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Serie C

Fa 22 punti in 12 partite, poi rallenta con 5 nelle successive 7: l'Inter dei giovani è comunque da applausi

Una squadra che mescola talento e mestiere e un’idea chiara, i nerazzurri hanno imboccato la strada giusta e il traguardo playoff non è un optional

INTER SERIE C - LUKA TOPALOVIC

INTER SERIE C - Luka Topalovic, centrocampista classe 2006, autore di 4 reti in campionato e 3° miglior marcatore della squadra dopo La Gumina e Spinaccè

La scena è questa: domenica d’inverno, U-Power Stadium, aria frizzante e riflettori accesi. In campo, una squadra che «non dovrebbe» comportarsi da matricola. Ai minuti di recupero, dopo una gara spigolosa, l’Inter Under 23 prova ancora a sfondare: ripartenze codificate, catene esterne oliate, leadership dei «grandi» a fare da scudo ai più giovani. Al giro di boa del campionato, i numeri raccontano una verità semplice: l’esordio dei nerazzurri in Serie C è stato solido, consapevole, competitivo. Con 27 punti raccolti nelle prime 19 gare, i ragazzi di Stefano Vecchi sono quinti, a braccetto con Alcione Milano e Trento. Davanti c’è chi corre, ma l’Inter Under 23 tiene il passo con maturità sorprendente per una «seconda squadra» al primo anno. È la fotografia di un progetto studiato prima sulla carta, poi sul campo.

UN ESORDIO CHE PESA: I NUMERI AL GIRO DI BOA
1) 27 punti in 19 partite: media da squadra stabilmente in zona playoff. I nerazzurri hanno chiuso l’andata al 5° posto, in linea con le ambizioni. 2) Un dato strutturale interessante emerso nelle prime 12 giornate: la squadra ha saputo raccogliere molto in trasferta rispetto al bottino in casa, segno di un’identità già «adulta» anche lontano da Monza. Nelle rilevazioni parziali di inizio dicembre, l’Inter Under 23 era a 26 punti con una quota rilevante conquistata fuori casa. È un indizio tattico: baricentro elastico, compattezza e capacità di soffrire. 3) Chiusura d’anno amara ma istruttiva: lo 0-0 lungo trasformato nel 2-0 subito in pieno recupero a Brescia (19ª) fotografa la durezza della categoria e l’importanza dei dettagli. Le scosse di fine gara, in C, pesano come macigni. Non stupiscono dunque i 22 punti ottenuti nelle prime 12 gare e i soli 5 nelle ultime 7.

IL CONTESTO CHE NON TI ASPETTI: IMPARARE DAGLI ERRORI ALTRUI
Il club ha scelto la via della prudenza strategica. Prima di accendere i motori del progetto Under 23, l’Inter ha osservato da vicino l’esperienza dei «vicini di casa». I rossoneri del Milan Futuro, al debutto nella stagione 2024-2025, hanno pagato dazio alla categoria scivolando in Serie D dopo i playout persi con la SPAL: una caduta storica che ha acceso più di un campanello d’allarme a Milano. La lezione? Servono struttura, gerarchie tecniche chiare, una spina dorsale esperta e una programmazione step-by-step. L’Inter Under 23 sembra averla assorbita in pieno. Non a caso, la società ha pianificato l’ingresso con un percorso federale e organizzativo senza sbavature, scegliendo con cura staff, stadio e profilo della rosa. La «due diligence» è partita mesi prima, dentro un quadro normativo che dal 2025 ha precisato costi e priorità d’accesso al campionato: contributo economico straordinario alla Lega Pro e graduatorie fondate su parametri misurabili (nazionali giovanili convocate, classifica, pubblico). È un ecosistema che premia i club strutturati: l’Inter si è mossa per esserlo.

LA MANO DELL'ALLENATORE: VECCHI E L'INTER UNDER 23 «SENIOR FRIENDLY»
L’identità è figlia dell’allenatore. Stefano Vecchi è un tecnico che conosce la Serie C e l’universo nerazzurro: si muove con naturalezza tra formazione e risultato, tra crescita dei giovani e gestione dei momenti. La sua è una U23 dichiaratamente «mista»: giovani di prospettiva con dentro un’ossatura di over veri, funzionali alla categoria. La lista è eloquente: Melgrati tra i pali, Prestia leader dietro, Fiordilino in mezzo, La Gumina riferimento offensivo. Una scelta controcorrente rispetto a chi ha immaginato la Under 23 come laboratorio esclusivo: qui il laboratorio è integrato nella competizione. E i giovani? Ci sono, eccome: Topalovic, Cocchi, Kamaté, Spinaccè, e il «clutch player» Zuberek. La miscela ha fatto subito scintille. Sul piano dello staff, la società ha dato continuità e profondità con un gruppo tecnico completo e specializzato attorno a Vecchi: vice, preparatori, match analyst. È lo standard delle seconde squadre europee: processi chiari, ruoli definiti, feedback continui dalla prima squadra.

LE PARTITE CHE HANNO INSEGNATO CHI È L'INTER UNDER 23
1) Il debutto ufficiale è già un manifesto: vittoria in Coppa Italia di Serie C a Lumezzane, rimonta e maturità da squadra senior. Una prima volta che ha dato fiducia e autostima. 2) In campionato, la sfida con l’Ospitaletto all’U-Power Stadium finisce 2-2 grazie al guizzo di Zuberek al 96’: la capacità di restare dentro la partita fino all’ultimo è una risorsa che in C sposta equilibri. 3) Nella stessa Coppa, il pass per gli ottavi arriva all’ultimo respiro a Ospitaletto (1-2): reti di David e Alexiou. È il filo rosso di una squadra che non molla mai. 4) L’eliminazione agli ottavi contro il Renate (3-2 a Monza) è lo scotto di una competizione tradizionalmente «pazza» in C: serate che girano su episodi e fanno crescere più di tanti allenamenti. 5) La chiusura del girone d’andata con lo stop nel finale a Brescia è il promemoria definitivo: ogni pallone «sporco» pesa come un punto in classifica.

CONCLUSIONE: NON È UN SOGNO, MA UNA TABELLA DI MARCIA
Alla pausa invernale, l’Inter Under 23 ha già chiarito una cosa: non è qui per partecipare. Il primo semestre in Serie C ha restituito una squadra con un’identità riconoscibile, una gestione matura dei momenti e una rosa che integra esperienza e prospettiva. I 27 punti al giro di boa non sono il tetto, ma il pavimento su cui camminare con più decisione. In questo quadro, parlare di playoff non è un azzardo retorico: è una conseguenza logica. Non centrarli, viste le premesse tecniche, organizzative e i segnali del campo, per la squadra di Stefano Vecchi sarebbe davvero, sportivamente, un delitto.

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