, senza rivoluzioni strutturali nello staff. Floro Flores, in possesso di abilitazione UEFA A, ha portato con sé il proprio vice e ha continuato a lavorare con i preparatori e gli analisti già in organico. Sul campo, si è vista la volontà di mantenere principi e blocchi consolidati, intervenendo più sulle «micro-abitudini» (pressioni di uscita, altezze dei quinti, tempi di rifinitura) che sulla grammatica di base.
LE INCOGNITE DEL RITORNO
Il primo nodo è la gestione dello stato di forma del tridente. Il calendario del ritorno porta con sé una densità di gare che impone rotazioni: qui la presenza di alternative, Tumminello, Mignani e gli Under offensivi, diventa risorsa per Floro Flores. Il secondo nodo è il rientro di Salvemini: tempi e modalità determineranno il dosaggio delle sue responsabilità. Un rientro «a scatti» (spezzoni per poi salire di minutaggio) consentirebbe di non stravolgere gli automatismi maturati in sua assenza e, al contempo, di rialzare la soglia di fisicità dentro l’area. C’è poi la variabile tattica: nella prima porzione della gestione Floro Flores si è intravista la possibilità di alternare il tridente con una variante più «ibrida» (due punte e un trequartista di raccordo a partire dalle caratteristiche di alcuni centrocampisti). Non è una rivoluzione, è una soluzione di situazioni, utile quando gli avversari negano la profondità e chiudono l’ampiezza, costringendo a rifinire nella zona di rifinitura centrale. Il margine c’è, la storia recente dice che dicembre è solo un checkpoint. Ma arrivarci con un tridente da 22 reti, e con il capitano d’assalto al centro, Salvemini, pronto a scendere di nuovo dalla passerella dell’infermeria verso il prato, non è un dettaglio: è un posizionamento. Adesso comincia il pezzo più duro: confermarsi.