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Serie A

A 17 anni il nipote d'arte è pronto a sbarcare in un club di Serie A, è un colpo che emoziona già

Un salto misurato, non un balzo nel buio: l'attaccante ha imparato presto a farsi spazio tra i grandi nei Dilettanti

AFRAGOLESE SERIE D - RAFFAELE PANARIELLO

AFRAGOLESE SERIE D - Raffaele Panariello, attaccante classe 2008, è già andato a segno in prima squadra meritandosi le attenzioni del Sassuolo

Allo «Stadio Moccia» di Afragola, in un pomeriggio d’autunno, un ragazzo di 17 anni spalle larghe, sguardo dritto e passo da centravanti vero anticipa il centrale e appoggia in rete. Il tabellone marca un’altra volta il suo nome. Lo stadio mormora, gli addetti ai lavori prendono appunti, i telefoni degli scout vibrano. Quel ragazzo è Raffaele Panariello: ha segnato più volte in Serie D con l’Afragolese, ma nella testa porta già l’ordine di idee che serve per restarci a lungo. È da queste immagini, e non da un cognome famoso che non porta, che bisogna partire per capire perché il Sassuolo ha deciso di assicurarselo per il proprio progetto tecnico. La chiusura formale è attesa con la ripresa delle attività di mercato di inizio anno.

CHI È RAFFAELE PANARIELLO, IDENTIKIT E PERCORSO
Nato a Castellammare di Stabia il 3 ottobre 2008, Panariello è una punta centrale moderna: struttura fisica, corsa lunga, capacità di attaccare la profondità senza perdere lucidità in area, buon piede sul primo controllo. È cresciuto tra le scuole calcio del territorio e ha compiuto tappe formative significative passando da realtà professionali di primo livello. Il suo percorso comprende esperienze giovanili in club come Benevento, Lazio, Catanzaro e Sorrento, prima dell’approdo all’Afragolese nell’estate 2025. Arrivato in Serie D senza patenti preventive, ha impattato subito: nella prima metà di stagione ha messo insieme almeno 10 presenze e 3 gol, segnando in partite pesanti e lasciando la sensazione, rara alla sua età, di saper reggere contrasti, ritmi e letture di un torneo ricco di trappole tattiche come il Girone H. In un derby di fine ottobre, ad esempio, l’Afragolese ha travolto l’Acerrana per 0-4: Panariello ha firmato una doppietta nella ripresa, confermando una cifra realizzativa che non vive solo di istinto ma anche di scelte nei tempi giusti dentro l’area. Sono segnali tecnici precisi, ben più solidi del semplice entusiasmo da copertina.

IL COGNOME CHE NON C'È, IL LEGAME CHE C'È
È impossibile ignorare un dato mediatico: Raffaele Panariello è nipote di Ciro Immobile. Il legame di parentela, spesso evocato con fretta, accende i riflettori, ma il primo a relativizzarlo è il campo. Il ragazzo ha sempre mostrato modi misurati, riconoscendo allo zio il ruolo di riferimento e di consigliere, ma ricordando che le partite non concedono sconti ai parenti. Il focus resta su allenamenti, miglioramenti e letture dentro i 90 minuti. Qui è utile tenere insieme due verità: da un lato il legame con uno dei migliori numeri 9 italiani dell’ultimo decennio resta un patrimonio di consigli, cultura del lavoro e cura dei dettagli; dall’altro la carriera di Panariello si gioca, giustamente, sui meriti di ciò che fa tra domenica e domenica. E nella Serie D, girone tosto come l’H (con piazze del calibro di Barletta, Paganese, Fidelis Andria, Nardò), il contesto competitivo vale già una prima laurea in resilienza.

IL SASSUOLO, UNA SCELTA COERENTE
Il Sassuolo non è nuovo a operazioni «mirate» sui giovani che hanno già assaggiato il calcio dei grandi. La società emiliana ha trasformato il proprio settore giovanile in una piattaforma di crescita stabile, sostenuta da investimenti in infrastrutture, metodo e figure-chiave. Non è un caso se il progetto neroverde, nel tempo, ha raccolto riconoscimenti istituzionali e di categoria per il lavoro svolto, a cominciare dal premio Mino Favini e dal riconoscimento al Gran Galà del Calcio al dirigente che ha guidato lo sviluppo del vivaio nella decade passata, Francesco Palmieri. Negli ultimi anni la filosofia neroverde, ribadita nei panel della Lega Serie A dedicati alle giovanili, ha insistito su tre parole: continuità, programmazione, territorio. Non slogan, ma architravi: il club seleziona profili funzionali, li inserisce in staff che curano tanto la parte tecnica quanto quella umana e temperano l’ansia da risultato con il ritmo giusto di «salti» interni tra Under 17, Under 18, Primavera e, quando merita, primi assaggi di prima squadra. È la cornice ideale per un 2008 che ha già conosciuto il contatto con il calcio dei grandi.

TEMPI, CONTESTO E CONCORRENZA
Le cronache degli ultimi giorni parlano di un’operazione impostata e «chiusa» nei fatti, con Sassuolo che si è mosso con decisione nelle settimane precedenti al mercato invernale, scavalcando una concorrenza reale di club attenti alla filiera dei giovani: in particolare Bologna, ma anche Palermo, Cesena e Spezia vengono indicati tra i sodalizi che hanno seguito il ragazzo. La firma, secondo le classiche voci di radiomercato del periodo, è attesa per i primi giorni utili di gennaio. Nel frattempo, a Reggio Emilia, il club continua a pianificare collocazione e percorso graduale nel vivaio. In questo quadro, la chiave sarà l’incastro con le categorie Under 18 e Primavera, tradizionale ponte verso il professionismo dentro la casa neroverde. Uno dei punti di forza del Sassuolo è proprio la capacità di evitare «overbooking» in ruoli chiave, garantendo minuti, contesti competitivi equilibrati e un percorso chiaro: prima competere, poi confermarsi, infine, se i semafori diventano verdi, alzare l’asticella. È l’unico modo per evitare che un talento precoce si bruci sulle aspettative.

IL TIPO DI ATTACCANTE: PREGI E LIMITI
Al netto delle qualità già mostrate, il margine di miglioramento è ampio e definito. C’è da affinare: 1) la sensibilità sulla palla addosso, soprattutto quando lo scarico corto richiede «tocchi uno-due» contro difese compatte; 2) la scelta di quando venire incontro e quando, invece, «stirare» la linea per allungare gli avversari; 3) la gestione dei movimenti senza palla sulle seconde palle e la fame sul «tap-in» sul palo lontano. Sono aspetti che un ambiente come il Mapei Football Center ha dimostrato di saper coltivare, incrociando lavoro analitico, video e verifica immediata in campo. La storia recente del vivaio neroverde, con prodotti valorizzati fino al Professionismo e premi al lavoro dirigenziale, dice che qui si fanno crescere calciatori prima ancora che «promesse». Il contesto di partenza è un’Afragolese che gli ha dato minuti, fiducia e responsabilità. Tutto il resto, la parentela eccellente, le attenzioni incrociate, gli inevitabili paragoni, appartiene al rumore di fondo.

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