Lutto
28 Dicembre 2025
Claudio Cianchetti, classe 1954, iniziò in Serie B con la Reggiana e fu poi protagonista con il Trento segnando 14 gol in due campionati tra Serie C2 e Serie C1
All’ingresso del «Terracielo» di Vignola, nel pomeriggio di una domenica di fine dicembre, il vento sposta piano i santini mentre una fila silenziosa attende di salutare per l’ultima volta Claudio Cianchetti. Domani, 29 dicembre 2025, la comunità si ritroverà alla parrocchiale dei Santi Angeli Custodi di Formica di Savignano sul Panaro, «casa» d’adozione del terzino col vizio del gol. È un addio che sa di pallone di cuoio, fasce calpestate e cross a rimorchio: un calcio fatto di trasferte provinciali, spogliatoi stretti e domeniche che, ogni tanto, diventavano leggenda. Cianchetti se n’è andato a 71 anni: nato a Monte San Giovanni Campano, frusinate d’origine ma emiliano d’adozione, nel suo percorso, il filo verde-nero del Sassuolo, il biancorosso del Carpi e il gialloblù del Trento tracciano una parabola mai banale. A ricordarlo per primi, in queste ore, sono i club e le città in cui ha messo radici e lasciato gol.
IL RAGAZZO DELLA FASCIA SINISTRA
Di classe 1954, cresciuto calcisticamente nella Reggiana, con cui tocca anche la Serie B, Claudio Cianchetti è di quel gruppo di terzini «fluidificanti» emersi tra anni ’70 e ’80: corsa lunga, piede educato, tempi di inserimento da mezz’ala aggiunta. Il prototipo di giocatore che ha trovato la sua massima espressione in Serie A in Aldo Maldera. Prima di imporsi nelle piazze che lo avrebbero adottato, passa per Pisa, Ravenna e Olbia, poi la chiamata del Carpi nel 1977: c’è Giancarlo Ansaloni in panchina, un allenatore dalle idee moderne e dall’occhio lungo per chi sa attaccare gli spazi.
CARPI 1977-1978: UNA SERIE D VINTA CORRENDO ALTO SULLA CORSIA
Quella biancorossa è una squadra che gioca «in avanti». Il Carpi di Ansaloni vince la Serie D 1977-78 e conquista la promozione nella nuova Serie C2 vincendo il Girone D con 45 punti alla pari con la Vis Pesaro. In quel gruppo, accanto ai vari Magnani, Grazioli, Jaconi, Gibertini, Canovi, Benetti e Falcetta, c’è un terzino sinistro utilizzato «alto», spesso oltre la linea della palla: Cianchetti. Il dato che sorprende ancora oggi è secco: fu il capocannoniere di quella squadra con 8 reti. Per un difensore, un bottino che racconta meglio di mille aggettivi il suo modo di interpretare il ruolo. Il Carpi dell’epoca giocava un calcio di occupazione degli spazi e intensità, marchio di Ansaloni: una proposta rara nelle serie minori di allora, capace di valorizzare chi, come Cianchetti, aveva l’istinto dell’inserimento. Nel palmarès dell’allenatore modenese, la vittoria in D 1977-78 coi biancorossi è tappa ben scolpita.
TRENT0 1979-1981: LO SPAREGGIO DI VERONA E IL DIFENSORE GOLEADOR
Dopo la parentesi alla Carrarese, tra 1979 e 1981 Cianchetti indossa il gialloblù del Trento e firma un biennio di altissimo rendimento: oltre 60 presenze e 14 reti, numeri da attaccante aggiunto, che ne fissano il profilo di «terzino-goleador». Il momento-simbolo resta lo spareggio del 13 giugno 1980, a Verona, contro il Padova: il Trento sale in Serie C1 ai rigori dopo il 2-2 nei 90’ e nei supplementari. Quel giorno entra nella memoria collettiva del calcio trentino; oggi, il club e la città ricordano il classe 1954 anche per quella pagina. La memoria ufficiale del Trento lo saluta con toni affettuosi, ricordando il suo contributo e quelle 14 reti che, per un difensore, restano eccezionali; anche la stampa locale ribadisce il suo ruolo di protagonista «silenzioso» di un’ascesa costruita con coraggio.
TERAMO E IL RESTO DEL VIAGGIO, STRADE DI PROVINCIA
Nel 1981-82 passa al Teramo. Lì vive una stagione complicata, con 9 presenze complessive e poco spazio, ma lascia comunque tracce del suo profilo tecnico: mancino offensivo, generoso, capace di ribaltare l’azione con una falcata. È il classico professionista «di categoria» che sa interpretare più ruoli sulla corsia. La sua carriera attraversa poi realtà come Fano, Torconca, Cattolica, Salernitana e, infine, di nuovo l’Emilia, nel Sassuolo, dove chiude il cerchio. L’ultimo tratto della sua parabola è neroverde. Nel 1984-85 il Sassuolo, reduce dalla prima, storica promozione in C2 dell’anno precedente, mette insieme un torneo di crescita e chiude al 6° posto nel girone C sotto Aurelio Dotti. In attacco brilla Piero Maini con 11 gol, ma in quella squadra «operaia» la cifra del lavoro sulle corsie resta decisiva: un contesto perfetto per uno come Cianchetti, che la fascia l’ha sempre interpretata in verticale. Oggi il club, che negli anni ha costruito una storia di scalata fino alla Serie A, ricorda quegli albori come la base identitaria del progetto.
VIGNOLA, FORMICA E UN COMMERCIANTE CON LA PASSIONE PER IL CAMPO
Il calcio, però, non è mai vissuto in astratto. A Vignola e a Formica di Savignano sul Panaro Claudio Cianchetti aveva trovato da tempo la sua dimensione: qui aveva avviato un’attività commerciale, qui lo chiamavano con il soprannome affettuoso, «Cianco». È la gente del posto, ex compagni, amici, clienti, a raccontare meglio il suo tratto umano: riservato, diretto, generoso. Il ricordo che arriva dalle cronache locali e dal mondo carpigiano conferma: era «un pezzo importante della storia del Carpi», un terzino che con le sue «scorribande» aveva dato identità a una squadra e a un’idea di gioco.
IL PROFILO TECNICO: COSA VEDEVA CIANCHETTI PRIMA DEGLI ALTRI
Nel calcio di provincia degli anni ’70-’80, spesso spigoloso e verticale, i difensori di fascia «pensanti» erano mosche bianche. Cianchetti aveva tre tratti distintivi: 1) Timing dell’inserimento: arrivava negli spazi «liberati» dall’esterno o dalla punta, trovando la palla dietro la linea dei centrocampisti. 2) Sinistro pulito: cross tesi sul secondo palo e, quando serviva, tiro sul primo con rincorsa breve. 3) Lettura delle transizioni: recupero immediato della posizione senza farsi attrarre dalla palla, qualità che gli ha consentito di reggere i duelli anche contro esterni puri. La sua produzione realizzativa, 8 reti a Carpi in una stagione, 14 a Trento in due, non è un’anomalia casuale, ma il risultato di un’interpretazione proattiva del ruolo, favorita da allenatori che ne valorizzavano la spinta. Ansaloni, in particolare, è ricordato come un tecnico pragmatico e zonista ante litteram, capace di coniugare ordine e libertà di corsa per i laterali.
OLTRE I NUMERI, IL RICORDO DI OGGI
In un calcio che cambia in fretta, Cianchetti rappresenta un ponte tra l’artigianalità del gioco di provincia e la modernità dei ruoli. Terzini con licenza d’attacco oggi sono la norma; negli anni ’70 erano intuizioni. Ecco perché la sua storia è utile: racconta come, anche lontano dai riflettori della massima serie, nascano idee e modelli destinati a durare. Racconta pure la centralità dei territori: Carpi, Trento, Sassuolo, Vignola e le loro comunità sportive costruiscono identità attraverso uomini come lui, che hanno saputo unire pragmatismo e coraggio. Le città che lo hanno adottato lo salutano così: come un terzino che ha insegnato a pensare l’area di rigore non come un «divieto d’accesso», ma come un traguardo da raggiungere.